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L’audiovisivo in Italia: i ricavi della produzione superano i 12 miliardi di euro, il 71% tv, piattaforme online 24%, in crescita il cinema. L’occupazione cresce del 3,5%. Chiara Sbarigia (APA): “Inizia una nuova fase, basata sulla selezione e la qualità”

di Maurizio Ermisino

Il valore della produzione audiovisiva è più che raddoppiato dal 2017. E l’occupazione continua a crescere, segnando un +3,5%. Lo dice il VI Rapporto sulla Produzione Audiovisiva Nazionale realizzato da APA – Associazione Produttori Audiovisivi che è stato presentato dalla Presidente Chiara Sbarigia oggi a Roma, al Cinema Barberini, nell’ambito del MIA – Mercato Internazionale Audiovisivo. È un rapporto pieno di segnali positivi. Ci dice che la televisione non è morta e rimane il mezzo più forte: il 71% dei ricavi del settore audiovisivo vengono da qui, e le produzioni per la tv sono in crescita dell’8%. Ma sono aumentate le produzioni per il cinema (+21%) e per le piattaforme video on demand (+16%). È netto lo sviluppo dell’industria audiovisiva italiana: con oltre 12 miliardi di euro nel 2023, i ricavi nell’ultimo anno registrano infatti una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. La televisione resta ancora oggi il primo mezzo audiovisivo con 8,2 mld di ricavi (71% del totale mercato), mentre le piattaforme online (AVoD e Pay VoD) raggiungono i 2,8 mld (24% del totale mercato). La restante quota proviene dalla sala cinematografica, pur in forte recupero rispetto agli anni della pandemia. I segnali positivi ci sono, ma siamo di fronte a un cambiamento. “Nel quadro di un consolidamento del mercato il settore entra oggi in una nuova fase” ha spiegato Chiara Sbarigia, Presidente di APA. “Quella in cui ci sarà una maggiore selezione sui progetti e un orientamento alla qualità del prodotto e delle sue potenzialità di circolazione oltre i confini nazionali. È questa la grande sfida per i produttori”.

Produzione scripted: c’è un aumento generale dei titoli

In questo campo la serialità è il formato dominante: oltre a teen e crime spiccano period, biopic e romance. Ma all’interno del genere, la sorpresa è la grande crescita del settore Kids e Early Teens, i prodotti per i più giovani. Aumenta il numero delle opere e dei produttori coinvolti. E aumentano anche i costi. Per quel che riguarda la produzione unscripted si registra una tenuta sostanziale della produzione originale, cresce la produzione indipendente rispetto a quella interna e aumentano i format italiani. Crescono sia i titoli sia le ore di programmazione della produzione indipendente su Netflix e Paramount+, mentre calano su Amazon, Rai Play, Discovery e Infinity.

Un’analisi comparativa sugli incentivi fiscali in Europa

È questa la novità che ha arricchito il rapporto di quest’anno, uno studio che ha messo a confronto Italia, Gran Bretagna, Francia, Spagna e Germania, che nel 2025 presenterà una nuova normativa cinema e audiovisivo. Quello che esce da questa comparazione è che l’Italia sostiene un numero inferiore di titoli che ricevono il credito di imposta sull’audiovisivo non theatrical rispetto agli altri Paesi europei.

Le opere prodotte per la tv e l’on line: 706 milioni

Sono positivi i risultati delle opere uniche e seriali prodotte per la tv e l’ambiente on line, i cui investimenti complessivi hanno raggiunto i 706 milioni di euro. Questo aumento è dovuto all’ingresso degli operatori VOD, che a partite del 2018 hanno incrementato i loro investimenti nel genere, e soprattutto al tax credit. Dal punto di vista delle aziende prosegue il processo di acquisizione e aggregazione di imprese, una tendenza in atto tutta Europa. Con l’aumento della domanda da parte dei consumatori e le sfide generate dalla pandemia queste sono divenute un mezzo per aumentare la propria forza finanziaria e logicistica e uno strumento utile per creare sinergie.

I lavoratori nel settore

Il settore dell’audiovisivo occupa circa 120mila persone tra lavoratori autonomi, dipendenti e imprenditori, e segna +3,5% rispetto al 2022 (solo il numero degli imprenditori è in lieve calo). La presenza femminile nel settore è inferiore alla media dell’intera economia, ma rappresenta i 28,6% del totale. La percentuale delle donne imprenditrici è più alta nel settore della promozione che in quello della produzione.

Araimo (Warner Bros Discovery): “Investire sul contenuto che fa la differenza”

È quindi l’ora di selezionare i contenuti e di puntare sulla qualità. “Il nostro mercato è diverso dagli altri” ha spiegato Alessandro Araimo, Executive Vice President – Managing Director Italy&Iberia di Warner Bros. Discovery. “La grande resilienza del mercato tv lineare è un unicum rispetto ai mercati mondiali. Dall’altro lato c’è una crescita importante delle piattaforme che continuerà. È vero che sia il mercato lineare che quello delle piattaforme attraverseranno un momento più riflessivo. Ci sarà un focus sulla selettività, indipendentemente dal destinatario del contenuto. Si cercherà di investire sempre più su quel contenuto che fa la differenza”.

Andreatta (Netflix): “La qualità è nella competizione con gli altri Paesi”

Chi continua a investire sul contenuto italiano cercando di trovare quello che fa la differenza è Netflix. “Continuiamo a investire e credere nell’audiovisivo e i contenuti italiani” ha spiegato Eleonora Andreatta, Vice Presidente per i contenuti italiani di Netflix. “Crediamo che le grandi storie possano venire da qualunque Paese. Abbiamo più di 270 milioni di abbonati, con gusti diversi e bisogni diversi: la varietà di contenuti serve a soddisfare i bisogni. Siamo in una nuova fase, quella della qualità: sentiamo la competizione con il racconto che viene dagli altri paesi. La varietà è anche nei linguaggi: ad esempio quello del documentario, del reality, della adult animation. Le storie importanti per il nostro pubblico sono le serie contemporanee, urgenti”.

Maria Pia Ammirati (Rai Fiction): “Il pubblico è sempre più esigente

Anche Maria Pia Ammirati, Direttore Rai Fiction, è sulla stessa lunghezza d’onda. “Si tratta di capire che tipo di ascolti e di pubblici andiamo a cercare e trovare” ha spiegato. “È un pubblico sempre più esigente. C’è una grande domanda, ma noi andiamo ad alimentarla questa domanda. Tutti noi del comparto produciamo di più e in maniera qualitativa alta. Se fossimo andati avanti in maniera solo quantitativa non saremmo andati avanti”.

Daniele Cesarano (Mediaset): “Gli OTT sono i veri generalisti”

“È cambiato il paradigma” interviene Daniele Cesarano, Direttore Fiction di RTI – Mediaset. “Oggi si usa dire tv lineare e non tv generalista. La tv generalista era quell’idea di essere per tutti, il co-viewing familiare che non esiste più. Oggi noi di Mediaset siamo diventati più identitari rispetto agli OTT che sono diventati generalisti. Ieri sera a casa vedevamo tre prodotti diversi in famiglia: io, Monsters, mia moglie, Inganno e mio figlio una serie sul basket. Da noi sulle tv lineari hai un pubblico più identitario e targettizato”. Sono giorni di cambiamenti, di sfide. E i produttori italiani devono essere pronti a coglierle.