Dopo mesi di pressioni regolamentari e una maxi-multa da 500 milioni di euro, Apple ha ufficialmente annunciato una revisione significativa delle politiche dell’App Store in Europa, con l’obiettivo di conformarsi al Digital Markets Act (DMA) dell’Unione Europea. Le nuove regole, annunciate il 26 giugno 2025, segnano un punto di svolta per l’ecosistema digitale del colosso di Cupertino nel Vecchio Continente, ma lasciano aperti scenari conflittuali con la Commissione Europea.
Un cambio di rotta (parziale)
Le modifiche riguardano in primis la libertà degli sviluppatori di promuovere e indirizzare gli utenti verso metodi di pagamento esterni, inclusi link a siti propri, store alternativi o webview integrati. Un cambiamento epocale rispetto alle storiche restrizioni imposte da Apple, che da anni esercitava un ecosistema chiuso e centralizzato.
Ma non è tutto. Gli sviluppatori potranno utilizzare linguaggio promozionale libero, senza dover più attenersi alle linee guida imposte da Apple. Saranno inoltre autorizzati a distribuire app anche tramite store alternativi, grazie a nuove API introdotte con iOS 17.4 – disponibile solo per gli utenti UE – che aprono le porte a browser non-WebKit, app store indipendenti e nuovi metodi di pagamento.
Una nuova architettura delle commissioni
Contestualmente, Apple ha introdotto una nuova struttura tariffaria a più livelli, pensata per “mantenere l’equilibrio tra apertura del mercato e sostenibilità della piattaforma”:
- Initial Acquisition Fee: 2% sui primi sei mesi di un nuovo abbonamento, esentati i piccoli sviluppatori.
- Store Services Fee: 5% (Tier 1) per chi usa solo servizi essenziali Apple, 13% (Tier 2), ridotta al 10% per PMI o abbonamenti di lunga durata.
- Core Technology Commission (CTC): 5% su ogni acquisto effettuato tramite link esterni, che sostituisce l’ormai abbandonata ‘Core Technology Fee’ (0,50 € per installazione oltre 1 milione di download).
Le nuove tariffe entreranno in vigore completamente entro il 1° gennaio 2026, ma sono già operative per chi adotta i nuovi termini.
Tensione aperta con la Commissione Europea
Se da un lato Apple dichiara di aver rispettato la scadenza UE ed evitato nuove sanzioni, dall’altro la partita normativa è tutt’altro che chiusa. La Commissione ha comunicato che sta valutando la reale efficacia delle modifiche, coinvolgendo terze parti e operatori del settore, e Apple ha già annunciato ricorso formale contro alcune richieste definite “sproporzionate”.
Secondo la stessa Apple: “La Commissione Europea sta chiedendo una serie di cambiamenti aggiuntivi all’App Store. Non condividiamo queste richieste e faremo appello”.
Musica e streaming: più libertà per Spotify & co.
Uno dei settori più direttamente toccati dalle nuove policy Apple è quello dello streaming musicale. Grazie alla nuova funzione chiamata Music Streaming Services Entitlement, le app attive nello Spazio Economico Europeo (SEE) – come Spotify, Deezer e Tidal – potranno ora mostrare liberamente prezzi, offerte e link esterni per l’acquisto di abbonamenti, bypassando le storiche limitazioni imposte da Apple.
Questa novità arriva dopo la pesante multa da 1,8 miliardi di euro inflitta ad Apple dalla Commissione Europea nel marzo 2024 per abuso di posizione dominante proprio nel mercato musicale digitale. All’epoca, Spotify aveva denunciato la totale impossibilità di comunicare agli utenti la possibilità di abbonarsi al servizio a un prezzo inferiore al di fuori dell’App Store.
Con l’introduzione dell’entitlement, le piattaforme possono finalmente comunicare in modo trasparente e indirizzare gli utenti verso i propri siti per completare l’acquisto – a patto, però, di accettare commissioni fino al 27% imposte da Apple sui pagamenti esterni.
Cosa cambia per il mercato digitale
Per sviluppatori, utenti e aziende europee, si tratta di un cambiamento storico. L’apertura dell’ecosistema Apple, anche se limitata territorialmente, potrebbe avere rilevanti conseguenze su modelli di business, marketing funnel e customer journey, fino a oggi fortemente vincolati dalle logiche della piattaforma.
Sarà ora possibile costruire esperienze di conversione e upselling esterne all’App Store, integrare pagamenti diretti, e comunicare con maggiore libertà – con vantaggi tangibili anche per brand e agenzie che operano con app native.
Ma rimane il nodo principale: Apple, pur adeguandosi formalmente al DMA, mantiene ferma la propria visione di un sistema operativo chiuso e fortemente controllato, sostenendo che aperture più radicali comprometterebbero sicurezza, privacy e qualità dell’esperienza utente.