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Le serie e film italiani sui mercati esteri valgono tra i 106 e i 156 milioni di euro. Crescono del 51% le coproduzioni con l’estero, per un valore complessivo di 103 milioni. Lo studio di ANICA e APA tira le somme delle produzioni nostrane

da sx, Matteo Zoppas, Chiara Sbarigia e Francesco Rutelli
da sx, Matteo Zoppas, Chiara Sbarigia e Francesco Rutelli

di Maurizio Ermisino

Un mix di capacità creative, cioè produttive, e capacità distributive. È a questo che è dovuta la penetrazione dei nostri film e delle nostre serie nei mercati internazionali. Le esportazioni del nostro prodotto audiovisivo sono in evidente crescita. Ma di quanto? E quanto è forte a livello economico? A queste domande risponde la ricerca di ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali) e APA (Associazione Produttori Audiovisivi) “Le serie e i film italiani sui mercati esteri: circolazione e valore economico”, realizzata in collaborazione con l’istituto di ricerca eMedia e con il sostegno di Agenzia ICE nell’ambito del MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo 2023. La ricerca è stata presentata ieri a Roma, al Cinema Barberini,da Emilio Pucci, ricercatore specializzato in audiovisivo e fondatore di eMedia, alla presenza del Presidente Commissione Istruzione del Senato Roberto Marti, del Presidente e del Direttore Generale ICE Matteo Zoppas e Lorenzo Galanti, del Presidente ANICA Francesco Rutelli e della Presidente APA Chiara Sbarigia.

La produzione audiovisiva è una componente centrale dell’industria creativa nazionale, ma svolge anche, a livello globale, una funzione essenziale: quella di promuovere il nostro Paese all’estero, cioè il cosiddetto marketing delle nazioni. La circolazione estera della produzione nazionale è uno dei principali indicatori per valutare e misurare la vitalità dell’industria audiovisiva. Ma la nostra capacità di export finora era una zona grigia, un territorio poco conosciuto. Così è nata l’intenzione di imparare a comprendere quanto esporta l’industria audiovisiva italiana e se c’è un trend di crescita, al di là dei successi straordinari che conosciamo. Successi che sono straordinari, nella completa accezione del termine: perché sono produzioni eccezionali, e anche perché sono dei casi a sé.

 +28% delle opere prodotte e +30% delle ore prodotte nel 2020-22 rispetto al triennio precedente.

Iniziamo a chiederci, dunque, quante opere vengono prodotte e quante viaggiano. E qual è il valore economico generato da tale export. La ricerca prende in esame gli ultimi sei anni, quelli che vanno dal 2017 al 2022, e prova a misurare la crescita confrontando l’ultimo triennio con il triennio precedente. In totale si tratta di 504 opere per 1399 ore: di queste, il 57% è stato prodotto per le tv, il 33% per la sala e il 10% per il vod.

+51% delle opere realizzate insieme a produttori esteri

Andiamo allora a vedere le coproduzioni, che sono importantissime: le opere prodotte in coproduzione internazionale di default producono esportazione, perché il coproduttore ovviamente produce per poi distribuire nel suo paese. Nel triennio 2017-19 sono state 47 le opere in coproduzione, nel triennio 2020-22 sono state prodotte 71 coproduzioni in media per anno. Sono soprattutto film prodotti per le sale cinematografiche, ma cresceranno anche le serie tv.

Nel triennio 2020-22 abbiamo coinvolto 25 paesi esteri in coproduzioni

È importante anche vedere quanti sono i Paesi, e quali, coinvolti in iniziative di coproduzione. Nel triennio 2017-19 in media sono stati coinvolti 16 Paesi per anno, mentre nel triennio 2020-22 abbiamo coinvolto 25 Paesi in media per anno. Produciamo soprattutto con la Francia (73 titoli), con la Svizzera (31), con Germania (24) e Belgio (25) e poi con la Spagna (12). Un dato ci sembra molto importante: nel 2021 fra tutti i paesi l’Italia è stato il maggiore investitore nelle coproduzioni cinematografiche francesi, mentre nel 2022 l’Italia è stata seconda solo al Belgio. Andando a vedere le coproduzioni per singolo paese non europeo ne contiamo 5 con gli Usa e 4 con il Canada.

