La settimana scorso avevamo pubblicato la prima parte di un articolo che elencava i progressi, spesso sottovalutati o non pubblicizzati a sufficienza, della Cina nel quantum computing, dove avevamo indicato le aree in cui l’ex-Impero di Mezzo è più all’avanguardia (cioè le TLC e le applicazioni militari) alla pari o addirittura davanti agli Stati Uniti, l’altro concorrente in quest’ambito. In Cina gli investimenti statali sono finalizzati alle esigenze della Nazione, mentre in USA i privati non possono non rincorrere quelle applicazioni che garantiscono la redditività maggiore: questo da solo può spiegare alcune delle differenze che esamineremo più avanti.
Si inizia con le facial recognition e il cloud
L’uso della tecnologia di riconoscimento facciale in Cina e la diffusione globale delle telecamere di sorveglianza cinesi rappresentano due facce della stessa medaglia: la leadership tecnologica di Pechino nella sorveglianza digitale e le sue profonde implicazioni etiche, di privacy e di sicurezza nazionale a livello globale.
L’uso più controverso è l’integrazione di questa tecnologia nel Sistema di Credito Sociale (Social Scoring), che monitora e valuta il comportamento dei cittadini, limitando le loro opportunità (ad esempio, l’accesso a viaggi o servizi) in base al loro ‘punteggio sociale’: l’uso massivo da parte dello Stato solleva gravi preoccupazioni sulla mancanza di consenso e sul diritto individuale alla riservatezza. Mentre la tecnologia diventa così un pilastro della repressione e del monitoraggio mirato di gruppi etnici minoritari (come gli Uiguri nello Xinjiang) e di attivisti politici, rendendo estremamente difficile qualsiasi forma di dissenso, di fronte alle centinaia di milioni di telecamere che riprendono ogni singolo gesto di un individuo
Il tutto basato su data server di Alibaba, di Huawei, di Tencent e di moltissimi altri: la Cina ha attualmente gran parte dei suoi cloud inutilizzati e li sta vendendo – come utilizzo si intende – ai Paesi del Golfo o del Sud Asiatico, mentre sta cercando ‘aperture’ ovunque sui mercati occidentali. Altro che Microsoft che per le proteste dei propri dipendenti ha sciolto l’accordo su Azure con l’IDF per i fatti di Gaza. O i regolamenti, dal GDRP all’AI Act, della UE.
La reazione occidentale: troppo poco e troppo tardi
Le aziende cinesi, in particolare Hikvision e Dahua, tra i maggiori produttori mondiali di telecamere di sorveglianza, hanno già installato i propri dispositivi in uffici governativi, infrastrutture critiche, città e basi militari in decine di paesi, compresi membri della NATO (come l’Italia, il Regno Unito e gli Stati Uniti), grazie ai prezzi estremamente competitivi. Ricorda qualcosa?
L’esportazione di queste tecnologie (spesso connesse a smart city o sistemi di comando centralizzati) è vista come un’esportazione del modello di sorveglianza cinese, che può potenziare regimi autoritari in altre parti del mondo, fornendo loro gli strumenti per monitorare e reprimere i propri cittadini. Diversi paesi – Stati Uniti, Regno Unito e Canada tra gli altri – hanno intrapreso azioni per vietare o rimuovere le apparecchiature di sorveglianza da edifici governativi e siti sensibili.
La preoccupazione principale è che il governo cinese possa sfruttare queste telecamere come punti di accesso per lo spionaggio o la raccolta di intelligence. Le leggi sulla sicurezza nazionale in Cina possono obbligare le aziende a cooperare con i servizi segreti statali, alimentando i timori di backdoor o vulnerabilità nascoste nel software.
In più il Quantum Computing (QC) e i Data Center sono un’intersezione tecnologica in rapida evoluzione, destinata a rivoluzionare il mondo del calcolo e delle infrastrutture che lo supportano. In sintesi, il Quantum Computing è visto come un potente complemento al calcolo classico e i data center cinesi stanno già sperimentano le prime applicazioni pratiche.
Il Qbit all’attacco della crittografia ‘military grade’ AES-256
Già quasi un anno fa, i ricercatori della Shanghai University, utilizzando un computer quantistico D-Wave, hanno eseguito quello che è stato definito il primo attacco quantistico riuscito su algoritmi di crittografia ampiamente utilizzati, rappresentando così una ‘minaccia reale e sostanziale’ per settori come quello bancario e militare, come aveva riportato a suo tempo dal Chinese Journal of Computers, una rivista accademica gestita dalla China Computer Federation (CCF). Il D-Wave usato dall’Università è canadese, e possiede un numero limitato di qbit: non è riuscito a infrangere il sistema di crittografia, ma è più vicino a farlo rispetto a quanto ottenuto in precedenza.
