Il volume fotografa un quadro in cui aumentano le fratture sociali, in cui solo il 5% del paese guarda con ottimismo verso il futuro e sente la propria posizione sociale ed economica in miglioramento.
Di contro, la quota della popolazione che prevede una diminuzione del proprio status ammonta al 34%. L’ascensore sociale appare attivo solo per i ceti benestanti, mentre per i ceti popolari e medio-bassi è in opera solo lo scivolo sociale.
Fronte consumi, l’inflazione aleggia ancora mentre la parsimonia si afferma come modello esistenziale quotidiano. Spinta inflattiva e caro energia sospingono le persone a essere sempre più attente a quanto spendono (43%), a considerare lo spreco una perdita e non più un mero effetto collaterale del consumismo.
La complessità della situazione incide in varie forme sulle dinamiche di consumo delle persone. Se da un lato la scure dell’austerity si abbatte sulle scelte di consumo con riduzioni, tagli, forme di resistenza all’inflazione, dall’altro lato ci troviamo di fronte a nuovi driver di acquisto:
- convenienza: l’attenzione ai prezzi dei prodotti, la ricerca di sconti e offerte coinvolge il 90% dei consumatori.
- Una nuova spinta verso l’autenticità e tipicità. La ricerca di italianità (85%), di provenienza e origine certificata (81%), di tipicità dei prodotti (76%) sono costanti che continuano a marcare le scelte.
- Ricerca di ben-essere e del bisogno di cura di sé. L’attenzione è rivolta ai valori nutrizionali (73%) e alla ricerca di prodotti che garanzia di salute e naturalezza (70%).
- Ecologicità: la crisi ambientale non è affatto passata di mente dai cittadini, nonostante il caro prezzi, resta alta l’attenzione al biologico (59%), alla sostenibilità ambientale delle produzioni (71%) e alle forme di confezionamento (65%).
- Ultimo driver: il valore del brand. In una fase di crisi le marche soffrono per i loro prezzi, ma ciononostante restano un emblema di garanzia, di senso di ben vivere, di posizione sociale, di aspirazione
Emergono poi nuove definizioni e tendenze anche per quanto riguarda il lavoro: le persone ricercano sempre di più un’occupazione che le faccia sentire realizzate (88%). Una spinta evidente in quegli oltre due milioni di persone che hanno lasciato il lavoro lo scorso anno.
A tal proposito è stato coniato anche un nomignolo per quei giovani che lasciano il posto in cerca di condizioni esistenziali migliori: Generazione YOLO (you live only once) la generazione del ‘si vive una volta sola’. Si afferma in crescita esponenziale un lavoro che lasci spazio al nuovo vero lusso, il tempo (72%). Cresce di pari passo la voglia di leggerezza (25%), la voglia di riprendersi la vita, il desiderio di lasciarsi tutte le preoccupazioni alle spalle e divertirsi.
Mutamenti nei paradigmi di consumo
Siamo in una fase di transizione permanente. Segnali di cambiamento e contraddizioni, spinte positive e frenate regressive, si muovono dialetticamente nella realtà, generando alcuni tracciati in divenire, alcune traiettorie che caratterizzano il mood attuale e che sembrano destinate a durare per un po’.
- Oltre il grigiore. È la voglia di uscire e riprendersi la vita. Di scrollarsi di dosso dimensioni obsolete e il senso di oppressione delle troppe crisi. La fluidità è diventata il must. Colori, vivacità e audacia sono i leit motiv.
- Parsimoniosità. Il senso del risparmio si è espanso oltre la necessità ed è divenuto un obiettivo in sé. È ricerca di una qualità accessibile in tempi di incertezza; di una qualità a un prezzo clemente. È attenzione allo spreco e la propensione a fare scelte che fanno sentire le persone di essere e fare la cosa giusta.
- Nostalgia dei momenti spensierati. In essa troviamo l’attenzione alla genuinità, all’origine (con preferenza al local e al Km0). In essa il bisogno di autenticità si lega a un orientamento tradizional-classico, al ritorno a un passato immaginifico, a comunità immaginate.
- Casa dolce nido. Il bisogno di nuovi elementi di comfort. La ricerca di relax e di spazi ospitali e invitanti, in cui riaccoccolarsi, in cui trovare salde mura che isolano dall’esterno.
- Investire nelle passioni e emozionalità. La spinta edonistica, il bisogno di realizzare le proprie passioni e aspirazioni. È la ricerca di un po’ di leggerezza e piacere, non solo per sfuggire al peso della realtà, ma per dare soddisfazioni a sé stessi. Se i soldi non sono tanti, le possibilità non sono infinite, occorre cercare prodotti e attività che accarezzino l’animo, che appaghino il proprio essere. I brand, le marche sono un sussulto di gioia, sono garanzia di valore e qualità, mantengono la loro potenza evocativa, ma incappano nella costosità.
- Ricerca di applausi. Il gusto di mettersi in mostra, nella ricerca di ammirazione per il proprio modo di essere e fare, per le cose che si comprano e si mettono in scena.
- Green-salutismo. Salubrità e green marciano sempre più insieme. L’attenzione è concentrata sulla naturalezza, sulla sostenibilità e sull’essere ben informati sui prodotti, sui componenti, sulle caratteristiche strutturanti.
- Impegno umanistico per le imprese. Le spinte verso nuove dimensioni relazionali, verso nuovi legami comunitari, nuove forme di solidarietà, condivisione e mutualismo, mettono sotto la lente i comportamenti delle aziende. Non basta declarare il proprio purpose, non è sufficiente l’impegno verso la sostenibilità, le imprese sono chiamate a essere parte attiva della ripresa, del cambiamento atteso. Alle aziende è richiesto un passo in più, dal purpose al sense providing, alla infrastrutturazione della società, a essere parti attive della comunità di domani.
- Green-local. Il tema del green, del bio, della sostenibilità è sempre più connesso al local, alla comunità atavica, al genius loci. Esso è il risultato di una congiunzione elettiva tra locale, naturale, artigianale e genuino.
- New shopping experience. L’aumento dei prezzi riduce gli spazi di acquisto e fa crescere il bisogno di emozionalità non solo verso i prodotti, ma anche verso il processo di acquisto. Le persone, che hanno meno possibilità di comprare, vogliono continuare a vivere l’esperienza dello shopping e dalla spesa come un momento di piacere e non come una corsa ad ostacoli tra rinunce e il non posso permettermelo.