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Cannes Lions 2013, parola ai protagonisti. Gitto/giurato Film: e diciamolo, quest’anno a Cannes abbiamo sbancato. Un record. Circa 60 shortlist e 19 leoni, finiti in mano a molte delle principali agenzie del nostro paese. E pure nei film, due bronzi (Fiorucci, che per soli 2 punti non è stato argento, e Heineken), con Progetto Itaca fuori per un pelo. La strada è quella giusta. E lavorare ex ante insieme, come sistema, conta. Parola di giurato

Che, se così preparato, sa fare la differenza, trattando ogni campagna italiana come fosse sua. Ne è esempio il bronzo vinto dal lavoro di Publicis per Heineken, che grazie a Vicky Gitto, evp e direttore creativo esecutivo Young&Rubicam Group, è stato assegnato, visto che in prima battuta al resto della giuria, peraltro densa di personaggi da 90 e strettissima di manica, era sfuggito il senso da metallo.

In quanto ai Grand Prix (quest’anno si è deciso di assegnarne due, uno film e uno film internet), alla fine si è stati tutti d’accordo. Alla fine, perché in merito al lavoro australiano Dumb Ways To Die, lo stesso Gitto avrebbe inizialmente votato per Dove, ma l’ottica voluta, che ha poi finito per ricompattare la giuria, è stata quella della freschezza (il commento del presidente di giuria fu: “a me non piace parlare di originalità perché dopo Dio di originale non c’è stato nessuno. Cerchiamo di riconoscere la freschezza delle idee”), capace di trasformare il tutto con un pizzico di genialità.

Non a caso, volendo portare a casa un vademecum cui attingere in fatto di trend, al primo posto c’è la freschezza medesima che deve però saper guardare oltre sé, vestendosi di rilevanza sociale,  oggi must. Segue lo storytelling, inteso come meccanismo creativo che consente di abbattere le barriere tra consumatori e marca. Torna al centro, poi, lo script (molti i lavori in cui la parola ha fatto da regina, recitata davanti alle telecamere senza il bisogno di essere supportata da immagini tanto era preminente e perfetta. Noi italiani, però, in tal senso abbiamo ancora da imparare). Infine, la forza della musica come driver di comunicazione. Non è una novità, ma il suo effetto dirompente torna prepotentemente alla ribalta. Come dimostra lo stesso Grand Prix.