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Venezia 81: Il Leone d’Oro è ‘The Room Next Door’ di Pedro Almodovar. Gran premio della giuria a ‘Vermiglio’ di Costanza Delpero, ma il miglior film italiano è una serie: ‘M – Il figlio del secolo’. Nanni Moretti attacca la legge sul cinema

Pedro Almodovar
di Maurizio Ermisino

È stata la cronaca di una vittoria annunciata: come vi avevamo anticipato la scorsa settimana Pedro Almodóvar a Venezia ha messo d’accordo tutti, o quasi: il Leone d’Oro è suo per The Room Next Door, La stanza accanto, con Tilda Swinton e Julianne Moore, un film che parla di eutanasia, del diritto di ognuno a porre fine alla propria vita con dignità. Lo vedremo in Italia dal 5 settembre, distribuito da Warner Bros. La giuria, presieduta da Isabelle Huppert, stavolta non ha preso strade troppo complesse o cervellotiche, premiando un film bello, sentito e in grado di arrivare a tutti. E magari, come accade spesso per i film che ben figurano a Venezia, anche agli Oscar. Ci sono belle notizie anche per il cinema italiano: il Leone d’Argento – Gran premio della giuria è stato assegnato a Vermiglio di Maura Delpero. Il Leone d’Argento per la miglior regia è andato a Brady Corbet per The Brutalist. I migliori attori sono Nicole Kidman per Babygirl (l’attrice non ha potuto ritirare il premio per un lutto) e Vincent Lindon per The Quiet Son. La miglior sceneggiatura è quella di Ainda estou aqui di Walter Salles.

Il Gran premio della giuria è andato a Vermiglio di Maura Delpero

A detta di molti è stato il migliore dei film italiani in concorso, che forse sono stati troppi (5 su 21) e hanno convinto ma senza entusiasmare. Vermiglio è ambientato in un paesino sulle Dolomiti verso la fine della Seconda Guerra mondiale, e ha colpito per la fotografia, l’eleganza dei colori, i costumi e le ambientazioni, oltre che per i bei volti dei protagonisti. E le loro parole. “Senza i fondi pubblici non avrei potuto usare il dialetto, che fa paura al botteghino” ha spiegato Maura Delpero. Alti e bassi per gli altri film italiani in concorso: Campo di battaglia di Gianni Amelio, con Alessandro Borghi e Gabriel Montesi, è composto da due film in uno, uno contro la guerra, un altro sulla pandemia (ai tempi della Prima Guerra Mondiale arrivò la Spagnola) che non si amalgamano completamente. Iddu, di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, racconta il tentativo dei servizi segreti italiani di incastrare Matteo Messina Denaro con la collaborazione dell’ex sindaco del suo paese d’origine, diventando una farsa, che però è fin troppo sopra le righe. Queer di Luca Guadagnino, tratto dal romanzo di William Burroughs, con Daniel Craig, tra scene esplicite di sesso omosessuale, racconta l’impossibilità di essere davvero felici: come al solito ha diviso, e ha bisogno di ulteriori visioni. Diva futura di Giulia Louise Steigerwalt racconta l’epopea di Riccardo Schicchi (un convincente Pietro Castellitto) e della sua agenzia di pornodive, ma perde forse l’occasione di fare un racconto storico della pornografia in Italia. Ci si chiede perché sia stato presentato fuori concorso Il tempo che ci vuole, di Francesca Comencini, che racconta il suo rapporto con il padre, Luigi Comencini, che è stato uno dei film italiani più toccanti e convincenti, con la stella di Romana Maggiora Vergano, la rivelazione di C’è ancora domani, a brillare ancora.

