I Pindhar sono un duo milanese composto dalla cantante Cecilia Miradoli e dal chitarrista/produttore Max Tarenzi. Il loro secondo album è un lavoro tra trip hop, dream pop, dark wave ed elettronica. Anticipato nei mesi scorsi dai singoli ‘Humans’ e ‘Little Light’ e dai loro video diretti dalla regista Telavaya Reynolds, viene pubblicato in vinile e cd dalla label inglese Fruits de Mer Records, oltre che in formato digitale.
Il disco è una riflessione sul significato dell’esistenza, su dove stia andando l’umanità e su cosa si possa ancora fare, sia nel privato che rispetto agli altri, per far brillare una scintilla sulle oscure acque in cui sempre più sta sprofondando il pianeta Terra.
Musicalmente i Pindhar proseguono il loro percorso artistico peculiare in evoluzione rispetto al primo album ‘Parallel’ (Fruits de Mer Records, 2021) prodotto con Howie B, fondendo ritmiche tipiche del trip hop a trame chitarristiche dark wave, riverberi dream pop ed elettronica sintetica.
Nel nuovo album si abbandona il minimalismo del precedente, stratificando il suono. La voce di Cecilia non è più sola in primo piano, ma immersa in paesaggi sonori disegnati da chitarre e synth che in alcuni momenti prendono il sopravvento guidandola in evoluzioni strumentali e in altri le danzano intorno mentre lei sussurra le sue visioni più intime.
Durante il periodo di lavorazione dell’album in Inghilterra i Pindhar entrano in contatto con James Johnston. Il pittore e musicista londinese fondatore dei Gallon Drunk (già collaboratore di Nick Cave and The Bad Seeds, Lydia Lunch, Faust, Ulan Bator ed attualmente in tour con PJ Harvey) li omaggia dell’immagine di uno dei suoi dipinti per usarla come copertina del nuovo disco.
Prodotto da Max Tarenzi
Produzione addizionale e mixaggio di Bruno Ellingham al Riverside Studios, Bath (UK)
Mastering di Shawn Joseph all’Optimum Mastering, Bristol (UK)
Eseguito dai PINHDAR Julian Baylisr, arrangiamento d’archi in ‘Solanin’
Musica, Cecilia Miradoli, Max Tarenzi
Testi, Cecilia Miradoli
Cover Artwork, ‘Lake House’, dipinto di James Johnston
Foto, Agnese Carbone