Interactive

Brand e Influencer Marketing: un comparto in crescita sia negli investimenti sia nel numero delle attività realizzate, ancora limitato dal dominio di Instagram. Il Report annuale di ONIM

Matteo POgliani, founder dell'ONIM

Il 53% delle imprese aumenterà il budget attualmente dedicato all’influencer marketing: un dato che emerge dal Report dedicato a ‘Brand e Infuencer Marketing‘, realizzato dall’Osservatorio Nazionali sull’Influencer Marketing (Onim) presentato all’inizio di questa settimana da Matteo Pogliani, Founder dell’Osservatorio stesso.

E un dato che, insieme alla condivisa necessità di un team dedicato, sottolinea la crescita di un comparto che si misura nel passaggio delle aziende che hanno realizzato più di 10 progetti di IM nell’anno dal 14% dell’anno scorso al 37,3% di quest’anno: un balzo in avanti realmente consistente, un’evidenza concreta del cambiamento in atto.

Un’altra evoluzione riguarda invece un possibile misunderstandig tra gli investitori, poiché subito dopo l’awareness, tra gli obiettivi delle attività di IM primeggiano la performace e la conversion, con particolare evidenza nel comparto eCommerce, e questo fatto rischia di invalidare alcuni aspetti centrali dell’IM, che sostanzialmente è cosa diversa – e dovrebbe rimanere tale – dal performance marketing.

Questo fatto, insieme con la difficoltà di selezione degli influencer adatti (macro o micro influencer come prima scelta) e gli investimenti richiesti per produrre contenuti adatti a YouTube, rappresentano i principali fattori di criticità all’ulteriore sviluppo del comparto.

Interessante, ma tuttora limitata, la presenze dei creator su TikTok, con Instagram che rimane largamente al primo posto tra le preferenze sia degli investitori sia degli influencer stessi, che da parte loro preferiscono in misura prioritaria gli aspetti economici – la remunerazione – al momento di scegliere con quale brand collaborare, per più del 90%, benché si noti un crescente attenzione alla qualità del progetto a cui collaborare, rilevante per quasi il 64% degli intervistati: dopotutto la loro ‘efficacia’ come influencer è sostanzialmente basata sulla loro reputation, elemento impalpabile che sempre più spesso viene di conseguenza ‘protetto’ dagli effetti negativi di branded project che non raggiungono un livello accettabile.

Chi fosse interessato all’intera presentazione, trova il relativo video a questo link.