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Vi diamo una notizia: di giovani bravi che lavorano in pubblicità, con l’ambizione di farne la propria carriera, ce ne sono. La domanda giusta è quindi: ci sono maestri e agenzie che vogliono dare a loro spazio?

Incontriamo Giuseppe Azzone, Managing Director MEDIA.MONKS MILAN a pochi giorni dall’evento ideato per il loro cliente iliad che festeggiava i suoi primi sei anni. Ci sediamo in un bar di zona Tortona e davanti a due centrifughe allo zenzero chiacchieriamo a ruota libera, contravvenendo le regole delle interviste di settore, dove dati, budget, obiettivi e bilanci tendono a prendere il sopravvento omologando la narrativa di un’industry che ha bisogno invece di parlare pure di cultura, di nuove leve, di sistema.

Non a caso il primo argomento sono proprio i giovani. Sarà che è al via un corso che l’agenzia terrà alla Raffles di Milano sull’AI strutturato in modo assolutamente nuovo (non si parlerà solo di creatività, ma di utilizzo a vari livelli e saranno anche le new entry a tenere le conversazioni), sarà che l’età media in Media.Monks è 35 anni (Azzone la alza con i suoi 41!), il dito viene subito messo nella piaga della mancanza di nuovo fervore nel mercato.

“Si sente parlare pochissimo di nuove agenzie aperte da giovani imprenditori. Ok, è vero che in Italia fare impresa non è semplice, ma è altrettanto vero che forse si è perso proprio il coraggio di farlo. Quando nel 2013 aprimmo Miyagi ci diedero fiducia clienti come Fastweb, Red Bull, Intesa Sanpaolo, Lamborghini. Oggi non succede più.” Commenta Azzone.

Forse anche colpa dei creator, degli influencer, insomma i giovani vanno a parare lì e le aziende pensano di poter trattare direttamente con loro, sbaglio?

“Diciamo che nei creator si uniscono creatività e media. Ma si tratta della loro creatività e del loro media. Sono le aziende che devono adattarsi al loro linguaggio. Considerando che i creator non sono agenzie, il rischio è che venga a mancare la consulenza strategica. Tenere le redini di marche diverse è altra cosa. Secondo me stiamo assistendo a un ennesimo momento di transizione. Torno a parlare dei tempi della nostra nascita, perché lì c’era una precisa esigenza da parte del mercato, avere in un’unica realtà la creatività e la produzione che potessero servire la necessità di contenuti molteplici e multicanale, sempre più un’esigenza nella transizione alla comunicazione sull’allora novità dei Social Media. Oggi le piattaforme esistenti sono quasi già ‘vecchie’, le aziende hanno budget ridotti e la necessità di ottimizzarli ha portato a togliere alla creatività per incrementare il media. Si può fare di meglio”.

Scelta discutibile, infatti, soprattutto alla luce dell’affollamento di campagne che non riescono più a essere memorabili. Sarà che li ho incontrati di recente toccando con mano la coerenza della loro strategia, ma mi viene da citare Iliad, un posizionamento che è piattaforma di comunicazione e che voi sapete tradurre in modo integrato e creativamente perfetto e non credo con budget faraonici. Così dovrebbe essere?

“iliad è un cliente che ci assomiglia. Loro sono per la loro industry quello che noi siamo per la comunicazione.”

Torniamo ai giovani? ci sono ancora quelli bravi e la pubblicità è attrattiva per loro?

“I giovani ci sono. Sono motivati, hanno ambizione, vogliono dare il loro contributo. Ecco forse rispetto alla mia generazione sanno accettare meno di buon grado i no, ma sono la linfa, il futuro e bisogna lasciare loro spazio. In Media.Monks lasciamo sempre che a presentare al cliente siano i creativi che hanno avuto l’idea e questo li motiva, perché sono meno presi dalla corsa ai premi e più dalla soddisfazione del fare una bella creatività. Di grande stimolo anche l’essere all’interno di un gruppo internazionale, che con un “colpo di telefono” o di Slack ti mette in contatto immediato con il Mondo, che offre tutte le capabilities e la tecnologia necessarie, che ci permette di continuare a essere quello che siamo sempre stati e che non ci ha snaturato.”

A proposito di premi, cosa avete iscritto a questo Cannes?

“Un lavoro che ci rende molto fieri e per il quale tifiamo: ‘mAI colpevoli’ per Sephora”.

Vorrei salutarti e chiudere così per essere in linea con l’esordio di questa nostra chiacchierata, però dai un accenno sull’andamento di questa prima parte del 2024 mi viene da farlo. Non numeri, ma concetti?

“I numeri precisi non li ho ancora, ma siamo in crescita costante da dieci anni ormai e con gare importanti ancora aperte. Ovviamente abbiamo festeggiato le new entry di questo inizio 2024 di Iliad e Burger King. Stiamo puntando molto su FLUX, la nostra unit lusso e moda (lavoriamo per Kering, LVMH, PUIG e Zegna) e sugli Studios, che diventeranno sempre più Center of Excellence di produzione video internazionale”.