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AI Forum, le frontiere dell’Artificial Intelligence sotto la lente. Brando Benifei: “L’AI richiede un cambio di paradigma culturale che deve essere metabolizzato da tutti”

AI Forum 2024
di Massimo Bolchi

Entro il 2025 gli investimenti in Intelligenza Artificiale arriveranno a un valore stimato di circa 200 miliardi di dollari, con un impatto sul PIL anche maggiore rispetto a quello che hanno avuto le innovazioni nel campo dell’elettricità e dei computer, secondo Goldman Sachs Economics Research. La spesa in Intelligenza Artificiale dovrebbe aumentare a livello delle principali industrie nazionali del 20%, con un tasso di crescita medio annuo del +26%, che porterà gli Stati Uniti a rappresentare il 50% di tutti gli investimenti in AI nel mondo.

“Sia all’interno della business community che nel più ampio contesto sociale l’Intelligenza Artificiale generativa sta diventando un punto di non ritorno con il quale tutti siamo chiamati a confrontarci”, ha esordito Gianluigi Greco, Presidente di AIxIA, all’evento AI Forum, organizzato insieme a TIG – The Innovation Group. “Se la prima generazione di tale tecnologia si è concentrata su capacità ben definite, come la scrittura di testi o la creazione di immagini, a breve e medio termine assisteremo all’avvento di sistemi di Intelligenza Artificiale generativa multimodali, caratterizzati dalla capacità di integrare diversi tipi di linguaggio, come testo, immagini e audio”.

Si è molto discusso di laureati STEM e della prevedibile carenza, non condivisa da tutti comunque per la probabile influenza della stessa AI in ambito coding. A questo livello comunque vale la pena di segnalare un episodio aneddotico che è avvenuto proprio al Forum: per una volta – la prima per chi scrive – ai bagni maschili c’era una fila di utenti che aspettavano il proprio turno, mentre in quelli femminili vi era quasi il deserto. Un aspetto significativo della differenza dei generi: poi magari non è detto che per far funzionare l’AI serviranno più laureati STEM, tanto che secondo alcune analisi previsionali sono destinati passare del primo posto tra i profili più ricercati al ventesimo.

“Crediamo che il tema dell’Intelligenza Artificiale debba essere affrontato superando i tradizionali steccati professionali e settoriali”, ha aggiunto Greco, “perché si colloca come occasione per stabilire ponti tra soggetti e istituzioni che finora hanno perseguito i propri obiettivi senza imbastire forme di dialogo ad ampio respiro”.

“A differenza delle altre tecnologie Web 3.0, la GenAI è caratterizzata sia da una rapida adozione che da una maggiore diffusione”, ha sottolineato Pietro Cerretani, CEO di TIG Events. “Le aziende dicono di utilizzare l’Intelligenza Artificiale Generativa principalmente per gestire il servizio clienti (56%). Questi dati mettono in evidenza che il tema dell’AI non può non essere al centro di ogni approccio sistematico alle diverse aree di business. La collaborazione tra AI Forum e TIG va in questa direzione e intende operare per colmare il gap ancora rilevabile nel nostro Paese tra conoscenza e propensione all’utilizzo delle nuove tecnologie”.

Il dibattito suul’AI strutturalmente varca i confini nazionali per abbracciare istanze etico-sociali condivise su scala europea e globale. Lo scorso 13 marzo, a livello UE, è stato ad esempio approvato l’AI Act, per assicurare che i sistemi AI utilizzati all’interno dell’Unione Europea siano completamente in linea con i diritti e i valori dell’UE.

Sull’argomento è stato utile l’intervento di Brando Benifei, co-Relatore del Regolamento sull’Intelligenza Artificiale al Parlamento Europeo, che ha ribadito la soddisfazione del Parlamento Europeo e sua personale per l’accelerazione del business grazie all’incremento di competitività permesso all’adozione dell’AI e dell’AI Generativa.

“Hanno detto che tempi di implementazione della legge sono incompatibili con la velocità dell’AI”, ha evidenziato, “ma innanzitutto non va dimenticato che le proibizioni entreranno in vigore tra sei mesi, e poi che l’AI richiede un cambio di paradigma culturale che deve essere metabolizzato da tutti”.

“L’imperativo non è fermare”, ha però ribattuto Jacopo Perfetti, docente alla SDA Bocconi, “ma ‘formare’. L’uso dell’AI sta già diventando una commodity e in futuro le delegheremo (o si approprierà di) una proporzione sempre maggiore di attività: questo tempo risparmiato rappresenta un’opportunità irripetibile per acculturarsi, non per acquisire una tecnicalità verticale destinata a rivelarsi a breve obsoleta, ma per espandere orizzontalmente la propria preparazione. Perché se tutti useranno l’AI, la vera differenza sarà nelle domande da porre”.