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Essere Brand non significa solo prodotti, ma universo valoriale, storia. Che se merita di essere raccontata diventa film. Potente nella capacità di comunicare. Come ‘I Quindici del Birrificio Messina’

Birrificio Messina al via

di Maurizio Ermisino

Lo diciamo sempre, oggi un brand non può essere solo il suo prodotto, ma deve avere anche valori, storia, heritage. E comunicarli nel modo giusto. Lo ha fatto Birra dello Stretto e Doc15, prodotti dal Birrificio Messina, con la storia di 15 operai che non hanno mai ceduto all’idea che la loro fabbrica venisse chiusa. Per difendere il loro lavoro si sono costituiti in cooperativa e l’hanno rilevata, grazie anche al sostegno fondamentale della Fondazione di Comunità di Messina. Ne è nato un film ‘I Quindici del Birrificio Messina’, di Alessandro Turchi, che è stato presentato ieri a Roma, allo Spazio Coming Soon, accanto all’Auditorium dove si svolge la Festa del Cinema. Arriverà nei cinema a gennaio. Mimmo Sorrenti, uno dei quindici operai, oggi presidente della cooperativa, sarebbe potuto anche andare in pensione, ma non se l’è sentita di lasciare i colleghi senza lavoro. L’unica soluzione era fondare una cooperativa, rischiare il proprio Tfr, la mobilità, la disoccupazione e mettersi sulle spalle debiti non indifferenti. Solamente in 15 hanno aderito al progetto.

L’impresa rigenerata

Il Birrificio Messina è un’impresa rigenerata, un fenomeno che nasce negli Stati Uniti, ma è arrivato anche in Italia, dove esiste una legge che permette ai lavoratori di acquisire la fabbrica. È un’impresa rigenerata in un territorio del Mezzogiorno, cosa ancora più rara. Il birrificio ha riaperto nel 2016 e la sfida è stata vinta. La birra funziona perché è buona, di grande qualità e racconta storie di libertà. In una città in declino industriale e culturale è un segnale di speranza, una rinascita economica dal basso. Oggi i figli dei Quindici lavorano ancora qui, al controllo di qualità, in cantineria, al confezionamento e in amministrazione.

I marchi Doc15 e Birra dello Stretto

Una volta salvata la fabbrica, e trasferita in nuovi capannoni, si trattava di lanciare nuovi marchi che portassero avanti la tradizione del Birrificio Messina, ma il nome Birra Messina non si poteva utilizzare. I Quindici del birrificio erano operai, non esperti di marketing, ma sono riusciti ugualmente a trovare dei nomi giusti, a dare vita a due brand che oggi funzionano: Birra dello Stretto e Doc15. “La Doc15 è nata per il volere dei quindici soci” ci racconta Mimmo Sorrenti. “Dopo 35 anni che facevamo come lavoro solo la birra, ci sentivamo un po’ Doc. E poi eravamo quindici. La Birra dello Stretto è dedicata alla città per fare quel ponte tra Sicilia e Italia che non c’era”.

Grandi valori di marca e grande storia

I brand devono portare dentro sé i valori di marca. Birra Messina e Doc15 ne sono ricchissimi: la storia del vecchio Birrificio Messina, che significa know-how e tradizione, e poi la vicenda della rilevazione della fabbrica, una episodio di resilienza, coraggio e imprenditorialità. C’è il rapporto con il territorio e quello che unisce i soci e le loro famiglie. È la storia di una rivincita. “Siamo stati aiutati tanto dalla Fondazione di Comunità di Messina, che ci ha dato quella forza che mancava nel rapporto con le banche, che una fondazione faccia da garante è biglietto da visita” spiega il presidente. “E poi ci ha aiutato la Rai. All’inaugurazione è venuto Nino Frassica, siamo andati in onda varie volte su Rai 1, Rai 2 e su Rai 3. Il resto l’ha fatto il passaparola. Prima di fare la birra, io ho girato per i distributori che conoscevo, e ho chiesto di aiutarci. Quando c’è stata l’inaugurazione ho capito che eravamo riusciti a far capire ai messinesi che c’è qualcosa di bello anche in Sicilia. Se credete a un sogno continuate a crederci, ma ricordate: dignità, fedeltà e grande cuore”.

La partnership con Heineken

Heineken, nel frattempo, ha rilanciato il brand Birra Messina, di sua proprietà. E ha trovato un accordo commerciale con la cooperativa per produrre una certa quantità di Birra Messina Cristalli di sale nel Birrificio Messina e per la commercializzazione, attraverso i suoi canali, dei due marchi del Birrificio Messina. Il rapporto con Heineken non è banale. Poteva essere considerato un avversario, era infatti l’azienda che chiuse la prima volta il birrificio. Cercare una partnership è stata una strategia win-win per entrambi. “Quando ci hanno lasciato hanno perso parte del mercato a Messina” ricorda. “Sono  rientrati grazie a noi. Allo stesso tempo devo dire che ho lavorato con Heineken per 25 anni e ho imparato molto e l’ho trasmesso ai miei colleghi”. “Loro ci conoscevano, avendo lavorato a lungo con noi. I quindici soci rimasti erano coloro che avevano portato l’azienda Heineken in alto a Messina. Per 5 anni è stato sempre il primo stabilimento, raggiungevamo il massimo del premio di produzione, con infortuni e l’assenteismo a zero”.

Marchi in crescita

Oggi i marchi Birra dello Stretto e Doc15 sono quelli con i tassi più alti di crescita in Sicilia. “Anche se le nostre birre costano qualcosa in più, perché facciamo una birra diversa dalle altre” spiega. “Ogni nostro brand ha la sua ricetta. Il nostro ciclo produttivo dura 21 giorni: quando prepariamo i mosti e li mettiamo nei serbatoi, i primi sette giorni sono quelli della fermentazione. Là c’è il picco che fa il grado alcolico, e poi mettiamo a zero. Viene estratto il lievito che viene messo prima, quando trasferiamo i mosti. E lasciamo ferma la birra, che così inizia la sua maturazione. Dove acquista tutti gli aromi, i luppoli, che mettiamo in sala cottura”.

Birra dello Stretto e Doc15 alla conquista del mondo

Il Birrificio Messina sta vincendo la sua scommessa ed è ancora in crescita. “Pubblicità non ne facciamo ancora tanta, non abbiamo ancora la possibilità. I soldi che raccogliamo cerchiamo di investirli sempre. I capannoni avremmo dovuto finire di pagarli nel 2022, ma ci siamo riusciti un anno prima. Stiamo dando la priorità allo stabilimento, volgiamo allargarci. Le nostre birre arrivano in tutto il mondo. “Siamo in Australia, Canada, Stati Uniti, Belgio, Malta, Albania, Svizzera”.