I palinsesti della prossima stagione, presentati in occasione del 60° compleanno del centro produttivo di Napoli, mettono a terra l’organizzazione per generi, pensata già dal 2019 ma oggi concretamente realizzata, che riporta il prodotto editoriale al centro, volendo direttamente competere con le piattaforme.
Perché oggi, si sa, è il contenuto, più che la rete, a dettare le scelte d’ascolto e di pianificazione, nutrendo una nuova creatività che nel confronto tra generi fa dialogare lineare e non (la tv lineare di Rai è leader con, dati gennaio – maggio, uno share del 39,0%).
Come ha tenuto a sottolineare il Direttore Generale Gianpaolo Rossi, plaudendo al lavoro svolto in pochissimo tempo con l’Ad Sergio, per la definizione di un ordine narrativo che consenta l’ottimizzazione per generi, così da ridefinire anche il posizionamento delle differenti reti, a partire da Rai 3 che non sarà più ‘TeleKabul’, dopo l’addio di Annunziata, Berlinguer (da ascoltare l’intervento in conferenza stampa del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca) e Fazio.
Ma la direzione è certa che i risultati del nuovo assetto pagheranno, a partire della performance attese da Report la domenica sera. Con Rai 2 dedicata a sperimentazione e intrattenimento. E Rai 1, rete ammiraglia per la famiglia.
Una Rai pluralista, dunque, che in conferenza stampa ha fatto sfilare le voci dei diversi direttori di Rete, ponendo l’accento sul valore della professionalità della squadra, una Rai sostenibile, il discorso della Presidente Marinella Soldi ne ha ribadito la rilevanza, una Rai multipiattaforma, multimediale, convergente, come dimostrano i risultati di RaiPlay, con i suoi 27,7 milioni di applicazioni scaricate e i circa 24 di utenti registrati, di cui il 30% sotto i 35 anni.
In quanto al canone in bolletta, Roberto Sergio ritiene sia deterrente all’evasione, basilare, poi, che il servizio sia finanziato dal pubblico (in Europa hanno tolto il canone Spagna e Francia), auspicando che l’importo dei 90 euro di canone diventino al 100% di competenza Rai, potendo così investire in innovazione i 16 che oggi restano allo Stato.
Senza dimenticare la radio, confermato che dal primo gennaio 2024 la Rai uscirà dalla ricerca sugli ascolti del Tavolo Editori Radio. E si punta alla costruzione di una nuova joint industry committee con UPA e UNA.