Mercato

L’economia invisibile del sesso online tra piattaforme, creator e nuove regole

Dalle piattaforme pirata agli abbonamenti personalizzati, l’industria del porno attraversa la sua rivoluzione più profonda: quella del controllo diretto, del lavoro digitale e della normalizzazione culturale
visione vietata

Oltre il 30% del traffico online è generato da video pornografici, nelle varie forme in cui vengono fruiti: streaming, VOD, repository, free, ad supported o pay. Ma l’evoluzione del settore sembra aver accelerato, per lo meno nella struttura, arrivando a fruizioni pornografiche sempre più elaborate.

Lasciando da parte, sono ormai ‘antichi’, i server privati che raccoglievano intere raccolte di video illegalmente downloadati dai siti ufficiali, e che ‘vendevano’ l’accesso illimitato per pochi dollari al mese – celebre la vicenda di Kim Dotcom (nato Schmitz) costretto a chiudere il sito Megaupload per le insistenze degli USA nel 2012 – il fenomeno del ‘porno per tutti’ su internet ha i suoi esempi principali nei siti Youporn e Pornhub, ancora attivi (da notare l’assonanza non casuale con Youtube, di cui replicano il modello in chiave pornografica).

Il porno diventa davvero per tutti su internet

L’analisi dell’evoluzione dei fatturati della società che controlla Pornhub, YouPorn – e le altre proprietà quali Brazzers, Digital Playground, Reality Kings etc – è complessa a causa della sua natura di società privata (non quotata in borsa) che ha sempre mantenuto una riservatezza molto stretta sui suoi dati finanziari. Non esistono bilanci consolidati pubblici né analisi finanziarie indipendenti dettagliate. Tuttavia, le informazioni disponibili (spesso provenienti da stime, fughe di notizie o dichiarazioni isolate) indicano una fase di crescita esplosiva seguita da una potenziale stabilizzazione o calo.

Ne è prova anche la storia societaria della compagine, dall’iniziale Manwin nelle mani di Fabian Thylmann, che la vendette per 73 milioni di dollari al top management (Feras Antoon (CEO), David Marmorstein Tassillo (COO) e l’investitore austriaco Bernd Bergmair) che la ribattezzò MindGeek e ne conservò il controllo fino all’anno 2023.

Questi sono gli anni in cui i fatturati della società si impennano: si stima che del mercato totale del porno su Internet – valore di circa un miliardo all’anno tra il 2015 e il 2018 – l’80% fosse su siti detenuti dal gruppo. Durante questa fase, la società vantava anche margini di profitto che si avvicinavano, in alcuni periodi, al 50%, evidenziando una notevole redditività del modello di business basato su pubblicità e abbonamenti premium.

I sistemi di pagamento ‘tagliano’ le carte di credito come risorsa economica

Ma gli anni 20 e i seguenti sono anche gli anni in cui si sono moltiplicati gli inciampi sul percorso di MindGeek: hanno iniziato Mastercard e Visa, che hanno tagliato i servizi di pagamento al sito di punta, Pornhub: questo ha rappresentato un colpo devastante per i ricavi, in particolare quelli derivanti dagli abbonamenti Pornhub Premium, che dipendevano quasi interamente da questi circuiti. A seguito anche di indagini e controversie sui contenuti, si è registrata una forte contrazione dei ricavi da premium content.

L’acquisizione di MindGeek da parte di Ethical Capital Partners (ECP) nel marzo 2023 suggerisce che gli azionisti storici ritenevano che fosse il momento giusto per cedere la proprietà, a fronte di una pressione normativa e finanziaria crescente. Ribattezzata Aylo (ECP stonava proprio con le attività dell’oggetto sociale), la nuova società appare orientata verso un riposizionamento strategico, con l’obiettivo di stabilizzare il business e rispettare i nuovi standard di moderazione e sicurezza, il che potrebbe influenzare i costi e i ricavi in modi ancora da definire.

Il passaggio del testimone

Mentre un vecchio campione tramonta – e con lui il modello basato su pubblicità e contenuti premium – un nuovo modello, subscription-based, si afferma. È l’era di OnlyFans. La piattaforma venne lanciata nel 2016 da Tim Stokely come una piattaforma generica ad abbonamento per creatori di qualsiasi settore: esperti di fitness, musicisti, chef e molti altri avrebbero potuto permettere ai fan di pagare una tariffa mensile per accedere ai contenuti esclusivi dei loro creator preferiti, eliminando la dipendenza dai ricavi pubblicitari.

Il modello è fin da subito basato sulla monetizzazione diretta del contenuto. Ma è nel 2018 – notare le date – quando OnlyFans viene acquistato da Leonid Radvinsky, un magnate americano dell’industria pornografica (proprietario di Fenix International Limited, la società madre), e si orienta fortemente verso i contenuti per adulti. Sebbene sia rimasta tecnicamente aperta a tutti i tipi di contenuti, la piattaforma diventa rapidamente popolare grazie alla sua politica priva di censura sui contenuti espliciti, attirando un gran numero di pornostar, modelle e sex worker che vedono l’opportunità di monetizzare direttamente il proprio lavoro, mantenendo un maggior controllo sulla propria immagine e sulle proprie entrate rispetto all’industria tradizionale.

