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Francesco Pelosi: le gare sono un ottimo strumento, ma vanno limitati gli attori coinvolti e le richieste di execution. Dire no è difficile e lascia sempre l’amaro in bocca

Non ha dubbi Francesco Pelosi, co-founder SUNTIMES, le gare sono un ottimo strumento sia per il cliente che per le agenzie, ma devono essere sostenibili, per numero di agenzie invitate e per richieste di execution. Ovviamente evitando il ‘disastro’ delle gare non assegnate, in cui l’agenzia ha comunque impegnato team e lavoro. Per le agenzie è molto difficile dire no. E quando lo si fa, resta l’amaro in bocca, il dispiacere nel non sapere se magari quell’opportunità era da prendere.

Il ruolo del procurement

Ormai è prassi, tra l’agenzia e il marketing c’è un terzo soggetto importantissimo nelle gare, il procurement. Francesco, non sarebbe il caso di coinvolgerlo maggiormente nella conoscenza di cosa significa un progetto di comunicazione perché spesso non è così semplice? “Si è vero, negli ultimi tre quattro anni, quindi direi da dopo il Covid, il procurement ha acquisito un valore maggiore in tutto ciò che riguarda i pitch, ma anche maggiore consapevolezza e conoscenza, quindi direi che siamo sulla stada giusta, visto che non è solo più un tema di punto prezzo ma è di comprensione”

Il valore della fedeltà

Per Pelosi la fedeltà vale tantissimo, al punto di suggerire un bilanciamento più equo nelle scelte. “Ci sono clienti che fanno gare ogni anno, perdendo energie e tempo nonché approfondimento nelle relazioni, e altri che non cambiano mai, perdendo invece opportunità. Il suggerimento è raddoppiare la durata dei contratti, dai 2-3 ai 4-5 anni. Per i brand significherebbe aumentare la stabilità e fare un deployment migliore del percorso di marca intrapreso, per l’agenzia avere maggiore stabilità, che poi uno degli altri temi caldi del nostro comparto”.