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Addio a Giorgio Armani: dalla moda al cinema saper comunicare (a tutti) con stile

In un tempo che spesso confonde visibilità con rumore, ci ha insegnato che la vera grandezza sta nella misura e nella consistenza
Giorgio Armani

‘Si è spento serenamente circondato dai suoi cari’, così il Gruppo Armani ha dato notizia della scomparsa di Re Giorgio. Lo stilista aveva 91 anni. La camera ardente sarà allestita a Milano il 6 e 7 settembre all’Armani Teatro in Via Bergognone 59, mentre i funerali si svolgeranno lunedì in forma privata.

“Negli anni, Giorgio Armani ha creato una visione che dalla moda si è estesa a ogni aspetto del vivere, anticipando i tempi con straordinaria lucidità e concretezza. Lo ha guidato un’inesauribile curiosità, l’attenzione per il presente e le persone. In questo percorso ha creato un dialogo aperto con il pubblico, diventando una figura amata e rispettata per la capacità di comunicare con tutti. Sempre attento alle esigenze della comunità, si è impegnato su molti fronti, soprattutto verso la sua amata Milano”, prosegue la nota. “Giorgio Armani ha sempre fatto dell’indipendenza, di pensiero e azione, il proprio segno distintivo. L’azienda è il riflesso, oggi e sempre, di questo sentire. La famiglia e i dipendenti porteranno avanti il Gruppo nel rispetto e nella continuità di questi valori”.

La rivoluzione nel comunicare la moda

Giorgio Armani non è stato soltanto un innovatore nel campo della moda, ma anche un maestro nell’arte della comunicazione. Fin dagli anni ’80 ha rivoluzionato il modo in cui un brand può raccontarsi al pubblico, trasformando le campagne pubblicitarie in veri e propri manifesti di stile.

Prima di Armani, la pubblicità di moda tendeva a essere più gridata, più legata all’ostentazione del lusso. Con lui arrivò una nuova estetica: minimalista, elegante, sofisticata. Le sue campagne, caratterizzate da immagini pulite e atmosfere cinematografiche, hanno imposto un linguaggio visivo fatto di sobrietà, chiaroscuro e potenza evocativa. Non era più necessario mostrare in maniera diretta il prodotto: bastava creare un immaginario aspirazionale, un mondo in cui le persone desideravano entrare.

Armani ha saputo comprendere l’importanza di legare la moda al cinema e allo storytelling. Indimenticabili sono i suoi costumi per Hollywood, come quelli indossati da Richard Gere in American Gigolo (1980): un product placement ante litteram che ha ridefinito il ruolo del brand nella cultura popolare. Non si trattava solo di vestire un attore, ma di raccontare uno stile di vita.

I testimonial

Un altro elemento distintivo è stata la scelta dei testimonial. Armani ha spesso puntato su volti iconici e internazionali, capaci di trasmettere non solo bellezza, ma soprattutto personalità e carisma. Le sue campagne con star dello sport, della musica e del cinema hanno contribuito a rendere la comunicazione del marchio universale e senza tempo.

Solo per citarne alcune, ricordiamo David Beckham per Emporio Armani Underwear (2008). Una delle più discusse e virali: gigantografie in tutto il mondo con Beckham in intimo Armani. Iconica e provocatoria, ha segnato un’epoca nella pubblicità di moda maschile. E, sulla scia di questo successo, dopo di lui arrivò Cristiano Ronaldo. Ma anche Rihanna, Megan Fox, Jason Morgan e Scott Eastwood per il profumo Acqua di Giò, Chris Pine e Ryan Reynolds per Armani Code e Cate Blanchett per Sì by Giorgio Armani. Solo per citarni alcuni.

La coerenza narrativa come valore

Infine, Armani ha avuto il merito di anticipare l’idea di coerenza narrativa: che si tratti di una sfilata, di una campagna pubblicitaria o di una boutique, tutto parla lo stesso linguaggio estetico. Questo ha rafforzato l’identità del brand e ha influenzato l’intero settore del marketing, spingendo molte aziende a costruire strategie di comunicazione più integrate e riconoscibili.