103 milioni di euro è il valore complessivo degli apporti esteri per cinema e tv: +49%

 È importante misurare non solo il numero delle opere che viaggiano, ma anche il valore economico generato dall’attività di export. Per la sala cinematografica la sequenza degli investimenti, in milioni di euro, è passata dai 9 di sei anni fa ai 21 del 2022, mentre per la televisione si è andati dagli 8 di sei anni fa ai 25 di oggi. Nel triennio 2020-2022 arriva a €103 milioni il valore complessivo degli apporti esteri (da parte di produttori in posizione minoritaria e paritaria) per opere cinematografiche e televisive, +49% rispetto ai €69 milioni registrati nel triennio 2017 -2019.

Serie e film italiani prodotti nel 2022 con una circolazione estera: tra i 183 e i 203

Andando a vedere i dati del 2022, si stima che il numero di serie e film italiani prodotti nel 2022 con una qualche circolazione estera si collochi tra i 183 (stima minima) e i 203 (stima massima). Secondo queste stime, il triennio 2020-22 conterebbe 166 titoli, in media annua, contro i 101 del triennio 2017-19. È dato che segna un +64%, tenendo presente che sono dati che vengono e verranno continuamente aggiornati. Va detto che lo studio in questa componente non misura l’audience, cioè quanto un titolo è stato visto e che successo ha avuto: è soltanto una misura semplice del numero dei titoli che hanno viaggiato. Per capire il valore della circolazione estera è importante vedere il valore economico generale. E qui c’è un incremento tra il triennio 2017-19 e il secondo, 2020-22. Perché? Perché il tax credit spinge in alto il numero delle produzioni e perché arrivano gli operatori dello svod che investono in opere che sono ideate proprio perché possano essere consumate in mercati diversi da quello domestico. Questi fattori hanno spinto anche alla maggiore produzione di titoli con maggiore vocazione alla distribuzione estera.

Il valore complessivo dell’export: fra i 106 e i 156 milioni di euro

Come si forma il valore economico complessivo dell’export? Con la somma delle risorse economiche generate dalla circolazione estera. Sono 4 le risorse che creano questo montante. Sono gli apporti dei coproduttori esteri; i prefinanziamenti; le vendite di diritti esteri; infine, il valore dei diritti esteri degli operatori globali, cioè le famose piattaforme globali. È difficile stimare che percentuale abbia questo valore, ma è un valore che certamente non è pari a zero, che esiste: nell’investimento per la produzione degli original c’è un valore che attiene alla distribuzione estera di questi contenuti. Si stima quindi un valore complessivo legato all’export che si attesta fra i €106 milioni (stima minima) e i €156 milioni (stima massima), in netta crescita rispetto ai dati relativi al 2017, quando la circolazione estera valeva quasi solo un terzo del valore attuale. Ma qual è l’impatto di questo valore? È circa il 9% del totale del costo di produzione. È tanto o è poco? È difficile dirlo, ma certo è in crescita. In Francia il valore dell’export sul totale del costo di produzione è tra il 27% e il 30%.  Ma quando si fa un confronto tra Italia e Francia bisogna tenere presenti non soltanto le diverse dimensioni dei mercati (pil, numero abitanti), ma anche l’impegno dello Stato nell’audiovisivo. In Germania lo Stato investe nel settore 9 miliardi di euro, in Francia 4 miliardi, in Gran Bretagna circa 5 miliardi, calcolandoli in euro. In Italia si investono circa 2 miliardi.

I fattori che hanno favorito la circolazione estera delle opere.

