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Dalla globalizzazione alla Deep Globality. ‘Truth about global brands’ a firma McCann sfida le marche a conquistare il mondo, ma appropriandosi della cultura dei diversi Paesi. Le agenzie a organizzarsi in modo nuovo tra centralizzazione e delocalizzazione. Cobianchi: “Aiutiamo i brand a rimanere connessi con il mondo che cambia”

Perché quanto emerge dalla ricerca internazionale ‘Truth about global brands’ a firma McCann Truth Central (analizzati oltre 30mila consumatori in 29 Paesi) quella globalizzazione per cui bastava esportare prodotti e comunicazione è morta, a favore di un nuovo paradigma che, pensando globale, sa interfacciarsi con unicità e peculiarità nazionali. Il tutto impattando in modo diverso a secondo dei Paesi, mercati, settori, audience e regolamentazioni.

Esempio, il cibo per gli italiani, che se in linea di massima dichiarano di fidarsi di più e di prediligere le marche globali, quando in gioco c’è il gusto, il brand lo vogliono nostrano.

E poi appare inevitabilmente cruciale il tema culturale. Così, oltre a doversi occupare del proprio territorio, migliorando in qualche modo il mondo per i propri consumatori e comunque interagendo con loro in modo consono a livello locale, le marche devono sapersi interfacciare in maniera altrettanto profonda in tutte le parti del mondo in cui operano. Conoscendone a fondo le peculiarità, così da scegliere come calarsi in modo adeguato in ogni contesto, creando valore.

Al microfono di youmark  Daniele Cobianchi, MCWG Vice President – McCann Advertising Managing Director.