Campagne

Volkswagen porta le auto in paradiso, e anche la fine diventa una festa

Con 'Car Paradise', DDB Paris e Derichebourg Environnement riscrivono l’addio alle auto a fine vita. Una campagna che trasforma il riciclo in un gesto di leggerezza e poesia industriale

C’è un momento, nella vita di ogni automobile, in cui il motore tace per l’ultima volta. Di solito è un silenzio freddo, tecnico, privo di emozione. Ma in Car Paradise di Volkswagen Group France, quel momento diventa musica.

Una vecchia Golf 2 viene caricata su un camion Derichebourg. Si direbbe la fine. Invece comincia una festa: un viaggio verso un paradiso fatto di trombe, banjo e sorrisi, dove la rottamazione si trasforma in rinascita. L’idea nasce da DDB Paris, che insieme a Volkswagen Group France e Derichebourg Environnement ha scelto di raccontare il riciclo delle auto a fine vita con uno sguardo nuovo – ‘fun and lighthearted’, come recita il concept ufficiale.

Una favola contemporanea sull’economia circolare

Perché la sostenibilità, se vuole essere condivisa, deve anche saper far sorridere. “Con l’obiettivo di diventare il gruppo automobilistico più sostenibile di Francia – spiega in una nota l’azienda – volevamo mostrare i veri passaggi del riciclo, ma in modo leggero e gioioso”. Un modo per dire che la transizione ecologica non è solo una promessa, è un gesto che si può raccontare con empatia.

Nel film, diretto con delicatezza e ironia, l’auto viene seguita passo dopo passo: lo smontaggio, la pulizia, la pressa. Ma tutto accade come in un musical d’officina, dove il metallo si piega al ritmo della musica e il pubblico si ritrova a tifare per la Golf che diventa materia nuova. Alla fine, un’insegna al neon lampeggia: ‘Welcome to Car Paradise’. È l’ultimo sorriso prima di rinascere in qualcos’altro. Dietro a questa leggerezza si nasconde una scelta strategica precisa: spostare la sostenibilità dalla retorica alla cultura. Volkswagen non parla di zero emissioni o di batterie, ma di fine vita, il lato meno raccontato della filiera.

Car Paradise non mostra grafici, mostra emozioni. Invece di spiegare la sostenibilità, la fa sentire. L’estetica è pop, brillante, volutamente anti-drammatica. DDB Paris costruisce un linguaggio visivo che mescola realismo industriale e immaginario vintage, creando una sorta di ‘afterlife’ per auto e per valori. Il risultato è un corto che non parla di riciclo, ma di gratitudine. Verso gli oggetti, verso il tempo, verso l’idea che anche la fine possa contenere una promessa.