La Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha presentato oggi, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati e su iniziativa dell’On. Enzo Amich, il ‘Manifesto per la Sostenibilità Digitale della Comunicazione’, elaborato dal gruppo di lavoro ‘Sostenibilità nella Comunicazione e nell’Advertising Digitale’, recentemente costituito all’interno della Fondazione.
“In un momento storico in cui la trasformazione digitale è sempre più pervasiva, emerge con urgenza il bisogno di riferimenti chiari e condivisi per guidare i professionisti della comunicazione verso scelte responsabili”, ha commentato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Il Manifesto nasce per offrire spunti concreti per integrare i principi della sostenibilità nelle strategie comunicative, con uno sguardo che abbraccia le dimensioni tecnologica, etica, sociale e ambientale”.
La sostenibilità come metodo e come obiettivo
Attraverso un approccio sistemico e partecipativo, il Manifesto promuove un modello di comunicazione digitale che contribuisca attivamente al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile di Agenda 2030, in un equilibrio dinamico tra innovazione, inclusione e responsabilità.
In un contesto in cui la trasformazione digitale ha ridisegnato i linguaggi, i mezzi e le relazioni della comunicazione, interrogarsi sul suo impatto non è un’opzione ma è una vera e propria necessità.
Al centro del manifesto sta l’evoluzione del comunicare, fondata sull’integrazione tra canali online e offline in un’ottica sistemica e sostenibile. La sostenibilità, in questo contesto, è al tempo stesso metodo e obiettivo, in quanto la comunicazione deve rispettare l’ambiente, ma può anche diventare veicolo di modelli culturali e comportamenti più attenti al benessere collettivo. Una comunicazione autenticamente sostenibile deve essere infatti in grado di superare le disuguaglianze tecnologiche, sociali e culturali.
Scelte tecniche e decisioni etiche
Adottare tecnologie più efficienti e meno impattanti non è solo una scelta tecnica, ma una decisione etica e strategica. Significa migliorare la qualità della vita e le condizioni lavorative di chi opera nella comunicazione, bilanciando produttività e salute, contrastando l’iperconnessione e favorendo ambienti professionali più equi. Significa anche progettare siti, app e piattaforme che riducano i consumi energetici, riducano l’impronta ecologica, evitino sprechi di banda e rispettino criteri di accessibilità e usabilità.
“Vedo nel digitale non solo un motore di innovazione, ma una leva per costruire un domani più inclusivo e solidale”, ha sottolineato Amich. “Questo Manifesto ci sfida a ripensare la comunicazione come un atto di responsabilità: un’architettura di parole e tecnologie che abbatta barriere, protegga il pianeta e amplifichi le voci di tutti. Un nuovo ‘umanesimo’, che sviluppi pienamente tutte le opportunità che ci offre la dimensione digitale. In un mondo interconnesso, la sostenibilità digitale non è un’opzione, ma una necessità per garantire equità e rispetto delle risorse”.
Il gruppo di lavoro è inoltre già impegnato nella definizione di KPI specifici per il mondo della comunicazione, finalizzati all’elaborazione di una Prassi UNI, che sarà presentata a breve.
A settembre il via con gli Stati Generali
Al centro del Manifesto vi sono inoltre concetti come la trasparenza e la responsabilità. Comunicare in modo sostenibile significa, cioè, garantire la veridicità e l’attendibilità delle informazioni, segnalare l’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale o di contenuti sponsorizzati, e tutelare i dati personali nel rispetto delle normative (es. GDPR) e della centralità dell’individuo. L’utilizzo delle tecnologie va gestito con consapevolezza, evitando derive come isolamento e dipendenza digitale, e valorizzando la diversità culturale e sociale nella costruzione di una narrazione più giusta e inclusiva.
“Lo stiamo facendo con un programma completo, che parte da questo manifesto e prevede attività di incontro e formazione tra i partner ma anche con gli altri stakeholder”, ha concluso Epifani. “Abbiamo fissato nel mese di a settembre gli Stati Generali ai quali tutti sono invitati a partecipare. Senza dimenticare gli Junior Fellow, oggi rappresentati in questa sala da Elena Calafiore, che rappresentano, dal mio punto di vista, uno dei progetti più importanti: ragazzi che stanno costruendo programmi di comunicazione, perché per parlare ai giovani occorre essere e sentirsi giovani al pari degli interlocutori”.
di Massimo Bolchi