di Maurizio Ermisino
“Almodóvar, un capolavoro sul fine vita” titola decisamente in prima pagina oggi il Corriere della Sera, introducendo la critica di Paolo Mereghetti su The Room Next Door, La stanza accanto, il film di Pedro Almodóvar, con Tilda Swinton e Julianne Moore, che è stato presentato ieri all’81a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. E sulla bellezza del film dell’autore spagnolo sembrano essere tutti d’accordo. Arrivati a metà Festival, dunque possiamo fare un primo bilancio: Venezia sembra aver trovato finalmente il capolavoro, ma i grandi film potrebbero essere due o tre: sono piaciuti molto anche The Brutalist di Bradley Corbet e Ainda estoi aqui (I’m Still Here) del brasiliano Walter Salles. Sono stati presentati due dei film italiani in concorso, Campo di battaglia di Gianni Amelio e Vermiglio di Maura Delpero, che hanno avuto una buona accoglienza, mentre oggi è il giorno della presentazione di Queer di Luca Guadagnino, con Daniel Craig, uno dei film più attesi.
Pedro Almodóvar parla di morte ed eutanasia
Il suo film, The Room Next Door (sarà distribuito in Italia il 5 dicembre con il titolo La stanza accanto da Warner Bros) ispirato al romanzo di Sigrid Nunez Attraverso la vita, racconta la storia di due amiche che si incontrano dopo molto tempo: Martha (Tilda Swinton) ha un tumore in fase terminale e Ingrid (Julianne Moore) le sta vicino con amore, anche quando decide di togliersi volontariamente la vita. Aveva già toccato la morte in altri suoi film, Almodóvar, oggi settantaquattrenne, ma qui parla con decisione di eutanasia. “Con The Room Next Door affronta il tema della morte con una lucidità e una determinazione che mette i brividi” scrive appunto Paolo Mereghetti. “Guarda in faccia alla morte e lo fa senza infingimenti, chiedendo allo spettatore di fare la stessa cosa”. “Qualcuno forse rimpiangerà gli eccessi che hanno reso celebre il regista, ma di fronte a certi temi (qui il diritto a una morte dignitosa) l’emozione non può che lasciare il posto alla lucidità e alla consapevolezza”. Anche la critica online è d’accordo, aggiungendo altri spunti. “È un film malinconico, ma che non rinuncia al senso dell’umorismo” scrive Valentina Ariete su Movieplayer. “Proprio ridendo della morte, Martha, Ingrid e Almodóvar la esorcizzano. Laddove la dipartita di Martha potrebbe essere un momento tristissimo e cupo, diventa il trionfo del libero arbitrio, dell’intelletto umano, dell’amore per la bellezza”. Con questo film Pedro Almodovar si candida decisamente al Leone d’Oro.
Ma anche Tilda Swinton e Julianne Moore sono da premio
Le due attrici hanno contribuito a rendere il film di Almodóvar, il suo primo in lingua inglese, una grande opera con un’interpretazione straordinaria. Entrambe sarebbero candidate alla Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile, anche se il regolamento non prevede due premi per lo stesso film, salvo deroghe per casi eccezionali. Sarà questo il caso? A candidarsi come migliore attrice c’è anche Fernanda Montenegro, la protagonista di Ainda estoi aqui (I’m Still Here) di Walter Salles, che racconta la storia della sparizione dell’ex deputato brasiliano Rubens Paiva nel gennaio del 1971, durante la dittatura dei colonnelli. Fernanda Montenegro interpreta la moglie Eunice, decisa a proteggere la famiglia e a scoprire il destino del marito, con una prova fatta di empatia e determinazione.
Adrien Brody potrebbe essere il miglior attore
È lui, con quella che forse è la sua prestazione migliore dai tempi de Il pianista, il protagonista di The Brutalist di Brady Corbet: interpreta un architetto visionario che fugge dall’Europa del dopoguerra per ricostruire la sua vita e assistere alla nascita dell’America moderna. The Brutalist, girato in 70 millimetri, ispirato a La fonte meravigliosa di King Vidor, per l’impatto delle immagini e la durata (3 ore e 35 minuti, con un intermezzo di 15 minuti) è stato paragonato a Il Petroliere di Paul Thomas Anderson e a C’era una volta in America di Sergio Leone. Adrien Brody, oltre che alla Coppa Volpi come migliore attore, si candida anche agli Oscar.
Il film con Nicole Kidman ha diviso
Era lei – insieme alla Angelina Jolie di Maria di Larrain – la diva finora più attesa al Lido. Il suo film, Babygirl di Halina Reijn, presentato come thriller erotico, in realtà abbandona questa strada e diventa qualcosa di molto diverso. La storia è quella di una donna che intreccia una relazione con un giovane stagista della multinazionale che dirige. Il film ha suscitato reazioni contrastanti. “Quello che poteva esserci di eversivo e di liberatorio (una sessualità non tradizionale, il diritto a cercare il piacere dove la morale lo negherebbe) rischia di rivelarsi solo un trucchetto per attirare un po’ di effimera attenzione, sul film e sulla sua scandalosa ma sempre abilmente censurata protagonista” scrive Mereghetti. “Con una scrittura precisa, quasi chirurgica, alza la posta in gioco parlando di rapporti umani, di convenzioni sociali, di ambizione, di scontro generazionale, ma soprattutto di consenso” scrive Erika Sciamanna su Movieplayer. Più volte viene ribadito che la relazione tra Romy e Samuel, per quanto folle verte sul consenso, su un accordo chiaro tra le due parti, elemento fondamentale scelto come punto cardine della storia oltre che di una qualsiasi tipo di relazione”.
Brad Pitt e George Clooney divertono con Wolfs
L’intento, d’altra parte, era questo, portare i due divi al Lido con un film leggero. Wolfs – Lupi Solitari di Jon Watts, fuori concorso, vede i due amici nel ruolo di due fixer, due uomini che si trovano insieme per forza, assunti per fare lo stesso lavoro, far sparire un cadavere. Pitt e Clooney si divertono e fanno divertire il pubblico. Ma qui il discorso è un altro: il film, che fino a qualche tempo fa era nel listino della Sony per un’uscita nelle sale, sarà invece disponibile solo su Apple Tv+ il 27 settembre. Si è discusso molto su questa opportunità: un film con i due divi, che hanno sempre un ottimo richiamo, al cinema avrebbe funzionato, e la scelta ha privato probabilmente le sale di un buon incasso. È anche vero che Apple investe in modo forte su questi prodotti, e ora vuole che il ritorno dell’investimento sia in termini di iscrizioni alla sua piattaforma: i precedenti film prodotti e usciti al cinema, Killers Of The Flower Moon di Martin Scorsese e Napoleon di Ridley Scott, in sala forse non hanno avuto gli esiti sperati.
Si potrebbe pensare anche che ora si cominci a dividere i prodotti tra film da cinema e film da streaming:
i film di qualità (come era stato Roma di Alfonso Cuaron, prodotto da Netflix, Leone d’Oro a Venezia e 3 Oscar) prima al cinema e poi in svod, i film più leggeri direttamente in piattaforma. Resta un rammarico, però: Apple Tv+ in Paesi come l’Italia ha una bassa penetrazione (intorno all’1%) e in molti non vedranno il film con due attori molto amati.