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DeepSeek sotto accusa per censura, propaganda e problemi di privacy dei dati

Intanto in Italia l'app non è più disponibile sugli app store di Apple e Android, mentre il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una richiesta di informazioni alle società cinesi che forniscono il servizio.
deepseek

DeepSeek, la piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata dalla Cina, ha scatenato polemiche internazionali per le accuse di censura, propaganda, sorveglianza digitale. Sebbene sia stato presentato come un importante progresso tecnologico, lo strumento di intelligenza artificiale è stato accusato di sopprimere discussioni sensibili, raccogliere dati personali e promuovere le narrazioni ‘a senso unico’ del Partito Comunista Cinese. Il governo statunitense, in particolare, starebbe esaminando le implicazioni per la sicurezza nazionale, rivelando che alcuni rami dell’esercito lo hanno già bandito. Anche l’Unione Europea si starebbe muovendo nella stessa direzione.

Da dove siamo partiti

DeepSeek R1 ha fatto scalpore battendo ChatGPT nei download dall’app store di Apple negli Stati Uniti a pochi giorni dal suo lancio. Il rapido successo ha avuto ripercussioni sulle quotazioni dei titoli tecnologici coinvolti nello sviluppo dell’AI, tra cui i produttori di chip e i fornitori di chatbot rivali.

Il Garante privacy chiede informazioni a DeepSeek

Intanto in Italia l’app DeepSeek non è più disponibile sugli app store. Il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una richiesta di informazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek, sia su piattaforma web sia su App.

L’Autorità, considerato l’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia, ha chiesto alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina.

Il Garante, inoltre, ha chiesto alle società che tipo di informazioni vengano utilizzate per addestrare il sistema di intelligenza artificiale e, nel caso in cui i dati personali siano raccolti attraverso attività di web scraping, di chiarire come gli utenti iscritti e quelli non iscritti al servizio siano stati o vengano informati sul trattamento dei loro dati.

Entro 20 giorni le società dovranno fornire all’Autorità le informazioni richieste.

Le accuse di OpenAI

OpenAI ha affermato di avere prove che DeepSeek sia stato in qualche modo ‘allenato’ da ChatGPT, violando in questo modo la proprietà intellettuale. L’azienda  ha dichiarato infatti al Financial Times di aver visto alcune prove di ‘distillazione’, che sospetta provengano proprio da DeepSeek. La distillazione, per dirla in breve, avviene quando un modello più piccolo impara da un altro modello più grande ‘rubandone’ la conoscenza e questo è proprio ciò che sarebbe successo secondo molti esperti.

Intanto, fonti dell’ultim’ora affermano che alcuni degli azionisti ai vertici di OpenAI, avrebbero liquidato importanti quote azionarie in loro possesso. Tra questi anche l’Executive vice President Ajay Puri e la CFO Colette Kress.

Che inizi l’apocalisse…

di Monica Gianotti