di Maurizio Ermisino
“O’ famo strano”. Carlo Verdone ha deciso di farlo sempre più strano. Presosi una pausa dal cinema durante e dopo la pandemia, da tre anni ha deciso di vivere nel mondo delle serie tv. E ha fatto bene, la terza stagione di Vita da Carlo, presentata ieri domenica 27 ottobre nella giornata conclusiva della Festa del Cinema di Roma, è una ventata d’aria fresca. L’idea forte è mettere in scena in prima persona Carlo Verdone, o meglio la sua versione romanzata e ‘aumentata’ tra tic e idiosincrasie. E, allo stesso tempo, fare della serie il greatest hits del suo cinema, pieno di omaggi ai suoi vecchi film. La vedremo dal 16 novembre su Paramount+, mentre si sta per inizare a grare anche la quarta e ultima stagione. “Ho sempre cercato di mettere in scena molta parte di me stesso” ha raccontato Verdone. “Come mi muovo, come agisco con gli altri, il mio modo di essere un po’ sgraziato: mi sono dimenticato della macchina da presa” La terza stagione nasce da un’idea geniale: a Carlo viene chiesto di diventare il conduttore e il direttore artistico del Festival di Sanremo. “L’idea è venuta dagli sceneggiatori Pasquale Plastino e Luca Mastrogiovanni. “Il conduttore del Festival di Sanremo è l’ultima cosa che vorrei fare, non lo saprei fare, non fa per me” ci ha raccontato l’amato attore-regista.
Da Roma a Sanremo e a Parigi
Nella prima stagione avevano proposto a Carlo di candidarsi a sindaco di Roma. Nella seconda era lui a proporsi come regista di un film drammatico. Ora è il momento di Sanremo. “Non mi hanno mai proposto Sanremo” precisa Verdone. “Una volta mi chiesero di affiancare il conduttore. Ho fatto però per tre volte volte della giuria, è stato molto faticoso, non immaginavo tante battaglie. E non ha mai vinto quello che speravamo vincesse”. Portare Carlo a Sanremo è stato un impegno non indifferente e Vita da Carlo 3 si distingue per una produzione davvero notevole. “Ho avuto accanto a me un bravissimo regista, Valerio Vestoso. Ricostruire Sanremo, il teatro Ariston, nel dettaglio, e girare realmente lì, è stato un impegno notevole. Abbiamo concluso la serie a Parigi. A livello di scrittura e soluzioni di ripresa mi sembra che questa stagione abbia uno scatto in più”.
Ema Stockholma: “Valorizzate le donne per quello che sanno fare”
L’idea di Sanremo è il massimo per provare a giocare con il mondo della musica. E così i camei sono tantissimi: Zucchero, Gianna Nannini, Gianni Morandi, Nino D’Angelo e l’emergente Lucio Corsi. Nel cast di contorno, spiccano invece Maccio Capatonda ed Ema Stockholma, che è la co-conduttrice del Festival. Le viene chiesto, quindi, se il ruolo di co-conduttrice sia il migliore per valorizzare le donne in tv. “Bisognerebbe prendere esempio da Carlo Verdone, che ha sempre valorizzato le donne che lavorano con lui” è la sua risposta, dichiaratamente diplomatica. “Ci si sente sempre alla pari con Carlo: io mi sono sentita protagonista. Una donna può avere un ruolo da co-protagonista, ma l’importante è che chi ha accanto la valorizzi non per la sua bellezza ma per quello che sa fare”.
Carlo Verdone: “Paola Cortellesi ha sposato il divertimento con il messaggio”
Vita da Carlo 3 è un gioco di citazioni anche cinematografiche, da Psycho ad Eyes Wide Shut fino ad Oppenheimer. E si fa riferimento anche a C’è ancora domani. “O’ famo in bianco e nero, Cortellesi docet” dice un produttore a un certo punto. E proprio di lei parla Verdone, riflettendo sul fatto che è stata una grande eccezione in un cinema dove sembra che le commedie non piacciano più al pubblico. “La Cortellesi, con un film particolare, nel momento giusto, è riuscita a sposare il divertimento con un messaggio” ha spiegato. “Questo dimostra che oltre alla risata ci vuole qualche altra cosa. Ultimamente non sono uscite commedie degne di nota. Ci vorrebbe più coraggio nei registi”.