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Donald Trump annuncia a Fox News: “Trovato l’acquirente USA per TikTok”. Ma la Cina è contraria

La domanda è: si ripeterà quanto già visto nel 2020, con gli USA ridotti ad accontentarsi di un piuttosto fumoso ‘Project Texas’ per la gestione dei dati degli utenti statunitensi, senza alcuna cessione della proprietà e del controllo dell'algoritmo?
TikTok USA

Il presidente degli Donald Trump ha dichiarato ieri sera, in un’intervista a Fox News, che il governo USA ha trovato un acquirente per TikTok, che rivelerà “tra circa due settimane”, confermando piuttosto ovviamente in un’intervista a Fox News che “si tratta di un gruppo di persone molto ricche”, aggiungendo: “Penso che probabilmente avrò bisogno dell’approvazione della Cina, ma credo che il presidente Xi sarà d’accordo”.

Un annuncio a sorpresa

Lo scorso anno TikTok aveva ricevuto l’ordine, confermato anche dalla Corte Suprema, di trovare un nuovo proprietario per la sua attività negli Stati Uniti, pena il divieto di operare, dopo che alcuni politici hanno espresso il timore che dati sensibili sugli americani potessero essere trasmessi al governo cinese, nonostante le smentite in tal senso della proprietà dell’app video, Bytedance, che aveva ripetutamente negato tali possibilità.

Inizialmente la app aveva tempo fino al 19 gennaio, secondo l’originale decreto presidenziale firmato dal predecessore di Trump, Joe Biden, per trovare un acquirente e molti utenti erano rimasti sorpresi quando l’app era andata in blackout per diverse ore alla scadenza di tale termine, prima di essere ripristinata come conseguenza della proroga concessa da Biden in considerazione del fatto che il giorno successivo sarebbe entrato in carica come Presidente Donald Trump.

Da quel momento si sono succedute le proroghe, vista l’impossibilità di trovare un acquirente gradito al governo cinese e la non volontà da parte cinese di cedere o aprire la proprietà dell’algoritmo di raccomandazione, il vero punto forte di TikTok, che è stato aggiunto di recente da Pechino alla sua lista di controllo delle esportazioni, richiedendo che la cessione o la vendita dell’algoritmo di TikTok sia sottoposta alla sua procedura amministrativa di concessione governativa.

Tre proroghe consecutive della decisione finale

Le tre proroghe firmate da Trump – tre mesi per volta, l’attuale scade il 17 settembre 2025 – suggeriscono un tentativo di guadagnare tempo, forse nella speranza di un accordo più favorevole o per valutare l’impatto politico del ban. Ma sopratutto è da considerare l’enorme base di utenti di TikTok negli Stati Uniti (oltre 170 milioni) e la sua crescente importanza come piattaforma politica e di comunicazione. Trump stesso ha aperto un account su TikTok e ha accumulato milioni di follower, riconoscendo il suo potenziale per raggiungere un elettorato più giovane e per la sua campagna.

Tra i potenziali acquirenti a cui ha accennato Trump si vocifera che ci siano la superstar di YouTube Mr Beast, la startup AI search Perplexity AI e Kevin O’Leary, un investitore canadese, cofondatore e presidente di O’Leary Funds e cofondatore di Softkey.

La posizione cinese rimane fortemente critica

Al riguardo, il Global Times, l’organo ufficioso, in inglese, del PCC, ha pubblicato oggi che il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, alla domanda se la Cina fosse a conoscenza di chi sia coinvolto in una potenziale acquisizione di TikTok e, nel caso, se approverà l’accordo, ha dichiarato che la Cina ha ripetutamente affermato la sua posizione di principio sulla questione facendo riferimento a quanto espresso ad aprile scorso: “la Cina gestirà la questione in questione in conformità con le leggi e i regolamenti cinesi. Gli Stati Uniti devono garantire un ambiente aperto, equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi nel loro Paese”. Un ‘no’ solo leggermente addolcito dalla questione ancora aperta dei dazi alle esportazioni cinesi negli USA.

In assenza di un atto di forza da parte degli USA, piuttosto improbabile vista la posizione negoziale assunta finora da Trump, il rischio molto concreto è che si ripeta quanto già visto nel 2020 e anni seguenti. Alle offerte di Microsoft, prima, e di Oracle, dopo, di acquistare TikTok USA, Canada e nuova Zelanda, hanno fatto seguito le risposte negative di Bytedance, spalleggiata dal governo cinese, e ci si è ridotti ad accontentarsi un piuttosto fumoso ‘Project Texas’ per la gestione dei dati degli utenti statunitensi, senza alcuna cessione della proprietà e del controllo, tanto meno dell’algoritmo di raccomandazione.

di Massimo Bolchi