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The Big Dreamer, il genio di David Lynch torna al cinema. Primo appuntamento con Cuore Selvaggio

Lucky Red e Cineteca di Bologna si uniscono per celebrare uno dei più grandi maestri del cinema di tutti i tempi. Nove film, un documentario, cortometraggi e scene inedite arriveranno nelle sale italiane da maggio 2025 a gennaio 2026

“In dreams I walk with you / In dreams I talk to you / In dreams you’re mine all of the time/ together in dreams, in dreams”. Ricordate? È Dreams di Roy Orbison, una vecchia, romantica canzone che tutti gli amanti del cinema ormai legano indissolubilmente a Velluto blu di David Lynch. Si chiama proprio The Big Dreamer, il grande sognatore, l’eccezionale rassegna di film del grande regista di Missoula che ritornano tutti nel posto dove meritano di stare, sul grande schermo. Grazie a una grande intuizione di Lucky Red e Cineteca di Bologna, che hanno colto la grande commozione collettiva che ha seguito la scomparsa di David Lynch, ecco tornare al cinema tutti i suoi film. E, in realtà, anche molto di più.

Cuore Selvaggio, Eraserhead, The Elephant Man

Le prime tre uscite di The Big Dreamer sono imminenti, arriveranno prima dell’estate. Si inizia nel mese del Festival di Cannes con Cuore selvaggio, dal 12 al 14 maggio, per celebrare i 35 anni della Palma d’Oro vinta dal film nel 1990. Le uscite seguiranno poi l’ordine cronologico della filmografia di David Lynch. Dal 26 al 28 maggio arriverà in sala il suo fulminante esordio al lungometraggio del 1977, Eraserhead. E insieme a quel film arriverà First Image, il documentario che ne racconta la realizzazione. Dal 16 al 18 giugno sarà nelle sale da uno dei suoi film più amati, The Elephant Man, un grande classico, prodotto da Mel Brooks, che si era innamorato di David Lynch proprio vedendo il cult Eraserhead.

Velluto blu, Fuoco Cammina con me, Strade perdute, Mulholland Drive

Ma è meraviglioso anche quello che accadrà dopo l’estate. In sequenza, arriveranno sul grande schermo Velluto blu (dal 15 al 17 settembre), Fuoco cammina con me, accompagnato dai Missing Pieces, dei corti che aiutano a dipanare i segreti di Twin Peaks (ottobre) Strade perdute (ottobre), Una storia vera (novembre) Mulholland Drive (novembre). Ma in questa rassegna ci sono delle vere e proprie chicche: ad esempio, i cortometraggi di David Lynch, ormai opere d’arte di culto, che arriveranno per la prima volta al cinema a dicembre. Quali film vedere in questa rassegna? La risposta è semplice: tutti. Ognuno è un capolavoro o un grande film, ognuno mostra un lato dell’arte di David Lynch, ognuno tocca qualche tasto delicato nel nostro profondo. A dire il vero c’è qualcosa che manca: è Dune, l’adattamento del romanzo di Frank Herbert del 1984 che, a causa dei dissidi con il produttore Dino De Laurentiis, non ebbe successo e fu disconosciuto dallo stesso regista. Per chi volesse completare il viaggio nel mondo di Lynch – ma questa è un’altra storia – le prime due stagioni de I segreti di Twin Peaks arrivano in streaming sulla piattaforma MUBI dal 13 giugno 2025 con 30 episodi.