Ci sono una serie di fattori che hanno permesso una crescita della circolazione estera delle nostre opere: sono il tax credit, gli investimenti delle piattaforme svod, i capitali esteri nelle coproduzioni e la domanda di titoli. Ma lo stimolo e l’impatto di questi 4 elementi tenderanno a ridursi nei prossimi anni. Come possiamo capitalizzare questa prima fase di crescita nell’ambito della produzione e della distribuzione? Nei prossimi 5 anni non potremo contare sull’impatto di quei 4 fattori.  Lo studio ci fornisce alcune indicazioni importanti. C’è un primo dato estremamente rilevante, il fatto che la produzione di serie e film destinati in via primaria alle offerte lineari (la tv) soffre per risorse limitate e conseguentemente per una scarsa vocazione dei titoli alla circolazione internazionale. Le opere di origine italiana sono in larga parte orientate al mercato domestico, con limitata vocazione alla ricerca di storie e linguaggi con potenzialità di circolazione internazionale. E la produzione di film per la sala cinematografica si caratterizza per un tasso elevato di generi difficilmente esportabili (comedy, sentimental comedy, drama).

Il ruolo del distributore

È importante, più di quanto si creda, il ruolo del distributore b2b, che ha la funzione di vendere. Ma ha anche un’altra funzione, quella di trasferire la sua intelligenza distributiva a monte del processo produttivo. Il lavoro che fa il distributore è un doppio lavoro. Il primo è quello, ovvio, di acquisire i titoli. Il secondo è quello di intervenire, investendo nel prodotto perché possa avere caratteristiche migliori per una distribuzione estera. È il caso degli operatori dello svod, la cui forza è l’integrazione di quella forza distributiva verso i comparti produttivi. È un ruolo importantissimo. Anche perché una scarsa disponibilità di investimenti nelle fasi di selezione dei titoli riduce al minimo la capacità competitiva delle imprese di distribuzione nella vendita e di conseguenza impoverisce il segmento produttivo. Per lo sviluppo di questo segmento sono state individuate tre condizioni: più capacità di investimento nelle fasi produttive, e più disponibilità di capitale per l’investimento minimo garantito; un’architettura dei diritti esteri che liberi opportunità di sfruttamento per produttori e distributori; un maggiore sostegno a promozione e marketing internazionale.

 Chiara Sbarigia, Presidente APA: “Un settore in evoluzione, una struttura industriale sempre più solida”

“APA è da sempre attenta e dedita all’analisi dei dati dell’audiovisivo” ha dichiarato Chiara Sbarigia. “Dati che ci hanno mostrato in questi anni un settore in evoluzione, con una struttura industriale che sta diventando sempre più solida e anche competitiva sul mercato internazionale. Crediamo quindi che l’impatto dei nostri film e delle nostre serie all’estero possa e debba continuare a crescere. La circolazione delle opere italiane all’estero racconta l’identità e la storia italiana, veicola il valore culturale del nostro Paese, potenzia le nostre imprese e valorizza le eccellenze artistiche”.

“Continua il trend positivo per l’esportazione dei film italiani, a conferma della qualità delle nostre produzioni” ha spiegato Francesco Rutelli, Presidente ANICA. “Deve essere considerato non come un punto d’arrivo, ma di partenza, per sviluppare ulteriori opportunità, in particolare per le coproduzioni internazionali. Occorre attrarre nuovi investitori e lavorare a prodotti con una sempre maggiore vocazione all’esportazione. I film italiani sono un prezioso strumento contemporaneo del nostro Soft Power, e per la promozione del made in Italy”.

“Il settore dell’audiovisivo ha grande potenzialità e ICE può essere di supporto a diversi livelli” ha concluso Matteo Zoppas, Presidente ICE. “Quello più tradizionale, attraverso l’aiuto che possiamo offrire intercettando le migliori opportunità di esportazione delle produzioni di film, serie e documentari nei mercati più interessanti, Europa e non solo; dall’altro proprio attraverso le produzioni audiovisive si possono promuovere e raccontare le moltissime eccellenze italiane, attraverso ad esempio le operazioni di product placement, fino alla più importante valorizzazione dei nostri territori quando le produzioni scelgono l’Italia come location”.