Gaming

Pokemon contro Palworld: cosa succede dal punto di vista legale sul caso del momento

di Carlo Corcione

Il gaming è lo specchio della società moderna. Uno specchio a due facce. Se guardi nel primo vedi un volto terrorizzato. Il volto dell’industria che trema e che sa che ogni giorno tutto cambia alla velocità della fibra ottica. Se sbagli o non ti evolvi o arriva qualcuno a sbaragliare tutto, game over. Il volto delle 6.000 persone licenziate in un mese (quanto il 50% dei licenzamenti del 2023), frutto di ‘industry consolidation’ che porta a processi di fusioni e acquisizioni e a inevitabili tagli di personale, frutto degli algoritmi di intelligenza artificiale che sottraggono lavoro all’intelligenza umana ma soprattutto frutto delle decine di titoli non apprezzati dal mercato, figli del modello di sviluppo ad alto budget che tradotto significa: o fai il botto o game over.

L’altra faccia dello specchio, quella che vince, ha un volto familiare. Sembra un Pokèmon, ma a guardarlo bene è più cattivo. Si chiama Palworld, ‘i Pokemon con le pistole’ come sono stati velocemente ribattezzati.

Palworld ha fatto il botto ed è nell’olimpo con una media di un milione di copie vendute al giorno nella prima settimana in mercato. Tuttavia per molti Palworld ricorda in modo troppo invadente i Pokèmon tant’è che The Pokemon Company, (la società nipponica in pancia al gruppo Nintendo, che in sostanza controlla e gestisce il marchio, le produzioni, le licenze e la marketizzazione del prodotto videoludico Pokèmon e tutto l’universo che ne deriva) ha da poco annunciato che:

“We have received many inquiries regarding another company’s game released in January 2024. We have not granted any permission for the use of Pokémon intellectual property or assets in that game. We intend to investigate and take appropriate measures to address any acts that infringe on intellectual property rights related to the Pokémon. We will continue to cherish and nurture each and every Pokémon and its world, and work to bring the world together through Pokémon in the future.”

In sostanza il comunicato (qui per gli amanti della lingua originale ad ogni costo) peraltro piuttosto criptico e che non menziona minimamente Palworld ma a cui fa pensare sia rivolto, anticipa semplicemente che la società intende indagare su eventuali violazioni riguardo ad un nuovo gioco e adottare, eventualmente, misure appropriate.

Da qui si sono subito scatenate centinaia di speculazioni su possibili azioni legali che The Pokèmon Company potrebbe iniziare contro Palworld e soprattutto contro Pocket Pair, l’azienda sviluppatrice, anch’essa nipponica, che di fatto ne detiene il controllo. Ma quali potrebbero essere eventualmente i passaggi?

La prima cosa da fare quando si pensa ci sia una violazione è individuare il campo da gioco e tradurre quella sensazione spiacevole in un nome che faccia senso in ‘giuridichese’, nel linguaggio giuridico. Nel nostro caso il nome è copyright infringement, un’infrazione di copyright. Siamo nel campo della proprietà intellettuale.

In sostanza bisognerà tradurre la sensazione che i mostriciattoli di Palworld siano simili ai Pokèmon nel fatto che lo siano in modo illegale. Per intenderci bisognerà rispondere si a domande come: gli elementi al centro della disputa sono coperti da copyright? Sono copiati in modo sostanziale? L’utilizzo all’interno del gioco è lo stesso? Anche se il gioco è diverso e la piattaforma è diversa?

Dopodiché bisognerà capire dove incardinare un eventuale causa e quali sono le leggi di quella determinata giurisdizione in materia di proprietà intellettuale. Difatti le leggi sul copyright sono diverse da stato a stato e negli Stati Uniti possono variare addirittura da uno stato federale ad un altro cambiando ad esempio, tema non banale, l’iter dell’onere della prova che per taluni sistemi è a carico di chi propone l’azione giudiziaria, mentre per altri è a carico di chi ne deve rispondere.

Terzo ed ultimo, ma decisamente non per ordine di importanza, ci sarà da capire quale potrà essere il danno che gli amichetti di Palworld provocheranno ai Pokèmon e come questo si sostanzierà in azioni tese a fermare l’ascesa di Palworld, a chiedere eventuali risarcimenti danni o a trovare accordi commerciali di svariati generi.

Dunque decisamente tutto ancora in fase di sviluppo anche se sembra più che corretta la repentina mossa del comunicato stampa per far sapere a tutti che si è pronti a dar battaglia (anche se non si sa ancora bene quale), perché lo sa bene Nintendo che nel mondo del Gaming, non ci si può rilassare nemmeno se un prodotto in 25 anni ha venduto 400 milioni di copie ed è (dipende un po’ dalle classifiche) secondo solo a sua maestà Super Mario Bros. Nemmeno se è stato così famoso da vedersi creare eventi, serie tv, film, carte collezionabili, abbigliamento, giochi da tavolo e puzzle vari.

Nemmeno se la sua faccia è stata sui cartoni del latte (Parmalat anni 2000) e sugli aerei (ancora oggi).

Nemmeno se è stato il primo esperimento di metaverso urbano quando nel 2016 ha rimbambito milioni di persone a cercarlo ovunque, persino in Vaticano – e per molti primo vero esperimento riuscito di geolocalizzazione di massa, con tutte le teorie complottistiche che ne sono derivate.

Insomma nemmeno se si chiama Pokèmon. Se molli la presa, anche solo per un attimo, game over.