Un accordo storico tra OpenAI e Oracle sta attirando l’attenzione del mercato tecnologico e finanziario: secondo il Wall Street Journal, la prima testata a darne notizia, la partnership quinquennale avrebbe un valore di 300 miliardi di dollari e prevede la fornitura di infrastrutture cloud per l’intelligenza artificiale avanzata. L’obiettivo è soddisfare la crescente domanda computazionale di OpenAI e sostenere i miliardi di interazioni generate dai suoi modelli di AI.
L’accordo ha avuto un impatto immediato in Borsa: le azioni di Oracle sono salite fino al +43%, portando il patrimonio del fondatore e Chairman Larry Ellison oltre i 400 miliardi di dollari, superando – temporaneamente – Elon Musk. Tuttavia a fine giornata Oracle ha perso parte dei guadagni iniziali e Bloomberg ha dato di nuovo Musk in testa, con un patrimonio stimato in 384,2 miliardi di dollari contro i 383,2 di Ellison. Una differenza minima, se rapportata a cifre tali da poter mantenere lo stile di vita di milioni di famiglie americane per un anno.
Secondo gli esperti, l’intesa mette in evidenza due tendenze chiave:
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L’AI come motore della nuova economia digitale, dove la potenza di calcolo diventa una risorsa strategica e scarsa.
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La centralità dei data center, che si confermano infrastrutture critiche per la sovranità tecnologica, la sicurezza informatica e la sostenibilità energetica.
Al momento, OpenAI non ha rilasciato comunicati ufficiali sull’accordo. Tuttavia, la partnership con Oracle, insieme ai piani di espansione in collaborazione con SoftBank e altri partner, potrebbe segnare una svolta significativa nella corsa globale all’infrastruttura AI.