Chi è quell’uomo elegante, in completo scuro e camicia bianca, che si aggira leggiadro e malinconico tra stanze d’ospedale, quasi danzando, e fermandosi a dormire lì ogni notte? La risposta è in Nonostante, l’opera seconda da regista di Valerio Mastandrea, attore unico nel suo genere e oggi anche Autore con una sua cifra ben precisa. Nonostante è un grande film, una storia d’amore e allo stesso tempo un film drammatico, una commedia. Ma, soprattutto, un film che non si era mai visto, almeno in Italia. Nonostante, prodotto da HT Film, Damocle, Tenderstories con Rai Cinema, dopo la presentazione al Festival di Venezia, arriva nelle nostre sale distribuito da BIM il 27 marzo.
Anime vaganti tra la vita e la morte
Chi è dunque quell’uomo, che solo alcuni, in quelle stanze e corridoi d’ospedale, riescono a vedere? Perché si muove in questo modo, silenzioso e leggero, e ogni sera ritorna in quella camera, per dormire accanto al letto di chi è ricoverato? Perché parla sempre con le stesse persone e agli altri è invisibile? Non crediamo di fare uno spoiler nel dire che lui, e quei suoi compagni vestiti sempre uguali, sono le anime vaganti di chi si trova in un limbo tra la vita e la morte, cioè chi si trova in coma in un letto d’ospedale. Mastandrea prova a immaginare e raccontarci che cosa facciano e come vivano le anime di color che son sospesi mentre i loro corpi sono bloccati, in attesa di rialzarsi o morire. “L’ispirazione di questa storia viene da una persona in comune che avevamo conosciuto e da poco se n’era andato” ha spiegato Mastandrea. “Molta gente alla fine della proiezione ci ha detto di aver vissuto questa esperienza e si è rivista aggrappata alla vita, alle cose”. Nonostante, soprattutto per tutta la sua prima parte, ma in fondo per tutta la sua durata, ci spiazza, ci confonde le idee, mina le nostre certezze. Fa quello che dovrebbe sempre fare un film: incuriosirci, spingerci a continuare a vederlo. Sfidarci.
L’amore ti cambia l’identità
Nonostante, una volta immaginato un mondo possibile dove vive chi è sospeso tra la vita e la morte, lo esplora, ne detta le regole, si pone delle domande. Come quel paradosso – un vero sentimento del contrario – che riguarda chi dal coma esce, e allora quel limbo lo lascia. È una guarigione, una cosa bella, che tutte le persone festeggiano, tranne i “nonostante”, sono così che si chiamano le anime del limbo. Loro sono tristi perché perdono un amico, o un amore. “Le mille tematiche derivate, affluenti, che abbiamo trovato durante la navigazione venivano mentre scrivevamo” confessa l’Autore. “Non erano premeditate. L’assurdità dello stare meglio e, se uno sta meglio, piangere per questo. Man mano che andavamo dentro questa dimensione allegorica capivamo che queste persone avevano acquisito la loro identità. Che è quello che capita nella vita. L’amore ti cambia l’identità, l’emotività”. Nonostante è questo: un film sull’amore più che sulla morte.
Un film leggero ma anche ruvido
Nonostante si muove nel solco di film come Ghost, Il Paradiso può attendere, Hereafter, ma, per come è pensato e girato, è qualcosa di completamente nuovo. Il Valerio Mastandrea che si muove in un altro mondo, sopra il nostro, fa venire in mente anche Il cielo sopra Berlino, e gli angeli di Wim Wenders. Ma il nostro è un angelo stropicciato, disilluso, stanco. “Non abbiamo pensato a questi film” ci ha confessato Mastandrea. “Abbiamo scritto di getto, cercando di prenderci sul serio. Con quelle suggestioni, come il vento, o il registro dell’assurdo nelle conversazioni, cercavamo di raccontare loro come personaggi reali. Questo ha creato il giusto rapporto tra i registri che questo film mette in campo. È un film leggero ma anche ruvido. Un film di cui parlavamo è Paradiso amaro. Per il modo surreale in cui il personaggio principale, interpretato da George Clooney, gestiva i problemi che la situazione aveva creato. Non c’entra molto con il nostro film, ma Alexander Payne è uno dei miei registi preferiti”. Nonostante è un film pieno di trovate. Da quella danza quasi da musical con cui Mastandrea, nella prima scena, raggiunge la sua stanza, a quelle folate di vento che arrivano in scena, che segnano il momento in cui una di quelle anime sta per lasciarci. E che tendono a travolgere anche gli altri, perché “nessuno se ne vuole andare da solo”.
Siamo tutti dei nonostante
Al centro di Nonostante c’è poi il Valerio Mastandrea attore, personaggio che con il suo spleen e il suo portamento più di ogni altro ha saputo raccontare una generazione, una tipologia d’uomo che è quello di oggi, in crisi, confuso, sballottato, precario nella vita e nei sentimenti. Ma allora, perché lui e coloro che son sospesi si chiamano i nonostante? “È una frase del poeta Angelo Maria Ripellino, autore che conosciuto dopo aver scritto il film” spiega Mastandrea. “E che dice che ‘siamo tutti dei nonostante sferzati dal vento che cercano di resistere alle sofferenze della vita’. Ha raccontato in una frase quello per cui ci avevamo messo un film a dire. Abbiamo cominciato a chiamare i nostri personaggi così, i nonostante. Sono persone che, nonostante la paura che possa fare affrontare le proprie emozioni, una volta nella vita ci provano”. Ma, se vogliamo allargare il significato di questo termine, “siamo tutti dei nonostante” aggiunge il regista. “Gente che nonostante quello che gli capita va avanti, nonostante ci sia qualcuno che decida per loro vivono la loro vita. Non è un termine consolatorio, ma costruttivo”.
di Maurizio Ermisino