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Quantum Computing, la nuova frontiera del digitale. L’informatica quantistica e le soluzioni basate sull’AI, pronte per il mercato

“L’arrivo del quantum computing farà sembrare gli incubi del Millennium Bug una filastrocca per bambini”. Con queste parole Filippo Rizzante, CTO di REPLY, ha aperto il suo incontro con la stampa, dedicandone un’ampia parte al Quantum Computing, su cui Reply lavora in maniera molto impegnativa grazie anche all’accordo con D-wave (l’azienda che al momento “produce” un quantum computer, insieme a IBM con il suo Q).

Sono bastata i due esempi che ha portato per dare l’idea della vastità dei problemi che l’arrivo dei qubit porterà con sé: la cifratura al massimo livello di sicurezza attuale è a 128 bit, un parametro che è virtualmente impossibile da decodificare per un computer digitale, ma che potrebbero bastare pochi giorni, o poche ore, a un computer quantistico per risolvere. Stessa cosa con la blockchain, i cui complessi calcoli matematici non costituirebbero più un problema se affrontati da un quantum computer. Basti pensare che cosa la scomparsa di queste due realtà comporterebbe, in termini di sicurezza e di certificazione (del dato, della transazione, della proprietà) nel mondo attuale per essere tramortiti.

“Eppure bisogno andare avanti a sviluppare questi computer”, ha sottolineato Filippo Rizzante, “perché l’alternativa sarebbe ancora peggiore”. La concezione stessa del quantum computer spazza via l’informatica e la tecnologia come l’abbiamo sempre conosciuta: da una meccanica binaria (1 oppure 0) si passa a un approccio probabilistico, con la possibilità di una infinità di stadi intermedi tra questi due estremi, e la probabilità (maggiore o minore) che ogni “processore” (chiamiamolo ancora così per comodità) si trovi in uno di questi. “Arrivederci agli ingegneri e benvenuti ai fisici”, ha estremizzato Rizzante, che ha poi proseguito segnalando i molti terreni su cui Reply è attualmente impegnata, per illuminare gli ambiti in cui non solo il quantum computer, ma anche il machine learning, l’AI, l’utilizzo del biotagging e così via stanno cambiando le nostre vite senza che ne rendiamo propriamente conto.

Non tutto ovviamente era così lungimirante, nella giornata di ieri, battezzata Xchange, come tradizione dell’azienda, dedicata al mercato di Reply, la prima azienda digitale in Italia e – certificato da Gardner – la prima anche in Germania, attiva anche in UK, negli USA (dove sta crescendo molto in fretta) in Brasile e in Cina. Sono state presentate molte soluzioni sviluppate per i clienti e, il più delle volte collaborando con un partner, da Sap a Microsoft.

Tra le soluzioni esposte, la tecnologia che permette il riconoscimento delle immagini e il machine learning trovano sviluppo in più ambiti, come quello retail (Virtual Personal Shopper) e della sanità (i casi della Fondazione Maugeri e dell’Ospedale San Martino di Genova, dove l’AI affianca i medici nella diagnostica strumentale). L’analisi dei dati, inoltre, permette lo sviluppo di soluzioni predittive, come nel caso di Lombardia Informatica, mentre il modello Smart Test Automation Monitoring, potenziato con tecnologie di AI e Reti Neurali viene applicato a diversi settori: Finance, Retail, Enterprise, Energy e Automotive. La stessa tecnologia, inoltre, trova applicazione in ambiti molto differenti come è il caso della visual recognition che può essere impiegata nell’eCommerce per proporre capi di abbigliamento e accessori in linea con lo stile indossato dal cliente, oppure per impedire l’accesso al posto di lavoro di chi non è dotato dei sistemi di protezione individuale: caschetto, occhialoni, gilet fluorescenti ecc.

“Nei prossimi anni ci concentreremo sulle sviluppo delle Deep Tech“, ha commentato il CEO di Reply, Tatiana Rizzante, “la cui implementazione richiede tempo e risorse importanti. A differenza delle soluzioni di prima generazione, che dopo un po’ di tempo si potevano trovare a pacchetto acquistabile, questo sono proprietarie, e il SW diventa un pezzo del prodotto o del servizio offerto”.

Un’altra strada del cambiamento in corso di affermazione, poi, è quella della modalità di scrittura del codice: “Come tutto ciò che conosciamo”, ha concluso Tatiana Rizzante, anche il coding può essere assimilato a un “viaggio” che sempre più si sta spostando verso piattaforme “low code” o “no code”, dove è l’Artificial Intelligence ad affiancare gli umani non nello sviluppo del codice, compito che si assume in misura crescente la macchina, ma nelle definizione strategica degli obiettivi da raggiungere. Ci stiamo spostando verso lo sviluppo AI-assisted, prossima tappa da raggiungere a breve”.