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Chi fa il media oggi – Alessandro Villoresi/MEC: essere a capo di un’agenzia significa difendere il valore della consulenza

Tra il professionale e il personale, il primo piano dei come, perché e quando del chairman MEC 

Usa il meno parole possibili per raccontare chi sei, senza tralasciare nulla di importante, ossia quanto secondo te è basilare sapere

‘Uno che…’ è capitato nel mondo della comunicazione per caso ma non avrebbe potuto fare altro nella vita, ha iniziato nelle agenzie a servizio completo e sa veramente cos’è la ‘comunicazione integrata’. Uno che  non smette di cavalcare il nuovo e crede nella forza della continuità, della relazione con il cliente in un mercato nel quale domina il turnover. Uno che…da una parola ti improvvisa una storia!

Nel lavoro la personalità fa la differenza. Insomma, dimmi chi sei e ti dirò come pianifichi?

Certo, la personalità, fatta di esperienza, professionalità e passione, fa la differenza. La personalità e l’approccio consulenziale di MEC si costruiscono su questi valori,  sul culto del gioco di squadra e sulla capacità d’investire su prodotti, processi e formazione.

Essere a capo di un’agenzia media oggi significa…

Significa difendere il valore della consulenza, quindi conquistare un posizionamento esclusivo in un mercato sempre più ‘omogeneo’ e integrare nuove competenze per guidare processi sempre più complessi. Significa essere reali business partner dei clienti.

Era digital, new digital, post digital o semplicemente era contemporanea?

Era contemporanea, con il digitale che trasforma e rivitalizza in modo assolutamente trasversale tutti i mezzi di comunicazione.

Tecnologia fa rima con…?

Magia…modifica il sistema, ottimizza fisiologicamente i processi e ‘rivoluziona’ il modo di fare comunicazione.

L’innovazione che tu hai voluto per il tuo centro media e di cui sei più fiero

Mantenimento di importanti investimenti nelle aree strategica, consulenziale e digitale; continuo sviluppo di ricerche e prodotti esclusivi; presidio territoriale per ridurre la distanza fisica con i clienti.

Quanto conta la sigla, insomma chiamarsi in uno o nell’altro nome, fa la differenza, o quella la fanno le persone?

La sigla conta, conta la sua immagine e conta il peso sul mercato. Ma il patrimonio di una sigla sono  le persone e la vera differenza la fa un team integrato vicino al cliente.

E i gruppi, sono influenti?

Assolutamente sì, i gruppi creano sinergie, ottimizzazioni, investono in tecnologia, sviluppo e formazione.

Comunicazione fai da te. Mai perché…

Le aziende hanno bisogno di una visione strategica del mercato che può venire solo da consulenti che hanno una forte e continua percezione dello scenario di riferimento e della sua potenziale evoluzione.

Una volta bastava schiacciare il bottone del buying. Oggi invece devi…

Oggi le agenzie media sono in grado di essere reali partner di business dei loro clienti e sono strutturalmente diverse dai centri media di buona memoria. Il buying però è ancora un aspetto importante soprattutto nei momenti di crisi e soprattutto da quando il potere del procurement è cresciuto nelle aziende.

Che scenario di comunicazione prevedi per il prossimo futuro, facendo i conti con la crisi e con il cambiamento avvenuto nel panorama media?

Sul fronte degli investimenti, quest’anno si sta rivelando ancora un ‘anno orribile’, dobbiamo augurarci una ripresa politico- economica del nostro Paese che freni prima la flessione per poi gradualmente recuperare e invertire la tendenza. Dal punto dei vista dei media vedo polarizzazione sul video, televisione, web e ooh digital, accompagnata da presidio del territorio e del pv.

Il cliente che tutti vorrebbero?

Il cliente ‘intelligente’, quello che capisce che il valore della consulenza è frutto della continuità e della trasparenza della relazione. Ed è pronto a pagare per quel valore.

Quello da evitare?

Quello che crede che l’erba del vicino sia sempre più  verde. Quello che vede nel consulente un banale fornitore.

Si tornerà all’agenzia a servizio completo quale prerogativa per la sostenibilità del business della comunicazione?

Non credo si torni all’agenzia a servizio completo, credo ad una posizione sempre più  centrale delle agenzie media nel business della comunicazione. Noi siamo i partner strategici ideali per i clienti. Le valutazioni da fare sono più nella direzione di come si evolverà il nostro ruolo e di quali nuove competenze dobbiamo dotarci.

Da chi professionalmente hai imparato di più e perché (spazia anche tra guru esteri o teorici)

Ho avuto la fortuna di iniziare la mia professione in un’agenzia a servizio completo con sede a Firenze che ha rappresentato per decenni un polo di eccellenza nella creatività e nel media. Questo grazie a Pico Tamburini, lo straordinario personaggio che l’aveva creata e fatta crescere. Poi ho imparato lavorando soprattutto per  le aziende di provincia, quelle nelle quali la presenza dell’imprenditore ti dava l’immediata percezione di essere o meno un partner di business.

Il tuo competitor che più stimi è? (perché?)

Stimo tutti i competitor, ne ho un profondo rispetto. Provo tutt’ora un grande affetto per il mondo Aegis, non si dimentica un’avventura di 18 anni in Horizon/Vizeum.