di Massimo Bolchi
In occasione della conferenza stampa di apertura de Linkontro, NIQ ha reso noti gli ultimi dati sui consumi e sulle scelte di acquisto delle famiglie italiane tra debolezza del poter d’acquisto, instabilità geopolitica e calo demografico.
Con un giro d’affari nel Largo Consumo che nel 2023 ha raggiunto la quota di 134 miliardi di euro di spesa (+7,9% rispetto al 2022), i consumatori hanno effettuato 4,2 miliardi di visite ai negozi e acquistato 430.000 prodotti. La filiera inoltre conta 20.000 aziende attive ed è fonte di impiego per 330.000 lavoratori; nel settore della Grande Distribuzione Organizzata sono presenti invece più di 400 insegne e oltre 200 centri decisionali.
La spesa complessiva delle famiglie italiane nei primi quattro mesi del 2024
“Il Barometro dei Consumi combina i dati di NIQ e GfK per misurare il giro d’affari dei prodotti del largo consumo, dei beni tecnologici e durevoli acquistati negli store in Italia”, ha sintetizzato Enzo Frasio, Amministratore Delegato di NIQ & GfK. “Nel nostro Paese, la spesa dei consumatori per i prodotti FMCG e per i beni tecnologici e durevoli (T&D), nei primi tre mesi del 2024 registra un lieve incremento delle vendite dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2023, raggiungendo un fatturato complessivo di 45,8 miliardi di euro”.
Nello specifico, nei primi tre mesi del 2024 nel largo consumo si è registrato un fatturato pari a 31 miliardi di euro. L’incremento a valore delle vendite del +3% – rispetto allo stesso trimestre del 2023 – indica che il settore continua il suo percorso di crescita anche se ad una velocità inferiore rispetto all’anno precedente (+9,5%), con un rallentamento determinato principalmente dalla discesa dei tassi di inflazione. In merito ai prodotti durevoli e tecnologici, dopo il calo registrato nel corso del 2023 (-1,1%), il mercato italiano ha iniziato l’anno con un ulteriore ribasso. Il primo trimestre del 2024 ha chiuso con un fatturato complessivo di 14,7 miliardi di euro, segnando una flessione del 3,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“L’andamento è stato determinato dai cambiamenti nelle scelte di consumo degli italiani e la decelerazione – rispetto al 2023 – appare più evidente per il settore T&D in cui il rallentamento della domanda riguarda tutti i principali comparti”, è il commento di Frasio, che ha aggiunto “con il rallentamento dell’inflazione nel 2024 ed esaminando la spesa dei consumatori relativa al largo consumo si evidenzia un improvviso cambio di passo della crescita delle vendite, mentre continua la contrazione della spesa per i beni tecnologici e durevoli rivelando priorità modificate nelle scelte di consumo degli italiani”.
I dati del Barometro, novità annunciata oggi, provengono da punti vendita rilevati da NIQ e GfK che complessivamente equivalgono a circa il 10% del PIL nazionale. Grazie all’unione delle competenze di data intelligence delle due società si è stati in grado di delineare una visuale complessiva dei consumi, ovvero la Full View, in grado di intercettare i cambiamenti in atto su tutte le abitudini di acquisto dei consumatori italiani nella complessa era di crisi.
Lo stato del Largo Consumo Confezionato in Italia
Stando alle rilevazioni di NIQ aggiornate ad aprile 2024, nei primi mesi dell’anno la spesa degli italiani rallenta il ritmo ed i volumi registrano nuovamente un segno negativo del -1,3%, mentre il trend a valore è pari al +0,4%. Nonostante l’inflazione in rapida discesa e tendente allo zero nell’ultimo bimestre, si denota come alcuni segnali dell’offerta siano già in deflazione, come ad esempio il canale Discount e la MDD che a causa dell’effetto prezzi zero, da un lato tutela il potere d’acquisto dei consumatori ma dall’altro registra una diminuzione dei ricavi del comparto (sul 2023).
