Youmark

Oggi più che mai la comunicazione ha bisogno di consulenza e ricerca. Perché senza non si esce dall’empasse del fare solo il già fatto, terrorizzati da cadute del Roi. Invece, valutando e misurando a monte e valle, un mix che combini old e inusuale potrebbe riservare fruttifere sorprese

Non a caso, il fulcro dell’incontro organizzato ieri a Milano da Millward Brown, società del gruppo Wpp specializzata in ricerca, dedicato al tema del digitale come leva di successo per la comunicazione e per il business dei brand, può essere riassunto in tre numeri. Il 70% del budget è efficace stanziarlo dove si conoscono per certo i ritorni, dunque su media e leve di marketing che già in passato sono stati utilizzati con successo. Il 20%, in sperimentazione, dunque andando a rivitalizzare una parte del suddetto 70% in ottica nuova. Il 10%, in innovazione vera e propria, rischiando il Roi in nome della ricerca di nuove vie strategiche.

Bene. Detto ciò, il nostro pezzo potrebbe chiudersi qui. Quante, infatti, le aziende che sanno osare il 10% dei loro budget? Ma anche tentare di interpretare con nuova linfa il 20% delle azioni consolidate? La maggior parte prosegue nella strada di sempre al 100% (in quel 100 c’è anche il digital, ma spesso fatto più per come lo fan tutti che per efficacia e su misura).

Insomma, il problema nostrano è l’avversione al rischio, all’inedito, al nuovo, anche se basterebbe riguardasse il 10% degli impieghi, con il vantaggio potenziale e prospettico, di poterlo vedere rendere molto più dell’atteso, magari identificando pure nuove vie strategiche e differenzianti.

Ecco perché, alla luce di tutto ciò, al microfono di youmark, Luca Belloni, managing director Millward Brown, non ha dubbi, anche in recessione, investire in ricerca conviene.