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Federico Faggin: l’AI non capisce niente. Passa da simbolo a simbolo

Chi capisce, invece, arriva al significato. E chi capisce è la coscienza. In occasione della prima Assemblea nazionale della Grateful Foundation, Oscar di Montigny intervista Federico Faggin

Ve ne abbiamo già parlato inerentemente al racconto dei contenuti più salienti emersi nell’Assemblea romanatenutasi lo scorso 18 settembre, ma vista la crucialità del tema ci è sembrato importante diffondere l’intervista che in quell’occasione Oscar di Montigny fece e Federico Faggin. Ascoltatela. La sensazione è di capire istintivamente, quasi epidermicamente, ogni concetto. Ma poi, almeno per noi è così, occorre tornare e ritornare su quelle parole per essere in grado di farsene portavoce. Faggin parla della possibilità di un nuovo Rinascimento, che dovrebbe partire dalla capacità di unire scienza e spiritualità. Simboli e significati. Di educare, non solo istruire. L’educazione, infatti, ha a che fare con il significato, quindi con la comprensione, con la coscienza. L’istruzione, invece, è quando la persona sa fare quello che le abbiamo insegnato a ripetere.

L’AI procede per simboli

Ma i simboli sono semplicemente una struttura materiale a cui noi affidiamo il compito di portare un significato. Il significato, quindi, non è nel simbolo. Il significato è nella coscienza che riconosce il simbolo. La scienza ha definito l’informazione come logaritmo della probabilità che un simbolo si manifesti, indipendentemente dal significato del medesimo. Ha usurpato la parola informazione, dando soltanto il simbolo, non il significato.

Chi è Federico Faggin

Nato a Vicenza nel 1941, è tra i protagonisti della rivoluzione digitale: negli Stati Uniti progettò il primo microprocessore della storia (Intel 4004, 1971) e contribuì allo sviluppo delle tecnologie MOS e di numerosi microchip che hanno reso possibile l’informatica moderna. Dopo una carriera di successi imprenditoriali e riconoscimenti internazionali (tra cui il prestigioso ‘National Medal of Technology and Innovation’ conferitogli da Barack Obama nel 2010), ha orientato le sue energie a una nuova frontiera: la natura della coscienza.Oggi la sua ricerca ruota attorno a una domanda cruciale: come può la scienza, che si limita a descrivere l’aspetto esteriore della realtà, integrare l’esperienza interiore? La risposta, sostiene, passa dalla capacità di distinguere il simbolo dal significato e di riconoscere che la coscienza non è un epifenomeno della materia, ma la vera sorgente di senso.