Parliamo ancora di gare, oggi lo facciamo con Vicky Gitto, GB22 che in merito ha le idee molto chiare. Parola d’ordine selezione. Dopo anni di lavoro nei grandi Gruppi, dove succede che tutto si spersonalizza, avendo fondato la sua agenzia ha potuto scrivere da sé le regole cui attenersi. Quindi, sì a gare con logiche d’ingaggio chiare, trasparenti e rispettose dei ruoli reciproci. Anche perché da imprenditore si ha visione diretta sull’impatto che hanno sulle risorse e sugli investimenti.
Non a caso, la prima regola è che ci sia remunerazione per chi partecipa, nessuno infatti dà valore a quanto non paga. Ed è anche una questione di rapporto che si instaura poi con il cliente, di rilevanza. Partecipare a una gara senza rimborso spese significa entrare in una giungla dove vale tutto. Se ne esce quasi sempre con le ossa rotte e con frustrazione nelle persone che ci hanno lavorato. Frustrazione che aumenta esponenzialmente se poi nemmeno ti viene comunicato che hai perso e perché.
Così, GB22 ha scelto di partecipare solo a gare con non più di tre massimo quattro agenzie e dove c’è un rimborso spese. Anche perché gare di questo tipo sono vincenti pure per il cliente. Infatti, un’azienda che invita tante agenzie, a parte il dispendio enorme di tempo, ha poca lucidità in quello che cerca, spara nel mucchio perché non sa cosa vuole.
A tal proposito vale anche la pena di menzionare la questione dell’ignoranza dei reparti marketing, nel senso di non conoscenza da parte dei giovani manager di mercato e agenzie. Il tutto complicato, è vero, dal contemporaneo fiorire di verticalità, per cui diventa difficile destreggiarsi, però lo è altrettanto che i grandi macro pillar di chi fa un certo lavoro, in un certo modo, dovrebbero essere conosciuti.
Dire no paga. Specie quando si spiegano le motivazioni e l’interlocutore è disposto a capirle, creando così un punto di incontro.
Oggi ci troviamo in un mercato dove l’agenzia in una gara mette tanto, dalle ricerche alle strategie, allo sviluppo di progetti di piattaforme, alla creatività, ecc. Per molte aziende, però, tutto questo non ha valore. Peccato però che poi magari chiamino una delle società di consulenza e le medesime aziende siano disposte a pagare decine di migliaia di euro per le stesse cose che le agenzie mettono sul tavolo in molti casi gratis. E’ paradossale. La colpa, comunque, è anche delle agenzie che accettando hanno permesso il degrado.