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Le star internazionali scelgono i videogiochi per sfuggire alla crisi del cinema?

Un mercato da 184 miliardi di dollari in larga parte inesplorato. La decisione al momento soddisfa tutti: a fronte dei vantaggi per il gaming in termini di popolarità e reputazione, gli attori ottengono l’accesso a un’industria enorme
Movie stars

La notizia ha avuto un risalto notevole nel mondo (ristretto) del cinema italiano: l’attore Luca Marinelli è stato scelto da Hideo Kojima per interpretare un ruolo di primo piano in un video gioco: ‘Death Stranding 2: On the Beach’. Si tratta di uno dei videogiochi più attesi del 2025: il trailer di 10 minuti mostra l’attore romano accanto a star del calibro di Norman Reedus, Elle Fanning, George Miller e Alissa Jung, confermando così il legame sempre più forte tra cinema e videogiochi.

Ma è proprio questo fatto, ormai dato quasi per scontato a livello internazionale – non si contano le star del cinema coinvolte nell’ispirazione o nella realizzazione di gaming di successo – che dà la misura dell’avvenuto capovolgimento di valori quando si guarda al cinema e ai video giochi: il gaming ha un valore di mercato di 184 miliardi di dollari, mentre il box office globale e l’industria musicale valgono rispettivamente 33,9 e 28,6 miliardi di dollari. I dati sono ricavati dal report di Dentsu pubblicati nel ‘2024 State of Gaming’: possono non essere i più recenti, ma le cifre in gioco sono chiare.

Un declino irreversibile delle revenue nel ‘West World’

Lasciando per il momento da parte la musica – qui il rovesciamento del valori è avvenuto in precedenza con le parcellizzazione delle revenue garantite dai servizi di streaming e la preminenza degli eventi del vivo – focalizziamoci invece sull‘industria cinematografica in generale, e e su quella occidentale in particole. Perché sappiamo bene che ormai Bollywood ha superato Hollywood come produzioni, e Nollywood in Nigeria si avvia a seguire l’esempio indiano. Ma i protagonisti dei blockbuster globali rimangono a stelle e strisce, per lo meno nella metà di mondo – sempre più ridotta – accomunato dai valori cosiddetti ‘occidentali’.

E qui le cose semmai vanno ancora peggio: negli USA le vendite di biglietti nazionali si sono attestate a 8,7 miliardi di dollari per l’anno in corso, con un calo del 3,3% rispetto al 2023 (quando i ricavi hanno raggiunto i 9,04 miliardi di dollari) e del 23,5% rispetto al 2019 (quando i ricavi hanno raggiunto gli 11,3 miliardi di dollari), l’ultimo anno normale al botteghino, secondo Comscore. Anche le presenze, che dovrebbero raggiungere circa 800 milioni, sono diminuite rispetto alle vette pre-COVID di circa 1,3 miliardi. È il primo anno post-pandemia in cui gli incassi complessivi non sono migliorati rispetto all’ultimo, anche se i molti esperti attribuiscono ancora la flessione al minor numero di uscite dovute agli scioperi degli attori e degli sceneggiatori del 2023.

L’ascesa dei videogiochi

I videogiochi hanno fatto molta strada dall’uscita di Tron (film del 1982 unanimemente considerato la prima trasposizione filmica di un video gioco) e hanno avuto un impatto su Hollywood ancora maggiore di quanto molti pensassero. Sebbene i videogiochi esistano da decenni, sono diventati una forma di intrattenimento per le masse solo negli ultimi anni. Lo sviluppo degli smartphone ha fatto sì che tutti avessero un mini computer in tasca, consentendo agli sviluppatori di creare giochi che potessero essere giocati in movimento. I primi giochi per cellulari erano giochi di base, occasionali e con una grafica limitata. Negli ultimi anni, tuttavia, la situazione è cambiata. Oggi è disponibile un’ampia gamma di titoli per dispositivi mobili, dai casinò online (il cui tema esula ovviamente da questo articolo) ai titoli AAA, che hanno ben poco da invidiare a quelli per console e per PC.

Nel tentativo di creare i migliori giochi possibili, gli sviluppatori cercano sempre di spingersi oltre il limite quando si tratta di tecnologia. Gli studios spendono una quantità significativa di denaro per la ricerca e lo sviluppo, con il risultato che vengono progettati strumenti innovativi per la creazione di giochi. Questi strumenti di narrazione, comunque, non sono utili solo per creare il prossimo grande successo videoludico, ma possono anche essere adattati alla creazione di film. L’Unreal Engine di Epic ha creato ambienti 3D in tempo reale per Fortnite, una delle serie di giochi più popolari degli ultimi anni, e gli studi cinematografici di Hollywood potrebbero utilizzare l’Epic Engine per creare il prossimo film di successo.

