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Channel 4 fa la storia con il primo conduttore Tv generato con l’AI (e nessuno se ne accorge)

Nel documentario Dispatches - Will AI Take My Job?, la rete britannica rivela solo alla fine che la conduttrice, presente in tutte le scene, era interamente digitale, creando un esperimento sorprendente tra tecnologia e giornalismo

Un volto credibile, una voce calda, lo sguardo diretto in camera. Per gran parte del documentario Will AI Take My Job?, andato in onda il 20 ottobre su Channel 4, il pubblico britannico ha seguito quella che sembrava una normale inchiesta di Dispatches sulla rivoluzione dell’automazione. Scene girate in location diverse, interviste, narrazione scorrevole. Nulla di sospetto. Fino al colpo di scena finale: la conduttrice che aveva guidato lo spettatore per un’ora non esisteva. Era interamente generata da intelligenza artificiale: volto, voce, gesti, persino i movimenti del corpo.

Digital humans sempre più realistici

Channel 4 ha così scritto una piccola pagina di storia televisiva: è la prima emittente britannica a mandare in onda un presentatore completamente virtuale, frutto della collaborazione fra Kalel Productions e il brand di moda digitale Seraphinne Vallora, specializzato nella creazione di ‘digital humans’ realistici.

Il team ha utilizzato prompt e modelli di generazione per creare una figura capace di sostenere un’intera conduzione televisiva, con una naturalezza quasi inquietante. Solo nel finale arriva la rivelazione, con il messaggio che l’AI stessa pronuncia in camera: “AI is going to touch everybody’s lives in the next few years. And for some, it will take their jobs. Maybe even TV presenters like me. Because I’m not real”.

Il senso dell’esperimento

Non si è trattato di un esperimento casuale. Il documentario indaga come l’automazione e l’intelligenza artificiale stiano trasformando il lavoro, dal settore medico a quello legale, passando per la musica e la moda. Secondo i dati citati nel programma, quasi tre quarti dei manager britannici hanno già introdotto l’AI in compiti un tempo riservati a esseri umani.

In questo contesto, sostituire il presentatore con un’AI non è solo una trovata mediatica, ma una dimostrazione concreta del tema stesso dell’inchiesta.

Come ha dichiarato Louisa Compton, Head of News and Current Affairs di Channel 4: “Non faremo dell’AI Presenter un’abitudine: il nostro focus resta sul giornalismo verificato e imparziale. Ma questo esperimento ricorda a tutti quanto sia facile ingannare gli spettatori e quanto potente sia la tecnologia che stiamo maneggiando”.

Adam Vandermark, Commissioning editor di Channel 4, ha aggiunto: “L’IA non può ancora sostituire un vero giornalista investigativo. O forse sì? È troppo presto per dirlo. Ma vedere un conduttore immaginario raccontare una storia così reale è, di per sé, una rivelazione”.

E mentre Nick Parnes, Ceo di Kalel Productions, ammette che “ogni settimana diventa più economico scegliere un presentatore AI rispetto a uno umano”, resta il nodo etico e professionale: quanto questa efficienza rischia di costarci in termini di fiducia, autenticità, occupazione?

Una rivoluzione sotto controllo (per ora)

Channel 4 ha voluto precisare che l’esperimento rispetta pienamente le sue linee guida etiche sull’uso dell’intelligenza artificiale, che impongono la trasparenza verso il pubblico. La rivelazione finale non è solo un colpo di scena, ma un atto dovuto: informare gli spettatori su cosa è reale e cosa no.

Resta, però, la sensazione di aver assistito a qualcosa che anticipa il futuro dell’intrattenimento e dell’informazione. Se oggi un conduttore virtuale è ancora una curiosità, domani potrebbe diventare routine – e forse, un giorno, indistinguibile da un volto vero.