I ricercatori suggeriscono che ulteriori sviluppi potrebbero portare ad attacchi quantistici più potenti, e la Cina ha comunicato tre mesi fa il lancio di un quantum computer da 1.000 qbit, l’ESQ engine 2.0, definito dal produttore QuantumC ‘un salto quantico’.
Se valutiamo che una delle obiezioni all’avvenuta decodifica è stata che se la Cina avesse veramente violato l’AES-256, probabilmente non lo avrebbe annunciato, ma avrebbe sfruttato il vantaggio informativo senza rivelare la sua reale capacità, visto che dopo l’annuncio è calato il silenzio, sarebbe opportuno che questo avvenimento agisca come da catalizzatore per i governi e le aziende occidentali, spingendoli ad accelerare la migrazione verso la Crittografia Post-Quantistica (PQC), sistemi progettati per resistere agli attacchi quantistici.
Il QC, infatti, presenta una sfida/opportunità per la sicurezza dei dati nei Data Center, perché algoritmi quantistici, come l’Algoritmo di Shor, sono teoricamente in grado di decifrare in modo efficiente i metodi di crittografia a chiave pubblica attualmente utilizzati (come RSA ed ECC), rendendo vulnerabili i dati crittografati conservati nei Data Center.
Di conseguenza la ricerca occidentale dovrebbe concentrarsi sulla Crittografia Post-Quantistica e sulla Crittografia Quantistica per sviluppare protocolli crittografici resistenti agli attacchi dei futuri computer quantistici, un aspetto cruciale per la sicurezza delle tlc.
I prototipi di armamenti sono superati nell’era quantistica
I prototipi quantistici militari cinesi non sono armi da fuoco, ma prototipi di calcolatori e sensori che, una volta pienamente sviluppati, sono destinati a diventare la spina dorsale della guerra di prossima generazione, garantendo a Pechino superiorità sia nella difesa delle proprie comunicazioni, sia nell’offensiva di decrittazione e di targeting.
Quest’ultima abbiamo già detto, ma la Cina è attualmente anche il leader mondiale nella comunicazione quantistica: ha lanciato il satellite Micius (o QUESS – Quantum Experiments at Space Scale) e ha costruito la più estesa rete terrestre di QKD (per la distribuzione quantistica di chiavi), assicurandosi così una segretezza operativa totale (la cosiddetta ‘inviolabilità digitale’) per il comando e controllo del PLA (People Liberation Army) in qualsiasi scenario di conflitto.
Infine l’altro ambito in cui la Cina sta investendo enormemente per ottenere un vantaggio tattico è il Quantum Sensing, cioè lo sviluppo di sistemi di navigazione inerziale ultra-precisa per sottomarini, aerei e missili. Questi sistemi non si affidano al GPS/GNSS (che può essere disturbato o disabilitato in guerra), garantendo che i veicoli e i missili cinesi mantengano la loro rotta con precisione millimetrica.
Ultimo ma non meno importante, il rilevamento Stealth: attraverso il miglioramento dei sistemi radar e sonar, si sarà in grado di rilevare obiettivi stealth (come aerei e sottomarini di ultima generazione) che i sistemi classici non vedono. Una vera e propria rivoluzione, a firma cinese.
La divaricazione del mercato quantistico cinese
La Cina continuerà a concentrare risorse su hub come Hefei, che negli ultimi anni si è affermata come un centro di innovazione di rilevanza mondiale; le imprese private sopravviveranno purché si allineino alle priorità strategiche, con possibili fusioni/acquisizioni e trasferimenti di asset dalle big tech agli enti statali, accelerando lo sviluppo e la produzione interna di componenti critici, riducendo così la dipendenza da fornitori occidentali.
Al contrario, vista la sua prevalenza globale nel mercato QKD, si supererà l’ambito militare di applicazione, fornendo a banche, enti governativi e operatori telco una versione civile delle proprie soluzioni militari e i servizi commerciali in cloud-QPU, da utilizzare principalmente per la ricerca e le industrie strategiche.
L’internazionalizzazione selettiva e le alleanze alternative, infine, rappresentano un ultimo aspetto, non meno importante: l’apertura di ‘canali’ quantistici verso partner geopolitici (BRICS, alleanze tecnologiche alternative) per esportare infrastrutture QKD e servizi quantistici, bilanciando la sua limitata cooperazione e la crescente concorrenza con Occidente.
di Massimo Bolchi
immagine di apertura creata dall’AI Chat Gpt 4.o