di Monica Gianotti
È stato il Presidente di Netcomm Roberto Liscia a dare il via alla plenaria di apertura di Netcomm Forum, quest’anno intitolato ‘The Intelligence Commerce: Composable & Fluid, la continua ri-configurazione del Retail e delle filiere. Retail: dai Metaversi allo Space Commerce’.
“Questa è la diciannovesima edizione del forum e in 18 anni ogni volta è cambiato qualcosa”, ha sottolineato il Presidente. “Ma credo che questo sia un anno di discontinuità: il tema dell’adattamento al nuovo contesto da parte delle imprese è diventato il paradigma di fondo”. Un adattamento che sicuramente non può prescindere dalle tecnologie, l’Intelligenza Artificiale su tutte, vista come una variabile fondamentale di cui tenere conto nella definizione delle prossime strategie di business.
In questo contesto Roberto Liscia ha sottolineato l’importanza di analizzare le principali variabili in gioco: “la geopolitica, che condiziona non solo i mercati di sbocco ma anche quelli di approvigionamento; le nuove normative che stanno rivoluzionando il mercato; l’accelerazione tecnologica, che cerca di dare risposte veloci ed efficienti ai cambiamenti di un consumatore sempre più ‘mobile’; la sostenibilità ambientale che sempre di più deve essere in equilibrio con quella economica e dove l’etica giocherà un ruolo sempre più importante nell’avere un rapporto più costruttivo e di lunga durata con i consumatori; i nuovi strumenti di pagamento, che possiamo definire una vera rivoluzione ‘beyond transaction’ e che stanno diventando un punto fondamentale per arricchire di dati, servizi e relazioni il momento dell’acquisto. E poi c’è il ruolo dell’Italia che sta cercando un nuovo posizionamento competitivo. Se pensiamo che tra le prime 6 società quotate del mercato eCommerce non ce n’è nemmeno una europea, con i big player come Temu e Wallmart che stanno crescendo a velocità vertiginose, comprendiamo come il tema su cui riflettere è proprio il rapporto politico e commerciale tra i geoblocchi continentali”.
In riferimento all’Italia Roberto Liscia ha poi annunciato una nuova ricerca realizzata in collaborazione con Cribis con lo scopo di ‘fotografare’ il numero delle aziende che hanno attivato un proprio sito eCommerce. Quello che emerge è che sono 88mila le aziende che vendono online in Italia.
“Ma ciò che è davvero sorprendente” – ha sottolineato Liscia – è che di queste 88mila aziende il 96,5 per cento ha uno ‘score di innovazione’ – rappresentato da: crescita della produttività, innovazione del sito, brevetti innovativi, management orientato alla ricerca e sviluppo, internazionalizzazione del business – alto / medio alto. Mentre del milione di imprese che non hanno eCommerce – prese in considerazione dalla ricerca – lo score di innovazione alto / medio alto è raggiunto soltanto dal 39, 4 per cento delle aziende. Questo significa che l’eCommerce non è soltanto opportunità di vendita ma è una leva di innovazione importantissima”.
Liscia ha poi continuato la sua riflessione citando i dati della ricerca Netcomm NetRetail secondo la quale sono 33,7 milioni gli Italiani che acquistano online (dati aprile 2024). “Un dato in ‘crescita lenta’ probabilmente spinto dalla diminuzione degli anziani che acquistavano online e dal contestuale ingresso della Gen Z nella fascia di coloro che hanno gli strumenti per farlo”.
Nonostante il mercato dell’eCommerce B2C in Italia continui a registrare una crescita costante, così come il numero di acquirenti digitali, ciò che ne frena ancora lo sviluppo è la mancanza di offerta.
Roberto Liscia ha citato ancora, a questo proposito, la ricerca Netcomm NetRetail. “Circa il 63 per cento degli acquisti in Italia avviene su quelle che già 20 anni fa avevamo definito con il Politecnico ‘dotcom’, cioè imprese che sono nate sul digitale mentre le imprese ‘tradizionali’ piuttosto che i produttori rappresentano ancora ‘solo’ il 30 per cento. Un ritardo che porta a una riflessione importante sul concetto della ‘concentrazione dell’offerta’. Quello che fa un certo effetto è vedere che sui primi 15 siti d’acquisto da parte degli Italiani, bisogna arrivare fino al nono per trovare il primo italiano mentre i primi 8 sono internazionali, prevalentemente cinesi. Un indice di concentrazione davvero impressionante”.
Roberto Liscia ha concluso il suo intervento parlando di sostenibilità – come abbiamo visto sempre più importante per i consumatori ma anche per le imprese – e di come la tecnologia può essere d’aiuto nel ridurre l’impatto ambientale. Parlando in particolare della logistica, spesso accusata di non essere sostenibile, Liscia ha voluto ‘sfatare un mito’ citando i dati di una ricerca fatta con il Politecnico di Milano secondo la quale, confrontando gli acquisti online del settore fashion rispetto a quelli fatti in negozio, risulta che i primi hanno un impatto fino al 70-80 per cento in meno rispetto ai secondi.
“È importante che noi rivendichiamo questo dato nei confronti delle istituzioni, dei media e degli stakeholder per combattere la disinformazione e la mistificazione che viene fatta a questo riguardo. È chiaro che in questo quadro complesso che vi ho descritto le imprese devono tenere comportamenti proattivi, agili e reattivi nell’uso responsabile delle nuove tecnologie. E proprio alle imprese voglio dire di ispirarsi sempre nel creare qualcosa di nuovo, trovando sempre strade che vi distinguono: informatevi ma non imitate, è questo il mio invito”.