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Women in adv direction: non sono tante. Ma ce ne sono. Significa che è un mestiere che sta alle donne a meraviglia. Forse conoscerle servirà a viralizzare il mercato, perché diventino tantissime, in nome di visioni molteplici, che poi è valore. Vi presentiamo Lavinia Garulli, Direttrice Creativa e Strategica di Isobar Italia

L’idea è venuta a Valentina Amenta, direttore creativo FCB Milan, o meglio, è stato grazie a lei che questo giro di microfoni è nato, alla ricerca di direttori creativi donna. Perché, diciamolo, era da tempo che youmark ci pensava, ma non sempre siete così palesi. E’ vero siete poche, ma in più, e qui magari un mea culpa va fatto, ve ne state un po’ in disparte. Non che le luci della ribalta siano sinonimo di valore, ma se non comunicate, il rischio è il calzolaio dalle scarpe rotte. Invece c’è bisogno di conoscervi. Dovete fare squadra, in nome di una professione e di un mercato che senza il vostro sguardo avrebbero molto da perdere. Tornado a Valentina, quindi, grazie per averci supportato nel segnalarci i vostri nomi e ne definire con noi delle domande che vogliamo porre a ognuna, intervista dopo intervista, sino a conoscervi tutte. Vi presentiamo Lavinia Garulli, Direttrice Creativa e Strategica di Isobar Italia.

Perché i direttori creativi donna sono in minoranza, in Italia e nel mondo?

“In tutti i settori le donne sono una minoranza nelle posizioni di leadership. Semplicemente dobbiamo ammettere che la società in cui viviamo è arretrata, che il movimento di empowerment femminile è iniziato solo ieri, che c’è ancora tanto, tantissimo da fare. È esaltante sapere che quello che abbiamo è solo l’inizio. Non so – anzi mi è molto chiaro – perché in molte sezioni dell’opinione pubblica si è instaurata la convinzione, tra le donne, che in sostanza saremmo arrivate. È paradossale che le cose stiano cambiando in un modo esasperatamente lento anche nell’advertising, che dovrebbe essere – per molte ragioni ma fondamentalmente perché in contatto con i fermenti di novità di una società – una sorta d’avanguardia. È più facile l’inclusion delle minoranze, non solo sessuali, che la parità di genere. Probabilmente dobbiamo cambiare anche l’immaginario dominante del direttore creativo e riscrivere le regole: cosa significa essere alla guida creativa di un’agenzia?”

Però questa è una industry ricca di donne, cosa manca per permettere loro di fare carriera, cosa vorresti cambiasse?  

“Verissimo, non solo ci sono molte donne ma direi che la creatività è femminile. Cosa manca per sfondare il soffitto di cristallo? Probabilmente il coraggio di farlo, fare squadra tra di noi, e riscrivere la job description di un creative director. Direttrice è più visionario, è una figura geometrica che proietta oltre e indica un punto in cui guardare, tutti insieme! Più complicato perché devi avere davvero una visione e condividerla, e non solo segnare un territorio e tenere gli altri dietro di te. In geometria, la direttrice è definita come il luogo dei punti per cui il rapporto tra la distanza da un punto fissato (fuoco) assume un valore costante, detto eccentricità. Non capisco cosa vuol dire ma è bellissimo. Avere come costante una direttrice di eccentricità, per seguire il proprio fuoco”.

Nella tua storia personale, qual è la difficoltà maggiore che hai trovato e a chi o a cosa dai invece il merito per avercela fatta?

“Più che ostacoli veri e propri, ho incontrato una sorta di stato vischioso di gommosità attutita, quando è stato il momento fare il salto da creativa a direttrice creativa. Ogni volta mi sentivo apprezzata ma sempre “tenuta” nei ranghi. Mi ricordo spesso i colloqui di valutazione dove mi sentivo ripetere un benevolo generico ‘Continua così’. Mi faceva sorridere anche solo l’idea di poter suscitare paura in chi avrebbe dovuto guidarmi. Ho deciso di fare il salto quando ho capito che era l’unico modo per far passare idee migliori. Quello che è stato determinante nel mio percorso è stringere alleanze con la controparte femminile del mio lavoro. Ho avuto la fortuna di incontrare delle brand manager fighissime, con cui fare un bel percorso insieme, imparare insieme, rischiare insieme. È avendo loro come sponda che sono diventata direttrice creativa”.

La campagna di cui sei più orgogliosa e quella che ti piacerebbe aver firmato?

“La campagna migliore è sempre quella che devo ancora fare. Sono molto orgogliosa di essere alla guida creativa e strategica di un’agenzia sui generis come Isobar, agenzia creativa digital global di Dentsu. La nostra mission è una grande ispirazione: innovare il racconto dei brand e la vita reale delle persone attraverso l’uso creativo della tecnologia. In più la leadership in Isobar è tutta al femminile, a cominciare dalla nostra Ceo global Jean Lin! Avere la ‘testa’ nel Pacifico, dove il fermento tecnologico è più vivido e permea la vita delle persone, è un altro elemento di grande fascino e disruption rispetto al baricentro atlantico”.

 Prossime sfide? 

“Certo non continuare così…”

 

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