di Maurizio Ermisino
“Non è banale che si parli di questo tema partendo da un racconto per l’infanzia. Ho scelto di occuparmi di maschi perché tutti abbiamo un’idea abbastanza precisa di come vorremmo che fossero gli uomini intorno a noi”. Così Francesca Cavallo, autrice del libro ‘Storie Spaziali per Maschi del Futuro’, ha introdotto oggi una presentazione molto particolare andata in scena a Roma presso la sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica.
“Vorremmo uomini che fossero a loro agio con le emozioni, che ripudiassero la guerra, che avessero con il sesso una relazione serena. E che non si sentissero minacciati dalle donne libere, dalle donne con le quali lavorano e con le quali stanno. Ma, nonostante questo, continuiamo a produrre armi giocattolo, a dire ai bambini che non c’è niente di più umiliante che perdere contro una femmina. Continuiamo a dire che devono avere un rapporto sano con il sesso ma lasciamo che sia la pornografia ad educarli. Tutto va in direzione opposta piuttosto a quella di cui abbiamo bisogno per la maschilità. Se condividiamo una visione dobbiamo assicurarci che i messaggi verso le nuove generazioni vadano in quella direzione”.
Una questione di educazione
Peppe De Cristofaro (AVS) ha presentato al Senato un disegno di legge sull’educazione sessuale e sentimentale nelle scuole che ha visto un’adesione vastissima. Perché è importante insegnare tutto questo nelle scuole? “Per ribaltare in indirizzo politico-culturale, per insegnare un’educazione che provi a destrutturare i modelli rigidi usati finora” spiega l’onorevole. “Non basta farlo nelle famiglie: non è detto che lì passino i concetti giusti, non è detto che diventino effettivo terreno di discussione. E bisogna fare un ultimo sforzo; immaginare di contrastare la violenza di genere e tutte le discriminazioni che riguardano l’orientamento sessuale e l’identità di genere. La matrice culturale è la stessa”.
Non solo maschio ma anche maschile
Non solo sul linguaggio, ma anche sulle strutture narrative. “È un caleidoscopio su una casistica”, commenta Filippo Sensi (PD). “Sono varie fiabe che ci raccontano come dovremmo riordinarci”. Per Sensi si tratta di fare un lavoro di formazione ed educazione. “Educazione vuol dire scuola, programmi, lavorare su rispetto di genere. Formazione è quella che riguarda gli operatori, i magistrati, le forze di sicurezza”. “Francesca ha un inguaribile ottimismo e fiducia nei confronti dei maschi” continua. “Facciamo finta di sbaraccare il patriarcato, togliere dal muro quelle cornici messe nel posto che spetta a ognuno di noi nella casata, come avviene nel primo racconto. Resta un residuo del maschio: e su questo residuo dobbiamo lavorare. Non basta colpire il patriarcato per azzerare il maschilismo. Non è solo il patriarcato, ma qualcosa di più profondo. Insieme bisogna affrontare il maschio, non solo il maschile.
Lasciare indietro le donne ha un costo economico
Ne è convinto Ivan Scalfarotto (IV), secondo il quale la nostra economia è fatta a misura degli uomini. “La percentuale di occupazione femminile in Italia è del 55%, quando in Europa si sfiora il 70%” ci spiega. “Perdiamo prodotto interno lordo perché una parte ricchissima della nostra forza lavoro non è utilizzata. La mancata crescita del Paese è dovuta anche al fatto che non utilizziamo la creatività delle donne. Siamo il Paese in cui fino agli anni Settanta le donne non potevano fare i magistrati, perché alcuni giorni al mese non sarebbero equilibrate. Ma è tutto: i tempi di lavoro sono pensati al maschile, la cultura aziendale premia delle qualità più adeguate alla mascolinità che non alla femminilità. E questo costringe le donne a uniformarsi ai modelli maschili: guardate quanti uomini manager non hanno figli, e quante donne manager non hanno figli”.
Diritti di parità, a parlare sono quasi solo donne
Come coinvolgere attivamente gli uomini? “Siamo un paese che lavora sempre sull’ emergenza” risponde Marco Lombardo (AZ). “Non si lavora mai sulla prevenzione. Mai si ricorda che la cultura è il maggior antidoto che abbiamo alla violenza. La prima cosa è che dobbiamo superare è uno stereotipo: pensare che di una cosa si debbano occupare solo le persone che la vivono quotidianamente. Se dei diritti LGBTQ+ se ne occuperanno solo le persone omosessuali, se di temi della disabilità se ne occuperanno sol le persone disabili e i familiari, non ce la faremo. Se del tema del gender gap si occuperanno solo le donne, perderemo l’altra metà del cielo. Se ci sono violenze sulle donne vuol dire che ci sono uomini che sono stati maltrattati”.
