Youmark

‘Rumore di fondo’, la rubrica che Enrico Verga dedica ai lettori di youmark, oggi parla di marketing della guerriglia. In senso reale, più che astratto. Perché le guerre, che purtroppo ancora esistono nel nostro mondo, mutuano le tattiche proprio da lì

“Il mondo della comunicazione ha sempre preso in prestito concetti e termini dalla guerra: target, guerrilla marketing, viral marketing e l’elenco potrebbe continuare. Di recente i movimenti di guerriglia, specialmente in medio oriente, hanno deciso di adottare regole e tattiche del marketing moderno.I social media strategist dello Stato Islamico di Iraq e Siria (noto in inglese con l’acronimo ISIS), hanno dimostrato un abilità nella pianificazione e nello sviluppo mediatico del ‘brand’ pari se non superiore alle strategie applicate dai maggiori centri media.

Dimostrazione che la tecnologia occidentale può facilmente divenire uno strumento di guerra efficace, con costi limitati. Il campo di battaglia principale è twitter. Gli account che si suppone siano collegati in qualche modo con ISIS hanno alterato la foto di Michelle Obama. Partendo dal famoso hashtag #bringbackourgirls , riferito alla campagna per salvare le studentesse rapite in Nigeria, hanno creato una versione dalle connotazioni più militari come #bringbackourhumvee riferendosi al materiale militare di origine americano che l’Isis, nella sua veloce avanzata, è stato capace di acquisire dai depositi dell’esercito iracheno.

Durante Fifa2014 differenti hashtag, come il classico #worldcup2014, sono stati utilizzati per commenti o propaganda massiva. In un’altra situazione hanno penetrato l’hashtag #worldcup con la frase ‘ questa è la nostra palla da calcio fatta in pelle’. La palla in questione era di un poliziotto decapitato poche ore prima. Il metodo d’intimidazione via social media è relativamente nuovo, usato con questo metodo di penetrazione.

Il sistema è stato utilizzato con successo anche come sorta di fuoco di artiglieria pre assalto, in ambito mediatico. Alcuni giorni prima dell’aggressione alle città principali, i social media strategist dell ISIS hanno pubblicato su Facebook foto e minacce indirizzate a cittadini e soldati di grado elevato presenti nelle città bersaglio.

Nel ministero della comunicazione irachena, come soluzione per controbilanciare la strategia dell ‘ISIS, hanno disattivato differenti piattaforme di social media, spiegando che l’attività di comunicazione perpetrata dai guerriglieri aveva abbattuto il morale delle guarnigioni presenti a Mosul, contribuendo al collasso di due divisioni dell’esercito regolare iracheno.

In risposta alle pressioni che i media hanno manifestato sulle infiltrazioni mediatiche di guerriglieri nel social media Nu Wexler, portavoce di twitter ha dichiarato che non sono controllati proattivamente i contenuti degli utenti.

Un uso ancor più creativo è stata la gestione di Hastag famosi come #Yolo o #Yodo. Entrambi gli acronimi (You Only Live Once e You Only Die Once ) sono comuni in rete. Inneggiano a una visione della vita che Lorenzo il Magnifico od Ovidio (con il suo Carpe Diem) hanno ben descritto. I guerriglieri hanno utilizzato gli hashtag per estremizzare il concetto di vita e morte rendendo il sacrificio per la causa (in questo caso la creazione di uno stato islamico integralista) un’ottima ragione per morire.

Per quanto i contenuti veicolati dai Social Media strategist di Isis siano eticamente e legalmente preoccupanti, l’abilità nell’utilizzo degli strumenti di comunicazione moderna dimostrano che un nuovo livello di guerriglia è stato raggiunto”. 

@enricoverga

Chi è Enrico Verga
Classe 1976. Master in Relazioni internazionale Università Cattolica. Manager. Membro comitato esecutivo Global shapers (World economic Forum), Analista geopolitico per Longitude (mensile Ministero Esteri), capo Horn (mensile sole 24 ore), Libero, Fatto quotidiano, Panorama. Fondatore di Dream Job (magazine di annunci di lavoro per le organizzazioni internazionali).