Cuore Selvaggio: quando Bernardo Bertolucci consacrò David Lynch

E allora, per iniziare il viaggio, torneremo indietro a quel maggio del 1990, quando il nostro Bernardo Bertolucci, che presiedeva la giuria del Festival di Cannes, decise di consacrare definitivamente David Lynch come cineasta di livello mondiale, assegnando la Palma d’Oro a Cuore selvaggio, che è il film che apre la rassegna The Big Dreamer. Tratto dal romanzo di Barry Gifford, il film è la stori di Sailor e Lula, due innamorati che si ritrovano dopo l’esperienza in carcere di lui. Una volta uscito, violando le restrizioni della libertà vigilata, i due partono in una fuga appassionata e disperata verso la California. Una storia semplice, che nella visione di Lynch diventa un road movie, una favola, un film romantico, una commedia violenta. O una “grande, cupa commedia musicale” come definì Barry Gifford un film che viaggia tra Elvis Presley, il rockabilly anni Cinquanta, l’heavy metal e il suadente blues di Chris Isaak. È uno dei film di Lynch dai colori più accesi, dominato dal rosso fuoco. “Un film su un amore trovato all’inferno” lo definì il regista, che, innamoratosi del libro di Gifford, finì per tradirlo cambiandone il finale. Cuore selvaggio, che vive grazie ai corpi di Nicolas Cage e Laura Dern, fu girato dopo Twin Peaks e in qualche modo ne è complementare: sfrenato ed esplosivo mentre l’altro è misterioso e trattenuto. Cuore selvaggio è permeato di riferimenti a Il Mago di Oz, uno dei film del cuore di Lynch: grazie al suo occhio i due innamorati potevano volare “oltre l’arcobaleno”.

Eraserhead, l’incubo della paternità in bianco e nero

Dai colori di Cuore Selvaggio verremo catapultati in un mondo in bianco e nero – molto più nero che bianco – e dagli spazi sterminati in un mondo claustrofobico fatto di poche stanze e, a un certo punto, dentro un radiatore. La straniante e stordente opera prima di David Lynch, Eraserhead – La mente che cancella, del 1977, racconta la storia di Henry Spencer, tipografo, che vive da solo in uno squallido appartamento fra le allucinazioni che la sua mente malata visualizza. Invitato a cena dalla famiglia di Mary, una ragazza con cui aveva avuto una relazione tempo prima, scopre di essere diventato padre di uno strano essere. In Eraserhead i confini tra sogno e realtà si confondono inesorabilmente. Il sogno qui diventa incubo, quello della propria paternità che Lynch ha riversato tutto nel suo film. L’ispirazione del film è stata la vita che il regista in quegli anni stava vivendo a Philadelphia: una città sporca, corrotta, violenta. Lynch ne era spaventato, ma anche affascinato: dalle proporzioni delle stanze delle abitazioni, dai loro colori, dai mattoni ricoperti di fuliggine, in una città piena di fabbriche. Il senso di oppressione e di claustrofobia nasce da qui. Per la sua opera prima Lynch diede tutti i suoi averi, fino a lasciare la propria casa e a dormire sul set del film. E a creare in prima persona l’essere che dovrebbe essere suo figlio: come abbia fatto non l’ha mai voluto rivelare. La scena della cantante nel radiatore è puro David Lynch ed è tra le sequenze entrate nella storia del suo cinema.  Insieme al film verrà proiettato First Image – David Lynch (2018) di Pierre-Henri Gibert (30’), una lunga intervista in cui il regista ripercorre la realizzazione di Eraserhead.

The Elephant Man: David Lynch firma un classico

È ancora in bianco e nero, ma quello classico dei film senza tempo, The Elephant Man, del 1980, opera seconda di David Lynch e primo, vero successo acclamato da pubblico e critica. Tratto dai libri The Elephant Man and Other Reminiscences (1923) di Frederick Treves e The Elephant Man: A Study in Human Dignity (1971) ci trasporta a Londra nella seconda metà dell’Ottocento, per raccontarci la storia di John Merrick, un giovane che, a causa di una malattia molto rara che gli ha dato sembianze mostruose, viene esposto come “uomo elefante” in un baraccone. Quando un medico decide di studiarlo, avviene una sorpresa: John si rivela un uomo di intelligenza superiore e di animo raffinato e sensibile. Lynch firma un film che racconta un sentimento molto particolare: la paura di fare paura agli altri. Merrick infatti soffre proprio di questo, della possibilità di spaventare le persone e allontanarle. Il mostro non è certo lui, ma molte persone che gli sono accanto. Un discorso modernissimo sulla diversità, che Lynch affrontava già 45 anni fa. L’autore usa il bianco e nero per trasportarci letteralmente nella Londra vittoriana, con le sue nebbie, le sue ombre, e dà vita a un capolavoro da otto nomination agli Oscar.

di Maurizio Ermisino