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Il nostro Paese ci fa o ci è? Veniamo subito al tema. Quanto ritenete importante la comunicazione per sostenere le sorti di un brand? E dell’Italia? Allora perché con tempestività incredibile divulghiamo dati pessimi, senza analisi adeguate, proprio in concomitanza di eventi che dai medesimi trovano solo svantaggio? Albert Redusa Levy, Go Up Communication, indignanto per quanto uscito a fonte Istat relativamente al turismo in periodo Bit, invita tutti a una riflessione

In una lettera inviata alla redazione, infatti, allarga il suo pensiero all’intero mondo della comunicazione, puntando il dito direttamente contro fonti e media. Il tutto nasce a seguito della lettura della pubblicazione degli ultimi dati Istat, ovviamente ripresa da molte testate.

Per lui assolutamente opinabile. Sia dal punto di vista dell’analisi fatta sui dati, che della pubblicazione dei medesimi, distonica rispetto all’interesse nazionale. Questione, comunque controversa. Per questo abbiamo voluto coinvolgervi, invitandovi a dire la vostra, attraverso un commento direttamente sul sito, o scrivendoci a redazione@youmark.it. Nessuno meglio di chi si occupa di comunicazione, infatti, può aiutare a capire dove, se e come si stia sbagliando.

Ed ora, il Redusa Levy pensiero:

“Ho letto con attenzione l’articolo, mi spiace che in occasione del salone del Turismo di Milano che ha aperto ieri, della manifestazione organizzata in Palazzo Isimbardi per Expo, della conferenza stampa SEA a Malpensa, della serata Egitto, ecc,  si parli in negativo del turismo outgoing.

O l’articolo è stato sponsorizzato dal Ministro Bray che dice di fare le vacanze in Italia (come diceva Mussolini), o forse è l’ennesima scivolata della stampa italiana, cui piace parlare in negativo di un settore che garantisce lavoro a tanta gente, non solo a noi agenzie di comunicazione e rp. Effettivamente, ci sono catene alberghiere (il numero dei dipendenti e dell’indotto è esorbitante), agenzie viaggi (circa 12.000), tour operator per circa 18.000 dipendenti. Senza dimenticare di citare le concessionarie di pubblicità e le testate stesse, per cui le pagine di pubblicità, così come gli spot, gli inserti, le pianificazioni web, quelle radio, ooh, ecc, che arrivano dall’estero sono sicuramente importanti.

Pensate che l’operatore estero che legge quei dati Istat continui ad investire nel nostro Paese? Come dare torto a una conseguente riduzione degli impegni? Ricordate che già la situazione è che se un Paese straniero, un vettore o altro, investono sulla nostra Italia, mediamente ci riservano il 10% del loro budget, se non meno. Alla Germania va il 45%, Uk 30%, e così via. E sono percentuali vere, credetemi, lo testiamo quotidianamente grazie alla nostra appartenenza a due network specializzati nel settore.

Insomma, la mia indignazione nasce soprattutto dal fatto che dati negativi, solo in parte veritieri e comunque poco analizzati nei termini ( il famoso concetto dei 60milioni di polli consumati in Italia determina che ogni italiano mangia un pollo), non aiutano il Made in Italy a emergere e vengono buttati sul pavé della comunicazione in un momento delicato sia per gli eventi in corso (vi dice nulla la Bit?) che per il periodo che l’Italia sta vivendo. Sono certo che in altri Paesi Europei si sarebbe in ogni caso più accorti. Senza dimenticare che andrebbe urlato quanto gli italiani siano tra i maggiori big spender in viaggio, cosa che susciterebbe sicuramente attenzione e interesse in molti mercati”.