In Italia l’industria di marca vale il 70% di un mercato multicanale. Il suo ruolo nel contesto economico italiano è stato evidenziato dal Presidente di Centromarca, Francesco Mutti, nell’intervento di apertura all’incontro Scenari globali, prospettive italiane: decifrare la complessità per governare il cambiamento, promosso oggi dall’associazione a Milano, al Piccolo Teatro Studio Melato.
“Auspichiamo che la marca possa imporsi come modello di sviluppo competitivo per il Paese”, ha sottolineato. “Abbiamo bisogno di industrie sane, eccellenti e innovative, con le carte in regola per generare quel valore, a monte e a valle delle filiere, da cui derivano remunerazioni più elevate e benessere per le famiglie. Di aziende in grado di espandersi sul piano geografico, di costruire relazioni innovative con il retail, di presidiare gli strumenti digitali. E con un forte potenziale di crescita, perché le dimensioni sono essenziali: rendono le aziende più solide, resilienti, meno sensibili agli shock dovuti alle oscillazioni del ciclo economico; contribuiscono al contenimento delle tensioni inflative, sono fondamentali per affrontare la concorrenza internazionale”.
“Stiamo portando all’attenzione istanze e proposte. Per esempio, è opportuna la definizione di un piano nazionale che favorisca lo sviluppo dei comparti strategici, finalizzando risorse e creando le condizioni ambientali per l’affermarsi di un’industria dell’eccellenza orientata alla creazione di valore”, ha aggiunto. “Sul breve periodo, a sostegno delle aziende e della domanda, l’associazione ritiene prioritario che sia reso più consistente e strutturale il taglio del cuneo fiscale. Le coperture economiche, per non pesare sul debito nazionale, dovrebbero essere recuperate con tagli selettivi alla spesa pubblica”.
In merito alle dinamiche inflative che hanno investito i mercati a livello globale e nazionale, Centromarca sottolinea che nel 2022 le industrie del largo consumo hanno subito significativi incrementi dei costi, solo parzialmente trasferiti a valle. Ne sono derivate contrazioni significative dei profitti. Nell’alimentare, per esempio, i margini per unità di prodotto si sono ridotti del 41,6%. L’Osservatorio Congiunturale Centromarca – Ref Ricerche evidenzia che lo scorso anno il 43,5% dei manager ha riscontrato profitti in diminuzione e il 6,2% ha prodotto in perdita. L’inflazione registrata nel primo semestre 2023 è dunque riconducibile al fatto che le forti tensioni registrate lo scorso anno non sono state ancora totalmente scaricate a valle.