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Apple Vision Pro rivede al rialzo le stime di vendita: 600mila quest’anno e oltre 12 milioni tra cinque. Ma il prezzo molto elevato farà sì che all’inizio verrà acquistato da professionisti e imprese, in attesa che diventi davvero il ‘futuro dell’informatica e dell’intrattenimento’

Vision Pro
di Massimo Bolchi

Apple ha presentato da meno di un mese l’attesissimo Apple Vision Pro, la prima incursione del gigante tecnologico nel campo dello ‘spatial computing’ (evidentemente la più comune dizione di Augmented Reality non era sufficiente per gli ingegneri – o i commerciali – delle Mela) e della realtà virtuale. Secondo le prime proiezioni, Apple venderà da 350.000 e 600.000 pezzi solo nel primo anno, una cifra significativa per una categoria di prodotti tutto sommato ancora nuova. Nelle prevendite che hanno preceduto la presentazione definitiva, e nei primi dieci giorni dal lancio commerciale, Apple avrebbe venduto 200.000 unità dei Vision Pro, e questa ha fatto sì che alcuni analisti abbiano corretto al rialzo le loro stime relative alle vendite nel corso di quest’anno.

Con i suoi 3.500 dollari per il modello più economico, Vision Pro è di gran lunga il visore AR/VR più costoso sul mercato. Il suo rivale più prossimo è Quest Pro, il modello top di gamma di Meta, che costa circa 1.000 dollari. Secondo la società di ricerca IDC, Meta è oggi il leader del mercato delle cuffie AR/VR con una quota del 55,2% e la sua linea di headset AR/VR Quest parte da un prezzo di 250 dollari nelle versioni più basiche. Il prezzo elevato di Vision Pro ha indotto diversi esperti del settore a chiedersi se ci saranno molte persone che le acquisteranno: il Vision Pro da 256 GB costa 3.500 dollari, ma quello da 512 GB costa 3.700 dollari e la versione da 1 TB 3.900 dollari. Gli analisti prevedono però che le vendite aumenteranno del 321% nel secondo anno, raggiungendo circa 1,5 milioni di headset. Entro il quinto anno successivo al lancio, le proiezioni stimano che Apple spedirà ben 12,6 milioni di visori Vision Pro, con una crescita del 3.504% rispetto al 2024.

Queste proiezioni di vendita disegnano un Vision Pro che supererà in modo significativo i concorrenti Meta e Sony nel settore della realtà virtuale. Nei primi cinque anni dal lancio, infatti, le cuffie Oculus Quest 2 di Meta hanno venduto 10,4 milioni di unità a livello globale, mentre il modello PlayStation VR di Sony ha venduto solo 6,6 milioni di cuffie nello stesso periodo.

Secondo IDC l’elevato prezzo del Vision Pro probabilmente relegherà il dispositivo alle aziende, mentre il Quest 3, più accessibile, sta crescendo nel mercato consumer, determinando a riduzione della produzione di cuffie più vecchie e più economiche ma dalle minori prestazioni.. E in effetti, rispetto ai fine settimana di lancio dei nuovi modelli di iPhone, che di solito vanno subito esauriti, i tempi di spedizione dei Vision Pro prenotati sono rimasti stabili tra le cinque e le sette settimane, invece di continuare ad allungarsi.

L’uso diffuso della VR/AR sul posto di lavoro è ancora lontano nel tempo, ma l’ingresso di Apple, con il suo nutrito esercito di sviluppatori e l’immensa platea di techtusiast su cui può contare, potrebbe contribuire a lanciare la domanda di ‘spatial computing’: generando un onda che solleva tutte le barche, come abbiamo già visto accadere in passato, rendendo queste tecnologie futuristiche molto più accessibili agli utenti comuni.

Ma al di là delle applicazioni – che hanno già superato le 1.000 app dedicate – e dei suoi utilizzi, professionali o consumer, il Vision Pro è il primo primo visore con tecnologie di realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) realizzato dall’azienda di Cupertino, cosa che lo allontana dagli headset concorrenti, che sono strumenti adatti solo alla VR. Quello di Apple infatti utilizza la tecnologia di LiDAR Scanner e di True Depth camera per mappare l’ambiente attorno all’utente cui vengono mostrati, nel campo visivo, i contenuti digitali come se fossero posizionati nello spazio circostante.

E questo fa pensare agli sfortunati Google Glass, che vivevano un situazione opposta: consentivano di essere immersi nella realtà, mentre un mini proiettore presentava all’utente i contenuti virtuali. I Google Glass furono lanciati ben dieci anni fa, e affondati dalle preoccupazioni per la privacy e dall’ancora non fluidità nell’uso: l’anno scorso ne venne sospesa la produzione ‘in attesa di una nuova versione’ che non ha mai visto la luce. Erano molto in anticipo sui tempi e sulla potenzialità della tecnologia, cosa che non si può certo dire dei Vision Pro. Anche se il WP li ha definiti il ‘miglior televisore ad alta definizione che si possa immaginare’ e un ‘computer imperfetto da 3.500 dollari da indossare sul viso’.

Ancora imperfetto, verrebbe da dire, in attesa che diventi davvero il ‘futuro dell’informatica e dell’intrattenimento’.