Uomini che sono stati maltrattati
Questa frase ha un suo senso: dopo il caso dell’omicidio di Giulia Cecchettin sono aumentati gli uomini che hanno fatto dei percorsi per capire il loro problema. “Il maschilismo per noi uomini è una forma di potere, siamo dei privilegiati” ragiona Riccardo Ricciardi. “Il maschilismo sta nell’idea e nella forma mentis che dobbiamo perdere potere. Io non sono ottimista, ma sono realista. Credo che dobbiamo partire dal fatto che mai come nella nostra società di oggi siamo a un grado avanzato. Ovviamente ci concentriamo su dove dobbiamo arrivare, ma dobbiamo guardare al futuro consapevoli che la strada è lunga, ma non siamo in una situazione peggiore di quanto eravamo prima”.
Cosa raccontiamo a un ragazzo di 13 anni?
Nel dibattito è intervenuto anche Stefano Ciccone, dell’associazione Maschile Plurale, che lavora su questi temi dal punto di vista maschile. “Andando nelle scuole ci troviamo in difficoltà a parlare ai giovani maschi” spiega. “È più semplice fare un discorso alle ragazze, far capire c’è stato un passato in cui le donne non potevano fare molte cose, ma oggi ci sono esempi importanti, come Samantha Cristoforetti. A una ragazza di 13 anni posso dire: puoi fare l’astronauta. Che cosa diciamo a un ragazzo di 13 anni? Questo libro ci aiuta proprio a fare questo. Dobbiamo raccontare un cambiamento desiderabile”.
Non è una battaglia tra i sessi
È questa la prima cosa da capire se vogliamo fare un percorso insieme, uomini e donne. Ce lo spiega chiaramente Francesca Cavallo a chiusura del dibattito. “Nelle semplificazioni facciamo equivalere battaglia per la parità e battaglia tra i sessi. Non è la stessa cosa” ci tiene a precisare la scrittrice. “Gli uomini hanno da 4 a 6 anni di aspettativa di vita in meno delle donne, tra gli uomini sono maggiori i suicidi. Il fatto è che gli uomini pagano questo loro privilegio con la propria vita. Anche gli eterosessuali che si privano della gioia della paternità perché gli è stato raccontato che è una vergogna gioire della nascita di un figlio. Oggi raccontiamo ancora ai bambini che vali per quello che fai, non per quello che sei. Tutto questo lascia molte ferite nell’animo di ciascuno di noi. Il viaggio verso la parità è un momento in cui ci si siede e si guardano le ferite reciproche che questa situazione lascia in ognuno di noi”.
Isoliamo questi uomini? No
Anche i discorsi che si sentono spesso riguardo agli uomini violenti, il solito “isoliamoli” non trova d’accordo l’autrice. “Quando ho visto la deposizione di Turetta, e spiegava quando preparava questa lista di cose per sequestrare e uccidere la donna che diceva di amare ci ho pensato” ragiona Francesca Cavallo. “Il fatto è che questa lista non la condivide sulla chat del calcetto e così non trova qualcuno che gli dice di no, ‘ma che fai’. Questa situazione non si porrebbe se ci fossero uomini che si prendessero più cura gli uni degli altri, che nessuno resti così solo da cercare su Amazon il nastro isolante per legare la ragazza. Questo abisso avviene perché a nessun uomo viene insegnato a prendersi cura l’uno dall’alto, ma viene insegnata l’omertà. Anche noi donne abbiamo la paranoia, ma abbiamo un’amica che ci dice ‘guarda che quella paranoia è esagerata’. Perché agli uomini non succede? Per questo nel mio libro ci sono pirati che utilizzano un uncino per ricucire un braccio mangiato da un coccodrillo, pirati che mettono una pezzetta sulla fronte di una ragazza che ha la febbre. I maschi sono umani, hanno la capacità di prendersi cura di sé. Questo sarebbe un modo per combattere non solo la violenza di genere, ma ogni tipo di violenza”.