Le prossime sfide del settore cinematografico

Il mercato della produzione cinematografica si trova ad affrontare diverse sfide. Innanzitutto il costo della produzione è una sfida significativa, con la necessità di investire in attrezzature e talenti di alta qualità. La distribuzione è un altro ostacolo, poiché le aziende devono navigare su varie piattaforme per raggiungere il pubblico. L’era digitale porta con sé nuove opportunità ma anche una maggiore concorrenza. I produttori devono adattarsi alle nuove tecnologie e alle preferenze dei consumatori, mantenendo al contempo l’integrità creativa. Inoltre, le questioni normative e i diritti di proprietà intellettuale aggiungono complessità al processo di produzione. In generale, le società di produzione cinematografica devono trovare un equilibrio tra creatività, costi e concorrenza per avere successo in questo mercato.

Le piattaforme di streaming e i servizi di streaming online hanno ulteriormente sconvolto il settore, rendendo possibile la visione di programmi televisivi e film a proprio piacimento. Le case di produzione svolgono un ruolo cruciale nella creazione di questi contenuti, con la scrittura creativa e la musica come componenti essenziali. Ma anche produzioni come Squid Games, che hanno catturato l’attenzione mondiale, mostrano quanto rapidamente si può passare da novità globale a routine, azzerando il potenziale di innovazione e intrattenimento del mercato globale.

Le movie star protagoniste dei videogiochi

Con il crescere delle revenue provenienti dai video giochi, era naturale che anche le stelle del cinema fossero attratte in questo mondo. Abbandonati i ruoli iniziali di doppiatori – Liam Neeson diede la voce al padre del protagonista in Fallout 3 già nel 2008 – il rapporto tra Hollywood e l’industria videoludica si è fatto sempre più stretto negli ultimi anni: Johnny Silverhand di Cyberpunk 2077 ha preso la voce e le sembianze dell’attore Keanu Reeves, forse l’esempio più notevole e recente. Il premio Oscar Rami Malek ha recitato in Until Dawn, l’attore britannico Charles Dance ha doppiato l’imperatore nilfgaardiano in The Witcher 3 e molti altri giochi di prossima uscita stanno cercando di utilizzare il potere delle star cinematografiche internazionali.

Questa tendenza non sembra destinata a scomparire presto, poiché l’industria dei videogiochi continua a crescere e il valore di produzione dei singoli titoli raggiunge livelli senza precedenti. Il successo delle serie televisive Last of Us e The Witcher ha portato le storie dei videogiochi a un pubblico più vasto che mai e potrebbe incoraggiare ancora più i nomi famosi a entrare in gioco l’anno prossimo e, ovviamente, anche oltre. Stelle come David Harbour in ‘Alone in the Dark’; Vin Diesel in ‘Ark 2’; e Jason Isaacs in ‘Baldur’s Gate 3’ sono solo alcuni dei tanti esempi possibili di un mescolamento che in futuro sarà ancora più stretto.

Perché le tecnologie impiegate oggi nello sviluppo dei videogiochi permettono di modellare bene non soltanto il corpo e le movenze dell’attore, ma anche i dettagli e le espressioni del suo viso, mentre ingaggiare attori famosi è utile, nell’ottica dei produttori di video giochi, per attirare l’attenzione dei fan dei diversi protagonisti, contribuendo alla crescente reputazione dei videogiochi come mezzo artistico con una sua dignità, a vantaggio dell’intero mercato. Senza trascurare il fatto che, tra gli oltre tre miliardi e mezzo di giocatori al mondo, che sarà anche il futuro autore del prossimo Star Wars o Indiana Jones: siamo davvero sicuri che sarà in cinema la sua prima scelta quando vorrà realizzarlo? Per il momento, comunque, la decisione soddisfa tutti: a fronte dei vantaggi per il gaming in ternini di popolarità e reputazione, gli attori ottengono l’accesso a un’industria enorme e a milioni di appassionati di videogiochi, diversificando le così proprie rendite.

Ma che cosa accaderà quando l’AI farà appieno il suo vero debutto nel mondo del gaming? “Non succederà nulla”, secondo Hideo Kojima, perché i videogiochi avranno sempre bisogno di un’anima: serviranno esseri umani veri che provino emozioni umane vere, è stata la sua risposta a un domanda sul crescente iperrealismo delle CGI e dei video digitali. Speriamo che abbia ragione lui, ma è lecito dubitarne.