Il mondo del porno, strutturato (con i dovuti limiti) come quello dell’industria cinematografica tradizionale, viene rivoluzionato dalle operatrici e dagli operatori del sesso, che non si limitano a pubblicare i propri filmati, ma reagiscono a quanto richiesto dai loro abbonati, creando contenuti ad hoc riservati a loro, dai saluti quotidiani alle immagini dei piedi, dal gang bang al bukkake, per citare le pratiche più estreme.

La ‘cultura’ di OnlyFans è aperta agli adolescenti

Nel 2021, OnlyFans annuncia la sua intenzione di vietare i contenuti sessualmente espliciti nel tentativo di ‘ripulire’ la propria immagine, ma la decisione viene ritirata dopo una sola settimana. Ormai OnlyFans ‘è’ contenuti pornografici: non se ne esce. E il fatturato lo rivela chiaramente: oggi conta oltre quattro milioni di creator, 300 milioni di fan e un fatturato di 1,3 miliardi di dollari, oltre ai più di sei miliardi pagati l’anno scorso ai (sex) creator. La percentuale trattenuta dalla piattaforma è il 20%, senza dovere neanche pagare commissioni ad Apple o a Google, perché la app non è ospitata sui loro marketplace.

Ma è la normalizzazione di OnlyFans che sta emergendo, soprattutto tra gli adolescenti: i ricercatori della Università di Alcalá hanno sondato studenti tra i 12 e i 16 anni, pubblicando poi i risultati sulla rivista Sexuality & Culture. È emerso che i ragazzi conoscono queste piattaforme già a partire dai 12 anni e le vedono come un possibile modo per guadagnare denaro. Le ragazze, in particolare, sono le prime a percepirle come un’opportunità di autonomia economica, mentre i coetanei maschi, pur riconoscendo che le ragazze hanno maggiori probabilità di successo, considerano comunque la piattaforma una possibilità concreta di guadagno.

Di contro, appare inutilmente repressiva e complessa la legge svedese, approvata nel maggio di quest’anno, che assimila chi fruisce di un contenuto a luci rosse custom-made a che acquista sesso da una prostituta. Come la legge sulla prostituzione, i creator non sono perseguibili – come non lo sono le prostitute e chi vende sesso – mentre i clienti possono affrontare una condanna fino a due anni di prigione. I normali video pornografici sono invece liberamente fruibili in Svezia, ma sono i contenuti personalizzati a rappresentare un sostanzioso guadagno supplementare per le/i sex worker su OnlyFans.

Il futuro dell’online sex

TikTok aveva già annunciato già nel 2022 che avrebbe aggiunto una funzione per consentire agli utenti di trasmettere live streaming solo a persone di età superiore ai 18 anni e che gli utenti dovranno avere almeno 18 anni, anziché 16, per poter avviare un live streaming. In teoria, questo doveva servire a impedire ai minori di 18 anni di imbattersi in contenuti ‘vietati ai minori’. Consentendo live streaming ‘solo per adulti’, TikTok si era posto ora in concorrenza con altri siti di streaming porno come MyFreeCams, Camsoda, Chaturbate e, naturalmente, OnlyFans. Ma i risultati non sono stati eclatanti: TikTok ha continuato ad essere visto come una ‘introduzione’ ai contenuti di OnlyFans, più come sex platform a se stante. Per fortuna, bisognerebbe aggiungere, perché altrimenti la cannibalizzazione sarebbe automatica.

Vanno tenuti d’occhio, invece, i siti di adult webcam (o ‘camming’) dove le azioni sono live. Tra questi, Chaturbate è una delle più popolari piattaforme di camming al mondo. Agli utenti non richiede né una registrazione né un abbonamento, perché i performer si esibiscono gratis. Ma è possibile donare mance e premi per incitarli a fare determinate cose (compreso raggiungere l’orgasmo). Un sito del genere si presta a pratiche sempre più estreme, ma il più delle volte mostra la quotidianità più banale: un uomo che si masturba, una ragazza seminuda o una coppia in attesa delle istruzioni, e presumibilmente dei soldi, di chi guarda. Perché acquistando dei token dalla piattaforma, si può chiedere che i modelli eseguano specifiche azioni o spettacoli privati a pagamento al minuto, o ancora attivare dispositivi teledildonici (sex toys controllabili a distanza) indossati dai sex worker. Di questi token, la piattaforma trattiene dal 40 al 50%, il resto va ai modelli che si prestano

E per coloro che si domandassero quale soddisfazione si provi guardando altri inscenare le proprie fantasie, diamo un’occhiata alla classifica USA dei siti di camming: Chaturbate è al secondo posto, con una valutazione di 9,7 su 10; OnlyFans è decimo, con una valutazione, sempre assegnata dagli utenti, di 8 punti. Una nuova pagina si sta forse aprendo nell’universo degli ‘hot video’.

di Massimo Bolchi