Come fare a tradurre il proprio purpose ‘Creativity for Humans’ in progetti dall’impatto sociale, capaci di migliorare la vita delle persone? AD STORE da anni porta avanti questo impegno e dopo Welcome, che ha fatto della comunicazione la prima forma di integrazione, e dopo The Type Face, che trasforma la disabilità in abilità, il 2025 ha voluto portare la creatività nelle carceri.
Obiettivo, popolare di messaggi gli spazi interni comuni dei 10 carceri di Emilia-Romagna e Marche rivolti ad ogni attore coinvolto: detenuti in primis, polizia penitenziaria e amministratori penitenziari, operatori sanitari, operatori scolastici e universitari, referenti degli enti locali e regionali, volontari delle associazioni.
Prima azione è stata la firma di un protocollo d’intesa con il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Emilia-Romagna e Marche, in collaborazione con il Garante regionale dei detenuti dell’Emilia-Romagna, per una collaborazione che avrà durata triennale. Da qui, è nato un percorso in più step, che ha visto inizialmente il team Ad Store al centro di laboratori formativi con il Garante regionale dei Detenuti per poi partecipare a visite negli istituti penitenziari nei quali il team dell’agenzia ha potuto incontrare anche carcerati coinvolti in percorsi trattamentali. Solo a questo punto, è stato avviato il processo creativo per l’ideazione della campagna.
La campagna
Il concept della campagna nasce dalla consapevolezza di come l’ambiente carcerario venga troppo spesso identificato come un non-luogo, in quanto portatore di messaggi di chiusura, solitudine e distacco emotivo. La necessità individuata è stata quella di adottare un linguaggio credibile, empatico e capace di raggiungere una comunità variegata e con prevalenza di detenuti stranieri e di varie nazionalità.
Da qui, la scelta di utilizzare un linguaggio universale e potente, capace di superare barriere linguistiche e culturali: quello del tatuaggio. Spesso considerato simbolo di un passato criminale o di appartenenza a bande, il tatuaggio vuole invece qui diventare segno di rinascita e consapevolezza, un messaggio personale e collettivo che unisce e supera i pregiudizi. Con questo stile, l’agenzia ha realizzato una serie di messaggi che saranno al centro di poster, vetrofanie ed altri materiali che saranno distribuiti in tutti 10 istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna, coinvolgendo 3800 detenuti di cui il 4% donne e la metà straniera.
I messaggi
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Prevenzione del suicidio, con messaggi di supporto emotivo;
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Educazione e recupero, per incentivare la partecipazione ai percorsi trattamentali;
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Tutela della salute, per contrastare pratiche dannose come la produzione artigianale di alcol;
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Diritti e convivenza, per rafforzare il rispetto reciproco e il contrasto ai pregiudizi;
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Volontariato, per favorire il coinvolgimento della comunità esterna nei percorsi di reinserimento sociale.
Per dare forza al progetto, Ad Store ha scelto di coinvolgere il tatuatore Antonio Serreli, in arte Anse, dello studio Mörk Tattoo.
Un impegno condiviso
Il progetto è stato presentato dalla Presidente di Ad Store Natalia Borri insieme al giornalista Rai Luca Ponzi, presso la sede dell’agenzia, alla presenza di rappresentanti istituzionali tra cui Silvio Di Gregorio, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Regione Emilia-Romagna e Marche; Roberto Cavalieri, Garante per i detenuti dell’Emilia-Romagna, Massimo Fabi, Assessore Politiche per la Salute dell’Emilia-Romagna ed Ettore Brianti, Assessore Politiche Sociali del Comune di Parma. Hanno portato i loro saluti e il sostegno al progetto, il sindaco di Parma Michele Guerra e l’assessora regionale al Welfare, Terzo settore, Politiche per l’infanzia e scuola Isabella Conti.
“La comunicazione e la creatività sono la nostra vocazione e la nostra forza. Per questo desideriamo metterla a disposizione delle comunità e dei valori in cui crediamo: inclusione, integrazione e uguaglianza. Questo ci permette di sviluppare progetti e campagne di comunicazione che generano un impatto reale nella vita delle persone, diventando veicoli di una creatività positiva capace di innescare un cambiamento”, dichiara nella nota Natalia Borri, Presidente e Chief Creative Officer Ad Store
E Carlotta Varga, Chief Happiness Officer, aggiunge: “La forza di questo progetto è la sua capacità di mettere insieme volontariato aziendale, welfare e obiettivi ESG, attraverso creatività, comunicazione e partecipazione. Ancora una volta in Ad Store vogliamo mettere al centro le persone: non solo le nostre, vero motore e protagoniste di questo percorso, ma le persone più fragili insieme a quelle capaci di mettere in campo il cambiamento”.
“Spesso si dimentica che in un carcere convivono centinaia di persone di cultura, etnia e usanze differenti. A questa complessità si aggiungono le molteplici professionalità che nel carcere operano. Un progetto di comunicazione è quello che manca nella Comunità penitenziaria che ha bisogno, nella sua complessità, di riconoscersi in messaggi e principi che diventano facilitatori di coesione e di convivenza”, commenta Roberto Cavalieri, Garante regionale per i detenuti dell’Emilia-Romagna.
“La strategia comunicativa è una risorsa fondamentale nella vita moderna. Consente di raggiungere tutti, di creare inclusione, di valorizzare idee e persone. In carcere una comunicazione strategica è un valore aggiunto perché restituisce umanità nella misura in cui è rivolto ad ogni uomo riconoscendolo portatore di diritti e contestuali doveri. Perché lo coinvolge e lo sprona ad assumersi la responsabilità di scrivere ogni giorno pagine della sua storia al servizio del superiore bene collettivo”, sottolinea Silvio Di Gregorio, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Regione Emilia-Romagna e Marche.
“Il progetto è un importante tassello nel riconoscimento del carcere come luogo di umanità, ma anche di possibile cambiamento. Crediamo fermamente che la salute, nel suo senso più esteso di salute fisica, mentale e sociale, sia un diritto di tutte le persone, comprese quelle detenute. Portare messaggi di prevenzione, inclusione e corretti stili di vita negli Istituti penitenziari significa rafforzare il senso di dignità e promuovere percorsi reali di reinserimento sociale”, conclude Massimo Fabi, Assessore regionale Politiche per Salute.