“Siamo di fronte a una polarizzazione importante tra chi può permettersi prodotti premium e chi deve rivalutare il ‘primo prezzo’, questa la lettura proposta da Frasio, che comunque ha evitato di riproporre la stantia catalogazione tra aree geografiche. “Vi è maggiore omologazione tra le zone affluenti di Milano e Napoli”, per citare un dei tanti esempi possibili, “che tra B, caratterizzati da capacità di spesa, abitudini di consumo e profilo sociodemo totalmente differenti”.
In merito ai canali distributivi, la crisi dei volumi si manifesta in particolare nei negozi di piccola superficie, in controtendenza sono gli Specialisti Drug con il +6,1% a volume, la forte tenuta dei negozi specializzati è probabilmente indice di una predilezione da parte dei consumatori strettamente legata all’offerta sugli scaffali. Tuttavia, la crisi dei volumi non riguarda tutte le realtà distributive poiché gli italiani stanno scegliendo con giudizio i negozi dove svolgere acquisti.
“Diciamo che i negozi di piccola superficie soffrono per l’eccessiva numerosità”, ha rilevato Frasio, “ma soprattutto per la mancanza di una visione strategica dell’assortimento dei prodotti: non è più possibile – e la sofferenza si protrae da molti anni – proponendo ‘minisupermercati’, a un prezzo magari maggiore, ma senza nessuna reale differenziazione qualitativa evidente”.
Secondo le analisi NIQ, inoltre, la Marca Del Distributore (+0,8% a confezione) si conferma il segmento più dinamico. La pressione promozionale applicata dalle grandi marche resta evidente e delinea la difficoltà nonostante le strategie di business applicate. In questo scenario, la vera sfida per la MDD sarà cogliere le opportunità di crescita anche con le linee a più alto valore della stessa categoria (prodotti bio, eco-friendly e healty), data l’attuale flessione delle vendite. Infatti, da gennaio ad aprile 2024 la MDD di primo prezzo registra un significativo +40,6% a valore e +29,4% a volume. Infine, parallelamente alla crescita delle promozioni, la domanda di prodotti premium non sembra rallentare evidenziando una crescente polarizzazione del carrello della spesa.
“Per l’industria di marca”, ha riassunto Frasio, “si apre un periodo complesso, come ne ha già vissuti altri nel passato, costretta a rinnovarsi di fronte a consumatori che cambiano in fretta, sull’onda di eventi epocali che si susseguono con una rapidità frenetica, a partire dalla pandemia. Stretta tra la necessità di interpretare correttamente i dati che raccoglie sui propri consumatori e la possibilità di mettere in campo nuovi approcci strategici, quali lo sfruttamento del retail media, l’industria si trova di fronte a un terreno nuovo dalle grandi potenzialità, ma – come i dati mostrano -, dalla difficile interpretazione pratica”.
Dall’osservatorio di NIQ, infatti, si conferma che nel 2023 la crescita è stata determinata dalla variabile del prezzo. Oggi, invece, per gli operatori del settore intenzionati a crescere è necessario concentrarsi sugli assortimenti non solo in termini di referenze incrementali, ovvero numero di prodotti e variabilità sugli scaffali, ma anche in termini di maggiore efficienza complessiva e rotazione dei singoli beni.
“Ad oggi ci troviamo di fronte a due gruppi di consumatori: da un lato, le famiglie con figli, che rappresentano una fascia importante per il consumo di massa ma che dispongono di un reddito sempre più ridotto; dall’altro, le famiglie meno giovani senza figli, che desiderano condurre una vita più salutare”, ha concluso Romolo De Camillis, Direttore Retail di NIQ. “L’andamento demografico influenza direttamente il trend del largo consumo poiché le esigenze e le abitudini dei consumatori variano profondamente impattando su prodotti, canali e fatturati. Gli operatori di Marca e Insegna devono quindi rispondere al cambiamento puntando su assortimenti efficienti in grado di soddisfare sia le esigenze di risparmio degli italiani sia di alzare il livello di qualità degli acquisti, anche attraverso strategie multicanale”.
In chiusura della conferenza stampa, sono stati comunicati i ‘numeri’ della 39a edizione de Linkontro: l’evento di riferimento nel mondo del Largo Consumo, tenutosi come di consueto in Sardegna, fa registrare quest’anno oltre 900 presenze con 644 manager e oltre 275 aziende tra industria e grande distribuzione.