Senza dimenticare che l’inesperienza può essere d’ostacolo. Come ci fa notare Sergio Rodriguez, chiamato a rappresentarci nel Direct, e ‘veterano’ in fatto di giurie. Perché questa volta su 25 giurati, solo un terzo appartenevano a grandi network, con gli altri provenienti da agenzie indipendenti e spesso alla prima esperienza. “Molti si facevano trasportare dall’entusiasmo, fermandosi alla bellezza apparente senza approfondire l’utilità del lavoro”. Ecco come prosegue nella chiaccherata.
“Coordown Onlus di Saatchi & Saatchi ha camminato sulle sue gambe, con la componente femminile della giuria, e non solo, che si è subito emozionata. Per Dacia e Samsung Maestros Academy, invece, ho speso molte parole per spiegarli e farli comprendere, collocandoli nel nostro contesto economico. Tra tutto quello che ho visto, mi hanno particolarmente colpito Sweetie, la bambina virtuale che è andata a caccia di pedofili in rete per Terre des Hommes (Oro a Lemz Amsterdam) e il progetto ‘Inglorious Fruits and Vegetables’, nato per ridare dignità alla verdura deforme (Oro a Marcel Paris per Intermarché. Dibattuto al massimo il Grand Prix a Ogilvy London per British Airways, perché il vincitore deve rappreentare al meglio la categoria e oggi è sempre più difficile incasellare i lavori. Esistono aree grigie, dove un Direct può essere anche Promo e un Promo diventare Pr, per arrivare al Media. Ma alla fine siamo starti concordi. Sottolineando anche come questi premi abbiano veramente valore, perché mai come quest’anno siamo stati blindati e controllati. Ci cambiavano gruppo ogni giorno, così diventava difficile socializzare. Era vietato spingere un lavoro del proprio Paese, del proprio network e della propria holding. E, infine, tutto era gestito da un computer che registrava e segnalava agli organizzatori i comportamenti anonimi”.