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Archiviata la Design Week 2024 istintiva la riflessione. Sicuramente un successo di partecipazione, idee, stimoli, creatività. Ma anche la sensazione del rumore dell’affollamento, del troppo da fare, vedere, respirare. La realtà come la rete, densa, ricca, forse troppo per assaporarla tutta

di Davide Masciandaro, regista videomaker

Si è conclusa da poco la Design Week milanese, baluardo dell’innovazione, della creatività, delle installazioni, degli eventi, delle performance, catalizzatore di idee, di immagini e stimoli che da tutto il mondo approdano nella capitale meneghina per stupire, ispirare e raccontare del nostro rapporto con la realtà. Tantissimi gli allestimenti, le mostre e gli eventi. Talmente tanti non solo da rendere impossibile visitarli tutti, ma così numerosi da generare un rapporto complicato tra creatori e pubblico, tra addetti ai lavori e fruitori. Quasi un sovraccarico di possibilità che inevitabilmente crea una sovrabbondanza di momenti e immagini che diventano  potenziali momenti e potenziali immagini. È così allora che dai social, dai media e dalla comunicazione abbiamo una visione della design week, e non solo, come di un flusso inarrestabile di occasioni valide, eccellenti, che si mischiano a quelle meno valide, a quelle sufficienti e a quelle mediocri. Allora cosa fare? Farci travolgere da questo fiume in piena di eventi e lasciarci trasportare? Informarci il più possibile? Seguire l’istinto? Comunque vada, la settimana appena trascorsa rimane uno degli appuntamenti immancabili del panorama artistico italiano e mondiale che ogni anno ci da la possibilità di porci domande su come la creatività, il design, e le svariate visioni provenienti da tutto il mondo possano regalarci nuovi sguardi sul presente, sul passato, sul futuro e su chi siamo.