La Corte d’Appello di Brescia, l’organo competente a decidere sulle impugnazioni delle sentenze, ha respinto il ricorso presentato da un gestore di una sala Esports di Bergamo, confermando sanzioni economiche e il sequestro di attrezzature da computer e console PlayStation. Questo verdetto arriva dal momento in cui le attrezzature sono state identificate come ‘apparecchi da intrattenimento senza vincita in denaro’, e che quindi avrebbe dovuto prevedere una concessione dall‘ADM, l’agenzia delle dogane e dei monopoli.
Questo evento testimonia la mancanza di una regolamentazione ad hoc nel mondo Esports in Italia, che continua a trovare degli ostacoli a causa delle normative. Al giorno d’oggi, molto spesso il settore del gaming competitivo viene associato a quello del gioco d’azzardo, per pratiche come quella del match fixing o dei montepremi in denaro, con implicazioni burocratiche che quindi ne complicano lo sviluppo.
Durante il mese di giugno, proprio per cercare di affrontare questo problema, l’Esports Integrity Commission, l’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di mantenere l’integrità nel mondo del gaming competitivo, ha avviato una partnership con il ‘Comitato Olimpico Internazionale’: attraverso questa collaborazione, l’obiettivo è quello di eliminare tutti quelli che sono i problemi e i comportamenti scorretti nel mondo degli Esports.
La sentenza della Corte d’Appello di Brescia mette in luce le sfide legate alla regolamentazione degli Esports in Italia. La mancanza di normative chiare e specifiche sta dunque creando confusione e ostacoli per i gestori delle diverse sale LAN, che si trovano a fronteggiare situazioni complesse. La collaborazione tra l’Esports Integrity Commission e il Comitato Olimpico Internazionale rappresenta un importante passo verso il rafforzamento dell’integrità nel mondo del gaming competitivo, sempre più seguito anche dai giovani.