di Davide Masciandaro, regista videomaker
Si è conclusa da poco la Design Week milanese, baluardo dell’innovazione, della creatività, delle installazioni, degli eventi, delle performance, catalizzatore di idee, di immagini e stimoli che da tutto il mondo approdano nella capitale meneghina per stupire, ispirare e raccontare del nostro rapporto con la realtà. Tantissimi gli allestimenti, le mostre e gli eventi. Talmente tanti non solo da rendere impossibile visitarli tutti, ma così numerosi da generare un rapporto complicato tra creatori e pubblico, tra addetti ai lavori e fruitori. Quasi un sovraccarico di possibilità che inevitabilmente crea una sovrabbondanza di momenti e immagini che diventano potenziali momenti e potenziali immagini. È così allora che dai social, dai media e dalla comunicazione abbiamo una visione della design week, e non solo, come di un flusso inarrestabile di occasioni valide, eccellenti, che si mischiano a quelle meno valide, a quelle sufficienti e a quelle mediocri. Allora cosa fare? Farci travolgere da questo fiume in piena di eventi e lasciarci trasportare? Informarci il più possibile? Seguire l’istinto? Comunque vada, la settimana appena trascorsa rimane uno degli appuntamenti immancabili del panorama artistico italiano e mondiale che ogni anno ci da la possibilità di porci domande su come la creatività, il design, e le svariate visioni provenienti da tutto il mondo possano regalarci nuovi sguardi sul presente, sul passato, sul futuro e su chi siamo.