Ma il miglior film italiano è una serie

È M – Il figlio del secolo, una produzione Sky con la regia di Joe Wright, tratta dal romanzo omonimo di Matteo Scurati, che racconta le origini del Fascismo e l’ascesa di Mussolini con un tono molto particolare, non cadendo né nell’apologia né nella farsa. Il protagonista è Luca Marinelli, grande attore che evita il mimetismo e punta sullo sguardo e sulla voce. È una di quelle opere che spingono alla riflessione: è destinata alla tv, ma in una sala cinematografica ha reso alla perfezione, tanto che sembra quella a sua destinazione naturale. La vedremo nel 2025, ma l’idea è che prima che su Sky possa passare al cinema, come è già accaduto con la serie d’autore Dostoevskij dei Fratelli D’Innocenzo. Ci sono ormai serie che sono puro cinema, e giustamente oggi hanno il loro posto nei festival dedicati ai film. In molti hanno detto che, se fosse stato in gara, M – Il figlio del secolo avrebbe vinto sicuramente qualche premio. E in tanti allora pensiamo che, forse, un giorno, nei grandi festival del cinema anche le serie potranno concorrere a dei premi. Oltre alla serie Sky ha colpito un’altra serie d’autore, Disclaimer di Alfonso Cuaron, in 7 episodi, che è stata definita un film in sette capitoli: arriverà a ottobre su Apple Tv+, e vede Cate Blanchett rappresentare, come nel recente film Tar, un personaggio a più facce.

The Brutalist di Brady Corbet è la miglior regia

Come vi avevamo anticipato è stato questo un altro film molto amato, quello che poteva contendere il Leone d’Oro ad Almodóvar, forte anche della grande interpretazione di Adrien Brody: probabilmente lo troveremo in lizza per gli Oscar. A proposito di attori: Nicole Kidman è stata premiata per la sua coraggiosa interpretazione in Babygirl, dimostrazione che il film è più di un thriller erotico e un film scandalo, ma una riflessione sul desiderio femminile, sul consenso e sui rapporti di potere. Vincent Lindon ha vinto come miglior attore per The Quiet Son, di Delphine Coulin e Muriel Coulin, in cui interpreta il padre vedovo di due figli adolescenti, uno dei quali prende una pericolosa strada, quello dei gruppi di estrema destra. Quello delle destre estreme (vedi anche il film americano The Order) è stato uno dei temi dei film della Mostra.

Da sempre il Festival di Venezia è il luogo dei divi

Anche stavolta non sono mancati. A volte sono presenti con film molto intensi, come Nicole Kidman o come Angelina Jolie in Maria di Pablo Larrain, dedicato a Maria Callas, di cui racconta l’ultima settimana di vita del famoso soprano. O come le star di Joker: Folie À Deux, di Todd Phillips, Joaquin Phoenix e Lady Gaga, sequel del film che vinse il Leone d’Oro, forse meno riuscito del primo, ma con i due protagonisti in grande spolvero. A volte i divi sono invitati con film che valgono la pena soprattutto per la loro presenza, come George Clooney e Brad Pitt, protagonisti di Wolfs – Lupi Solitari di Jon Watts, che arriverà direttamente su Apple Tv+, o come il cast del film Tim Burton, Beetlejuice Beetlejuice, che ha visto Michael Keaton e Winona Ryder insieme a Monica Bellucci e Jenna Ortega, per una commedia dark piacevole, ricca di scene cult degne dell’originale.

Nanni Moretti ha attaccato la legge sul cinema

È toccato a lui, in una Mostra che è scorsa senza troppe polemiche, lasciare il veleno nella coda, durante la premiazione, in cui ha ricevuto il premio come miglior restauro per Ecce Bombo. “Ai colleghi produttori e registi vorrei dire che dovremmo essere più reattivi nei confronti della nuova pessima legge sul cinema” ha detto. Questo è solo l’inizio di una storia che andrà avanti e che andrà raccontata. Come le scritte che apparivano alla fine di certi film o certi episodi di serie: to be continued…

Ecco tutti i premi di Venezia 81

LEONE D’ORO per il miglior film a:

THE ROOM NEXT DOOR di Pedro Almodóvar (Spagna)

LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:

VERMIGLIO di Maura Delpero (Italia, Francia, Belgio)

LEONE D’ARGENTO – PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA a:

Brady Corbet per il film THE BRUTALIST (Regno Unito)

COPPA VOLPI per la migliore interpretazione femminile a:

Nicole Kidman nel film BABYGIRL di Halina Reijn (Stati Uniti)

COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile a:

Vincent Lindon nel film JOUER AVEC LE FEU  di Delphine Coulin e Muriel Coulin (Francia)

PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:

Murilo Hauser e Heitor Lorega  per il film AINDA ESTOU AQUI di Walter Salles (Brasile, Francia)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:

APRIL di Dea Kulumbegashvili (Francia, Italia, Georgia)

PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore o attrice emergente a:

Paul Kircher nel film LEURS ENFANTS APRÈS EUX di Ludovic Boukherma e Zoran Boukherma (Francia)