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Famiglie e imprese unite contro la crisi. Se non ripartono i consumi, infatti, si fa la fame tutti. Anche la comunicazione, perché le marche non investono. Sotto accusa la politica che non fa

Intanto si acquista sempre meno e chi può torna a risparmiare. E’ allarme. Perché dal 2008, solo ora il calo del pil pesa così direttamente sulla gente, nel senso che, sintetizzando al massimo i concetti, gli effetti delle crisi che hanno preceduto la contemporanea venivano assorbiti dalla spesa pubblica, così come la famiglia è sino a oggi riuscita a fungere da ammortizzatore sociale.
Ora, invece, si sta toccando il fondo, con i consumi che piangono, i nuclei familiari che non arrivano a fine mese (la soglia povertà è fissata a 1020 euro), il risparmio che dove può riparte ma a discapito degli acquisti (in Italia oggi il 10% della popolazione ha per reddito e patrimonio il 50% della ricchezza nazionale. Eppure anche l’ultima manovra nel ridurre la tassazione per i redditi di fascia più bassa non ha tenuto conto della composizione del nucleo familiare, mentre l’aumento Iva colpisce di più chi ha più persone a carico). Senza dimenticare i giovani, sono disoccupati il 30%, che al sud arriva al 50, dato aggravato dal numero di chi, scoraggiato, non cerca nemmeno più lavoro. Il tutto incidendo in una sorta di emigrazione contraria, nel senso che, a differenza del dopoguerra, se ne vanno le menti migliori, impoverendo di risorse nuove un paese già vecchio.
E sul fronte delle imprese non va meglio. Con le marche a fare i conti con una stagnazione arrivata ormai alla contrazione (alimentari, cura persona, casa, a meno 5% su un 2011 che già piangeva. A fronte, invece, di servizi, trasporti in primis, che al calo dei numeri hanno risposto con prezzi sino al +50%, quando quelli dei beni di consumo non raggiungono in crescita nemmeno i livelli dell’inflazione, che vale il 14% contro un incremento del 7) .
Inutile, poi stupirsi se gli investimenti pubblicitari arriveranno a fine anno al -10% . Perché se da un lato per i brand investire sull’equity è basilare divenendo arma di differenziazione oltre che via per diffondere la propria qualità, dall’altro fare i conti con il bilancio resta prerogativa prima di sopravvivenza. In attesa che dall’alto la politica metta mano al suo portafoglio, piuttosto che a quello degli italiani.
Al microfono di youmark Luigi Bordoni, presidente e dg Centromarca, intervistato a Milano in occasione della presentazione della ricerca ‘Sbilancio di famiglia: il difficile equilibrio tra rigore, sviluppo ed equità’ (di cui vi proponiamo pdf completo) a firma Famiglia Cristiana, con la partnership Centromarca.
[pdf]L’indagine Centromarca ‘Sbilancio di famiglia: il difficile equilibrio tra rigore, sviluppo ed equità’