- Una metafora per descrivere il tuo 2021? Una intensa immersione nella barriera corallina. Tanti colori, fascino e timore al tempo stesso.
- Cosa salvi e cosa butti di quest’anno di business? Non butto nulla perché sono molto orgoglioso di tutto quello che abbiamo fatto e di come abbiamo affrontato un periodo così difficile. Abbiamo ridisegnato il modo di lavorare cercando di distillare il meglio di quello che la pandemia ci ha insegnato. Il lavoro più entusiasmante? Il Movimento Grandi Minuti, ovviamente.
- L’augurio che ti fai per il nuovo anno? Non si tratta di lavoro: mi auguro di poter tornare a viaggiare fuori dall’Europa con continuità. Mi manca l’Africa.
- E quello che fai all’industry della comunicazioneChe ciò che la pandemia ci ha costretti a imparare non vada disperso. Tornare a quello che era prima sarebbe cecità.
- Il coraggio meglio averlo, o meglio avere a che fare con chi ce l’ha? Il coraggio bisogna averlo in due perché possa essere messo a terra. Tu e il cliente.
- Quanto costa fare sistema? Se ce l’hai nel tuo DNA poco, altrimenti tantissimo. Noi siamo nati HUB…
- Nell’ambito in cui operi, ci siete riusciti? Assolutamente sì. Collaboriamo con tante altre realtà del nostro settore, piccole e grandi. Alcune di esse stanno fisicamente dentro la nostra sede. Sapersi confrontare è vitale per crescere.
- La cosa che manca e che vorresti creare? Non mi fermo mai, cerco sempre di rendere la mia agenzia qualcosa di migliore. Quindi quello che manca e che vorrei è la HUB09 del 2022.
- Il libro che non si può non leggere? Esce a marzo e non posso dirvi il titolo.
- La citazione che vorresti ti appartenesse? Non amo le citazioni. Ho sempre pensato che quando le usi è perché non trovi di meglio tra le tue parole. Ricordo che quando ero direttore creativo in AT c’era una scritta nell’atrio che guardavo sempre: “ci vuole molto tempo per diventare giovani”. Era di Picasso.
Marco Faccio, HUB09 BRAND PEOPLE.