Mentre in passato qualunque investitore di un film riceveva in maniera indistinta dallo Stato il 40% di sgravi fiscali, saranno previsti due criteri come dichiarato da Lucia Borgonzoni, sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura con delega per il Cinema, intervistata da Valerio Cappelli sul Corriere della Sera.
Il primo riguarda opere commerciali che hanno mercato e devono avere in modo preventivo la copertura del 40% del costo, il secondo le opere prime e seconde, film da festival che nel linguaggio ministeriale vengono definiti difficili e start up. Il ministero precisa che si tratta di un metodo “contrario al finanziamento a pioggia”.
Il fondo per il cinema diminuisce da 746 milioni del 2023 a 696 milioni, un taglio lineare del 5% che hanno avuto tutti i ministeri. Il tetto massimo destinato a un’opera italiana resta invariato: 9 milioni. Mentre per quanto riguarda le somme statali destinate a film piccoli e medi con problemi di liquidità, d’ora in poi il 70% del fondo sarà dato in anticipo e il 30% a fine progetto. Si darà poi un finanziamento ad hoc di 52 milioni per storie di grandi italiani realizzate nel nostro Paese.