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EPRCOMUNICAZIONE: 30 anni sono da festeggiare. Una nuova brand identity, il credo su Roma e sull’esigenza di dialogo imprese-istituzioni, una corporate governance certificata, etica, sostenibile, trasparente. 5 milioni di fatturato, 40 persone. Redditività a + 40%. E la richiesta a UNA: basta con lo scempio delle gare pubbliche

Camillo Ricci,

Camillo Ricci, Amministratore Unico EPRCOMUNICAZIONE

Quest’anno l’agenzia compite 30 anni. Una data importante. Partiamo da questo compleanno, ricordando che ieri abbiamo dato notizia della vostra nuova brand identity

“Un compleanno importante, un’età che per una Pmi non è banale. Un traguardo che dedichiamo in primo luogo a Paolo Palleschi, scomparso prematuramente 4 anni fa, che ci manca sempre. Come professionista, come partner (fondò eprcomunicazione), come amico. E poi lo dedichiamo al mercato. Con la nuova brand identity, appunto, per cui abbiamo voluto la firma del meglio, ossia del Gruppo Armando Testa, con cui collaboriamo e con cui proprio di recente abbiamo vinto la prima gara, per la comunicazione della regione Umbria”.

Perché e in che senso la sede di Roma sarà sempre più centrale per la vostra organizzazione e con quali risvolti per il vostro business?

“Crediamo sia in corso un riequilibrio tra Milano e Roma, che smetterà di essere Cenerentola grazie a Pnrr, Giubileo, candidatura all’Expo e, non ultimo, una nuova Giunta. Ne è prova l’attrattività per i fondi immobiliari, che acquisiscono grandi spazi in aree degradate, ma anche l’interesse delle aziende, attente agli effetti del Pnrr sulla città. Ovviamente Milano resta presidio, ma convogliando su Roma la necessità di dialogo tra imprese e istituzioni. Istanza sempre più diffusa e impellente”.

Cos’è per voi la sostenibilità e cosa rappresenta la scelta del 2021 di diventare una Società Benefit? 

“Per comunicare la sostenibilità in modo credibile devi essere tu per primo sostenibile. Attenzione all’ambiente e al contesto, dal personale ai clienti, fornitori. Non ci accontentiamo di essere società Benefit, abbiamo inoltrato richiesta per la B-Corp. Saremo pionieri nel nostro mercato, considerando che in Italia globalmente oggi ce ne sono appena circa 200. Grazie ai nostri esperti e partner Roberto Della Seta, Direttore Scientifico, e Francesco Ferrante, Direttore Pubblic Affair, stiamo già lavorando al nostro primo bilancio di sostenibilità. Siamo diventati plastic free e a emissioni zero. In definizione, poi, progetti dedicati alla città, da sostenere sia economicamente che con il lavoro delle nostre persone. Senza dimenticare la nostra ‘ottusità’ rispetto alle modalità di ingaggio del personale, per cui siamo talebani nell’applicare le norme”.

Sempre in tema di sostenibilità, qual è la vostra offerta al mercato? 

“Comunichiamo la sostenibilità da sempre, da quando era ecologia a oggi, all’economia circolare, seguendo, tra il resto, ben 7 Consorzi che si occupano di recupero della materia dai rifiuti. Offriamo interlocuzione con gli stakeholder più accreditati, da Legambiente alla Fondazione Sviluppo Sostenibile, lettura attenta dei fenomeni, potendo attivare tutti i servizi di comunicazione necessari. Con orgoglio ci pregiamo, ad esempio, del lavoro che in un anno ha permesso di avere in Parlamento una maggioranza bipartisan per consentire anche in Italia l’introduzione di contenitori alimentari 100% R-Pet. Tra l’altro, risolvendo pure la contraddizione per cui i migliori produttori di macchine per la creazione di R-Pet che esportano in tutto il mondo sono proprio italiani. Tornando alla nostra offerta, ovviamente sconsigliamo sempre la strada suicida del greenwashing. Prima, quindi, analizziamo dal punto di vista tecnico gli asset di sostenibilità, poi comunichiamo”.

In tema di certificazioni, avete messo a segno un rilevante pacchetto, perché e quali le prossime iniziative in tal senso?

“Abbiamo fatto un lavoro enorme. Avviarsi in una strada di questo tipo significa ripensare tutti i processi. Siamo partiti dall’ISO 9001, cui è seguita la ISO 14001, relativa all’impatto ambientale, la 231, il rating di legalità (arriviamo al massimo del rating con le 3 stelline), siamo diventati, come sopra detto, società Benefit, e siamo in attesa dell’ok per la B-Corp. Con soddisfazione oggi possiamo affermare di avere una corporate governance etica, sostenibile, trasparente. Il tutto per noi stessi, ma anche per il mercato. Perché fare, dare l’esempio, significa anche contagiare virtuosamente”.

Diamo uno sguardo all’anno appena concluso e ai primi mesi di questo 2022, come è andata e quali le iniziative e le attese per il prossimo futuro?

“Abbiamo avuto un buon 2021, assorbendo i danni della pandemia e aumentando del 20% i ricavi e del 40% la reddittività, con un fatturato oltre i 5 milioni e un organico di 40 persone. Come? Abbiamo riorganizzato il lavoro, ripensato gli spazi, adottato uno smart working vero, in forma mista, senza penalizzare i momenti di incontro e interscambio, investito in tecnologia. Quest’anno l’obiettivo è tornare a crescere, integrando consulenza e servizi con l’innovazione digitale. Stiamo ripensando in ottica digitale tutti i nostri processi, ma avendo chiaro che a guidare sono sempre la gestione contenuto e la gestione relazioni. Nessuna implementazione digitale riesce a supplirne la carenza”.

Per concludere una domanda di visione. Cosa chiedete al nuovo presidente UNA Davide Arduini, insomma quali sono i temi che vi stanno più a cuore e che definite prioritari per il vostro comparto?

“Gli abbiamo chiesto ho una sola cosa. Ma con forza, molta di più di quanta sino a oggi dimostrata: fare sentire la voce UNA sul fronte gare pubbliche. I tatticismi non valgono più, bisogna bloccare la patologia. Un intero pezzo del mercato (circa il 40%) è sfalsato da comportamenti scorretti, che penalizzano il nostro comparto ma anche le risorse pubbliche (pensate, cosa avete visto dei 39 milioni di euro destinati alla promozione del Made in Italy?). Ribassi di oltre il 50% vanno contro gli interessi di tutti. Dobbiamo attivarci presso istituzioni, decision maker e anche magistratura. Non escluderei ricorsi collettivi, all’Anac e al Tar”.